L'epopea del cargo fuori pista

In fiamme l'aereo finito sulla strada Rogo scoppiato in fase di rimozione

In fiamme l'aereo finito sulla strada Rogo scoppiato in fase di rimozione
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Una sorta di aura negativa aleggia sul Boeing 737, di proprietà della compagnia ungherese Asl Airlines, finito sulla tangenziale di Orio il 5 agosto scorso. Le operazioni di smantellamento sono cominciate il 30 gennaio, ma stamattina qualcosa è andato storto. Come storta, piegata dal vento, era la colonna di fumo che si è presentata minacciosa agli automobilisti di passaggio sull'asse interurbano. Si è sviluppato un incendio di dimensioni considerevoli: a provocarlo sarebbero state alcune scintille sviluppatesi mentre gli operai stavano sezionando la fusoliera del cargo, unico modo per riuscire a rimuoverlo dal terreno accanto al cimitero e al campo sportivo di Orio al Serio, sorvegliato 24 ore su 24 da guardie giurate. Sul posto i vigili del fuoco, intervenuti immediatamente a spegnere il rogo.

Chi si sta occupando della rimozione. Non c'è dilettantismo in chi sta lavorando alla carcassa del cargo. Evidentemente c'è stato un imprevisto. La ditta a cui è stata affidata l’operazione di rimozione è l’olandese Bcg Aircraft Recoveries, specializzata per questo tipo di interventi a seguito di incidenti aerei. Sul campo la Bcg ha subappalto delle operazioni alla Miniliner 2.0, società di Grassobbio che si occupa di manutenzione nel settore aeronautico. La vicinanza al luogo delle operazioni implica convenienza, ovvio. Si stanno  compiendo le operazioni preliminari per la rimozione del relitto: il terreno è stato messo in sicurezza, trasformato in un cantiere ad hoc. Poi, come da programma, si è proceduto a svuotare la cabina di comando, «cannibalizzando» (in gergo si dice così) tutti gli strumenti e attrezzature tecnologiche di volo, che possono essere riutilizzate. Poi il sezionamento in più parti, che saranno poi portate via e smaltite secondo un protocollo preciso.

 

 

Cosa accadde il 5 agosto. La visibilità era buona (di 4mila metri), la pioggia pesante, il Boeing viaggiava a una velocità di 290 metri all’ora e si trova a 42 metri d’altitudine. Il pilotava sta per scendere con il carrello principale, ovvero quello posteriore, quando una folata di vento improvvisa arrivava, a 15 nodi (27,8 chilometri), investendo il velivolo da dietro a 340 gradi. L’aereo «galleggiò» per 14 secondi, rimanendo parallelo alla pista per 2 chilometri, sospeso tra i sei e i nove metri. Quando toccò terra, poi, si creò aquaplaning: le ruote scivolarono via sull’acqua del temporale e il cargo accelerò ancora, da 259 a 287 chilometri orari. Mancavano 750 metri di pista, il pilota non riuscì a fermare il Boeing in tempo: tenne la direzione e decelerò, sfondando la recinzione a 202 chilometri all’ora. Proseguì poi per 2 chilometri, perdendo carrello e due motori. E infine si fermò, sulla Nuova Cremasca. I due piloti, unici a bordo, restarono feriti lievemente. Dopo l'incidente il cargo venne spostato in un vicino campo, dove è oggi.

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