Operazioni su scala mondiale

Le 134 guerre che oggi gli Usa stanno combattendo nel mondo

L'11 settembre scorso, il segretario di stato John Kerry ha affermato, dopo l'annuncio dell'intervento aereo per combattere l'ISIS, che «La parola guerra è sbagliata: si tratta di uno sforzo globale per reprimere l’attività terroristica». Sembra che la definizione di guerra possa ormai applicarsi solo in determinati casi. Ma se si considerano i conflitti in cui gli USA conducono interventi militari e le operazioni delle forze speciali il numero potrebbe salire a 134. L'ultima volta che il congresso ha parlato ufficialmente di guerra è stata nel 1942, durante la seconda guerra mondiale.

Le 134 guerre che oggi gli Usa stanno combattendo nel mondo
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In fondo, è tutta una questione di terminologia. Formalmente, gli Stati Uniti non si considerano “in guerra” con qualcuno dal 1942, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Questo stando agli atti ufficiali del Congresso degli ultimi 72 anni. Se invece, con maggior elasticità e ragionevolezza, si considerano tutti i tipi di interventi militari che gli USA in questo momento stanno realizzando nel mondo, allora si raggiunge la quota incredibile di 134 operazioni.

Di cosa si tratta. Occorre una doverosa puntualizzazione: naturalmente, non si tratta di 134 guerre vere e proprie come quelle in Afghanistan e Iraq, per esempio. La maggior parte riguardano consulenza e formazione di milizie straniere, operazioni che quindi coinvolgono poche unità non esposte a particolari pericoli; le restanti invece interessano attività di combattimento e missioni speciali. Come immaginabile, dal settembre del 2001 il numero di soldati americani sparsi su tutto il globo è più che raddoppiato (passando da 32 mila a 72 mila unità); i finanziamenti sono aumentati esponenzialmente dai 2.3 miliardi di dollari del 2001 fino ad arrivare ad un tetto di 6.9 nel 2013 (aggiungendo i finanziamenti supplementari arriviamo sui 10.4 miliardi di dollari).

Una scala davvero planetaria. Oltre alle purtroppo note operazioni in Medio Oriente e Est europeo, il dispiegamento militare a stelle e strisce tocca praticamente tutto il mondo: nel solo 2013, in aprile il personale americano delle SOF (Special Operation Forces) ha preso parte a varie attività d’addestramento a Djibouti, nel Malawi e nelle isole Seychelles. In giugno, la marina, in concorso con unità iraqene, giordane e libanesi (con la partecipazione anche di forze mediorientali alleate non specificate) hanno preso parte ad attività simulate di guerra non convenzionale nel porto di Aqaba, in Giordania. Il mese successivo, i Berretti Verdi si sono spostati a Trinidad e Tobago per svolgere con le forze locali addestramento a livello di unità di terra. Ad agosto è stato svolto un addestramento all’uso degli esplosivi con i marinai dell’Honduras. In settembre, un’immensa esercitazione si è svolta a Sentul, Indonesia occidentale, coinvolgendo ben 17 nazioni: Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania, Cambogia, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud, India, Cina e Russia. Per quanto riguarda il “non-simulato”, in ottobre le forze speciali hanno rapito un sospetto terrorista in Somalia, e svolto raid a livello di team in Libia e nel corno d’Africa, partecipato ad operazioni nel Sud Sudan, e per la prima volta hanno affiancato le forze speciali afghane in missioni operative. In novembre sono state svolte attività umanitarie in soccorso ai sopravissuti del uragano “Haiyan” nelle Filippine. A tutto ciò si deve aggiungere la nuova modalità della guerra con i droni, passata da un picco di 51 attacchi dell’amministrazione Bush ai 330 già effettuati da parte del governo Obama.

Ufficialmente, gli Stati Uniti non sono in guerra con nessuno: qualche perplessità c’è.

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