Salviamo le "terre alte"

Dopo Fraggio, vi portiamo a Ogna Un paese di montagna suicidatosi

Dopo Fraggio, vi portiamo a Ogna Un paese di montagna suicidatosi
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La montagna bergamasca muore, ripetiamolo senza giri di parole. I rimedi ci sono e non serve Leonardo da Vinci per individuarli, e neppure sono necessari i “viaggi di istruzione” in Trentino Alto Adige per cercare di capire come sia possibile che lassù la montagna non si spopoli. Non ci sono ricette segrete. Non ci sono pozioni magiche. La montagna non si spopola se la si aiuta. Punto. Se non si chiudono le scuole e gli ambulatori. Se ci sono i pullman o i treni per arrivare facilmente in città. Se l’agricoltura è sostenuta da contributi dati a chi li merita. Se si promuove la bellezza del vivere in montagna e magari - perché no - la bellezza del mettere al mondo dei figli, ovvero delle nuove vite.

 

 

La montagna bergamasca muore, e talvolta si suicida. Lo fa quando non si accorge del valore delle sue cose e le butta via. Settimana scorsa parlavamo dello scandalo di Fraggio, in Val Taleggio, villaggio prealpino rimasto com’era secoli fa, costruito nello stile unico della Val Taleggio. Già negli Anni Settanta, cinquant’anni orsono, si erano alzate voci che raccomandavano la conservazione di quel luogo. Oggi è praticamente scomparso. Oggi parliamo di un altro caso, clamoroso, quello di Ogna, in Val Seriana, parte del comune di Villa d’Ogna. A Ogna si trova la piazza più bella della Bergamasca. È racchiusa fra tre ali di costruzioni antiche, un piccolo declivio prativo, e la chiesa. Il lato posto a nord della piazzetta presenta ancora delle bifore, cioè delle finestre medievali con due aperture e la colonnina in mezzo. Tutta la piazza è acciottolata e, in mezzo, si apre una fontana in pietra grezza che ha...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 8 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 25 luglio. In versione digitale, qui.

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