a volte ritornano

Basta crocifiggere i crocifissi

Basta crocifiggere i crocifissi
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Tra le tante uscite fuori luogo del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti (già ribattezzato come il nuovo Toninelli) in questo suo inizio di mandato, quella sui crocifissi è certamente la più sfortunata. Intervistato dalla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, Fioramonti ha detto che il crocifisso è un simbolo divisivo e che sarebbe meglio sostituirlo con una cartina del globo, più utile alla crescita e all’apprendimento da parte dei ragazzi. Ha avuto buon gioco l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, a ribattergli che una proposta come questa è solo acqua portata al mulino di Matteo Salvini. Tant’è vero che Luigi Di Maio ha subito preso le distanze dal suo sprovveduto ministro ribadendo che certamente con tutte le urgenze che la scuola italiana ha, quello dei crocifissi è l’ultimo dei problemi. Oltretutto la Corte europea dei diritti dell’uomo (organismo assolutamente laico), con una sentenza definitiva, nel 2011 sancì che il crocifisso poteva restare affisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane.

 

 

Quindi quella di Fioramonti è una proposta da tempo perso. Ed è anche una proposta fatta da un personaggio che, ahinoi, da un po’ di tempo non mette piede nelle aule italiane. Infatti se le frequentasse saprebbe che in buona parte di queste aule il crocifisso non c’è più, per i motivi più svariati. Nelle superiori è sparito perché in ogni occupazione era la prima vittima: in tante aule si vede l’impronta lasciata sul muro rimasto più bianco laddove c’era appeso il crocifisso. È famoso il caso del liceo milanese, dove vicino all’impronta uno studente aveva messo un post it con scritto «torno subito». Niente di dissacrante, garantì l’autore della goliardata: «Ho immaginato che anche Gesù fosse un po’ stufo come noi di stare chiusi nella scuola...».

 

 

Periodicamente qualcuno innesca questa insulsa polemica, usando di fatto il crocifisso come oggetto contundente. In genere sono polemiche che ritornano al mittente, con in allegato un mare di inutili polemiche e di discorsi triti. Per esempio ha avuto buon gioco uno dei predecessori di Fioramonti al ministero dell’Istruzione, il piddino Beppe Fioroni, a sottolineare che forse l’idea è venuta al ministro, perché sta vivendo un suo personalissimo calvario legato, ogni anno, ai problemi dell’inizio delle scuole (e accentuato, aggiungiamo noi, dalla sua incompetenza). E quindi voleva evitare l’eventualità che in cima ci fosse anche per lui per una croce...

 

 

La realtà è che non solo l’italiano medio è affezionato a quel segno, che richiama una storia da cui pur si proviene. È un segno di un’appartenenza che non avanza nessuna pretesa nei confronti degli individui, che lascia liberi di tener basso o di alzare lo sguardo. È un segno oltretutto molto umano e formativo: perché ricorda a ciascuno che nel mondo non a tutti sta andando bene. Che c’è chi soffre, che piange, che si misura con il dolore fisico o morale: ricordarlo è un atto profondamente morale e anche civile. Al contrario togliere il crocifisso è un po’ un modo di omologare tutti sul piano dell’idiota allegria asservita al potere di turno. Quindi teniamoceli stretti e smettiamo una volta per tutte di crocifiggere i crocifissi.

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