Un evento storico

Il vescovo e la messa alle Ghiaie Una mossa che abbatte un muro

Il vescovo e la messa alle Ghiaie Una mossa che abbatte un muro
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È accaduto un fatto importante in questi afosi giorni di agosto a Bergamo: per la prima volta dopo settantacinque anni, un vescovo si è recato ufficialmente nel luogo delle apparizioni delle Ghiaie di Bonate Sopra. Monsignor Francesco Beschi non soltanto è andato alle Ghiaie, ma nella cappella che si trova in quel luogo ha pure celebrato la messa, davanti a una grande folla di pellegrini. Che cosa è successo? Il vescovo ha riconosciuto che Adelaide Roncalli in quel mese di maggio del 1944 realmente ebbe un’esperienza sovrannaturale e vide, in più riprese, la madre di Gesù? Ufficialmente, le cose non stanno così. Però il gesto indica in maniera evidente il riconoscimento di questo luogo come di un posto del tutto particolare, di grande valore per la fede cristiana nella nostra terra.

 

 

È una conferma di quello che monsignor Beschi aveva già espresso nel febbraio scorso quando con un decreto specifico aveva autorizzato il culto della Madonna presso la cappella delle Ghiaie, sorta proprio nel punto delle apparizioni. Un decreto passato attraverso l’approvazione della Santa Sede. Tuttavia il vescovo, in quel documento, pur riconoscendo il valore del luogo di fede, non era tornato nello specifico sul tema delle apparizioni: soltanto aveva ritenuto di autorizzare in questo luogo il culto della Madonna come “Maria Regina della Famiglia”. Il parroco di Bonate Sopra, infatti, nell’accogliere il vescovo ha detto: «La sua presenza conferma come questa cappella stia a cuore a lei e alla chiesa. I suoi piedi sono giunti qui come quelli di tanti pellegrini che qui presentano la loro preghiera». Già, perché questo luogo, da quel maggio 1944, è continuamente meta di pellegrini. A qualsiasi ora, in qualsiasi giorno.

 

 

La storia è abbastanza conosciuta e risale al sabato 13 maggio del 1944. Quel pomeriggio, Adelaide, di sette anni, venne mandata dalla madre insieme a delle amichette a raccogliere dei fiori da mettere davanti all’immagine di una madonnina che avevano in casa. Il campo era a un paio di centinaia di metri dalla cascina. Adelaide andò e mentre stava raccogliendo un fiore rimase come paralizzata, immobile. Le sue piccole amiche la chiamarono, ma lei non rispose. Allora le bambine corsero a casa urlando che «Adelaide lé morta, lé morta... in pé» (Adelaide è morta... in piedi). La madre uscì nell’aia, poi corse a vedere che cosa succedeva... Questi momenti di rapimento, di “trance” si ripeterono per tredici volte in quel mese di maggio. Adelaide raccontò che...

 

Articolo completo a pagina 5 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 29 agosto. In versione digitale, qui.

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