Rischiano fino a 3 anni di carcere

L'Ungheria fa la guerra ai migranti

L'Ungheria fa la guerra ai migranti
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L’Ungheria è uno dei Paesi più chiacchierati, in queste settimane, per quanto riguarda la questione dei migranti: Budapest ha infatti imposto misure strettissime, non solo da un punto di vista dell’accoglienza ma anche rispetto al semplice transito dei profughi sul suolo ungherese. La notizia che aveva maggiormente impressionato, a tal proposito, riguardava l’erezione di una cinta di filo spinato lungo tutto il confine che separa il Paese dalla Serbia. Nella giornata del 14 settembre il governo magiaro ha promulgato nuove e pesanti misure, che prevedono addirittura l’incarcerazione per 3 anni per tutti i migranti sorpresi a oltrepassare il confine senza permesso. La situazione, come si può intuire, è drammatica.

 

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La netta presa di posizione di Budapest. L’Ungheria si trova in una posizione geografica particolare, tale per cui tutti i migranti che intendono arrivare in centro Europa attraverso i Balcani (e sono tantissimi) devono per forza di cose transitarci, a meno di non compiere vere e proprie epopee intorno ai confini continentali. Ma Budapest non ha la minima intenzione di far passare i profughi per le proprie terre (e tanto meno di accoglierli, a meno che non siano richiedenti asilo). Per questo motivo, a fine agosto, costruì un "muro" di filo spinato alto 4 metri, lungo il quale ha disposto, ogni 35 metri, un militare lungo tutti i 175 chilometri del confine. Anche da un punto di vista legislativo l’Ungheria ha calcato parecchio la mano: dopo l’ingresso di massa di 9.380 profughi non autorizzati di lunedì 14 settembre (entrati dopo aver tagliato una parte del filo spinato), arrivato in seguito a quello di più di 5mila avvenuto domenica 13, il Governo ha deciso, con provvedimenti lampo, di inasprire in maniera pesante le pene per tutti coloro che vengono sorpresi a varcare il confine clandestinamente, stabilendo processi per direttissima con possibilità di pena carceraria fino a 3 anni.

Solo nella notte fra lunedì e martedì sono state arrestate 16 persone. L’unica possibilità di entrare in Ungheria è passare per i due canali ufficiali predisposti e solo se si è intenzionati a chiedere asilo. La situazione ai confini del Paese è dunque tesissima, con migliaia di migranti affastellati fra Ungheria e Serbia e rispetto ai quali non si può minimamente prevedere se intendano chiedere asilo, tentare di passare clandestinamente o tornare indietro e dirigersi verso altri Paesi. Ma questa ultima strada è decisamente complicata da intraprendere, giacché Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania, ovvero gli Stati confinanti con l’Ungheria dal lato dei Balcani, sono per il momento pienamente allineati con le linee guida dettate da Budapest.

 

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Si attendono risposte dall’Ue. Nel frattempo i ministri dell’Interno dei Paesi membri dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles, trovando un accordo per il ricollocamento di solo 40mila profughi nel corso dei prossimi due anni in Stati che si proporranno come volontari. Ma molti Paesi dell’Est Europa, e in particolare l’Ungheria, si stanno fortemente opponendo al piano di redistribuzione dei migranti, posizione che non fa che rallentare le operazioni. L’Europa «si è disonorata» con il mancato accordo sul piano di redistribuzione dei migranti, accusa il vice cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel. E martedì 15 settembre il ministro tedesco dell’Interno, Thomas de Maiziere, ha avanzato l'opzione di ridurre i fondi strutturali Ue ai Paesi che respingono le quote di ripartizione dei profughi. È intervenuta al dibattito anche il ministro degli Esteri dell’Ue Federica Mogherini: «In gioco c'è l’esistenza stessa dell’Ue». In ogni caso, nel prossimo incontro che dovrebbe tenersi l’8 ottobre, sarà sufficiente la maggioranza qualificata dei Paesi aderenti, e non più l’unanimità, per l’approvazione del piano.

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