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1 e 2 centesimi, fine della corsa

1 e 2 centesimi, fine della corsa
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Dal 1 gennaio del prossimo anno l’Italia sospenderà il conio delle monete da 1 o 2 centesimi. Le monetine da 1 e 2 centesimi hanno appesantito le tasche degli italiani sin dall’ingresso nell’euro: una montagna di ferro che dal 2002 ha raggiunto la ragguardevole cifra di oltre sei miliardi di monete emesse. Sono monete che costano molto di più di quel che valgono, per questo tanti Stati europei le hanno già eliminate. La Finlandia addirittura non le ha mai emesse. Ed è stata una scelta previdente: infatti per ogni moneta da 1 centesimo i costi a carico dello Stato ammontano a 4,5 centesimi. In proporzione va un po’ meglio per i 2 centesimi che ne costano 5,2. L’aspetto assurdo è che il conio di questi spiccioli inutili rappresenta l’80 per cento delle monete coniate in Europa.

 

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Per ora Irlanda, Belgio e Olanda hanno detto basta. E l’Olanda ha reso noto che la sospensione genera un risparmio di 36 milioni per le finanze pubbliche. Al contrario, dal 2002 al 2013 l’Unione Europea avrebbe perso 1,4 miliardi di euro per avere in circolazione quei pezzetti di metallo. Come aveva scritto Davide De Luca con un articolo informatissimo e divertente sul post.it: «Dal 2002 ad oggi sono stati coniati circa 46 miliardi di monete da uno e due centesimi di euro. Tutte insieme pesano più della Costa Concordia, circa centomila tonnellate». Rivelava poi De Luca che secondo gli studi della Commissione Europea in alcuni casi il tasso di perdita di questo tipo di monete è stato del 100 per cento (cioè: di un lotto di 100mila monete, per esempio, tutte finivano fuori dalla circolazione). Le monetine, infatti, raramente vengono percepite come oggetti di valore.

Ora però grazie all’iniziativa del deputato pd Sergio Boccadutri anche l’Italia si è decisa a liberarsi di questo fastidio, dirottando il risparmio sul fondo per alleggerire il debito pubblico. Ma le conseguenze di questo taglio delle monetine potrebbero riservare altre sorprese positive. Infatti si sta pensando a un piano per organizzare punti di raccolta delle monetine in tutt’Italia: il ricavato di questa massa fuori corso andrebbe ad associazioni o ong.

 

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L’idea è di Fabrizio Hopps, cioè lo stesso personaggio, che nel momento del passaggio all’euro aveva lanciato un’idea simile, raccogliendo le monete delle vecchie lire. Allora la raccolta era stata destinata all’Airc, la grande associazione che si occupa di ricerca contro il cancro: allora la raccolta fruttò 230 miliardi delle vecchie lire, equivalente di 115 milioni di euro. I punti di raccolta erano stati ben 45mila, e quindi da quella somma vanno tolte le spese di raccolta (non ultimo i problemi del trasporto: le monete pesano...). Per rendere più redditizia l’operazione, che quest’anno oltre ad Airc potrebbe avere come destinatari anche Ail, Caritas, Unicef ed Emergency, Hopps ha pensato di allargare la proposta di donazione anche alle monetine da 5 centesimi, che invece resteranno in corso. Nel 2001 la campagna era decollata grazie ad uno slogan fortunato, L’ultima buona azione della vecchia lira. Quest’anno lo slogan, come rivela La Stampa, è più secco: Spicciatevi, con allusione agli spiccioli e anche al fare presto, per dare un senso a queste monetine che non ne hanno mai avuto... Anche se il loro valore è così basso, per cui alla fine la raccolta sarà lontana dai risultati del 2001.

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