Dopo la tragedia

5 domande sul ponte di Genova

5 domande sul ponte di Genova
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È stato definito il nostro Ground Zero. Il ponte sul torrente Polcevera che unisce di fatto Genova con la Riviera di Ponente (dove ci sono due infrastrutture chiave per la città e non solo, come il porto commerciale e l’aeroporto) è una ferita profonda sia dal punto di vista simbolico che da quello concreto. La riorganizzazione di quello snodo cruciale è complessa e delicatissima. Il crollo del ponte ha sollevato la grande questione delle responsabilità rispetto ai controlli e alla manutenzione. Rispetto a questo cosa sappiamo a quattro giorni dalla tragedia?

 

1) Perché il ponte è crollato?

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Quasi certamente è crollato per il cedimento di uno dei tiranti che reggevano l’impalcato all’altezza del pilone numero nove. Per il viadotto del Polcevera era stata adottata questa soluzione innovativa dall’ingegner Riccardo Morandi negli anni 60. Dai tre piloni alti 90 metri scendevano gli stralli in calcestruzzo e con anima in acciaio che sostenevano il piano stradale posto a circa 45 metri sopra il livello della vallata. Il crollo non è dovuto a un difetto di concezione ma a due altri fattori: l’aumento esponenziale del traffico in questi 50 anni (oltre 25,5 milioni di veicoli l’anno) e soprattutto l’aumento di peso dei grandi Tir; seconda causa è certamente da legare alla non adeguata manutenzione del ponte.

 

2) È vero che erano stati lanciati allarmi?

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Sì, e da più parti. Nel 2016 c’era stata un’interrogazione parlamentare del senatore Maurizio Rossi, rimasta senza risposta; nel marzo 2017 un’altra a livello regionale era stata fatta dalla consigliera Raffaela Piata del Pd. Nel secondo caso era stata data una risposta rassicurante da parte di Stefano Marigliani, direttore del Tronco Genovese dell’Autostrada. In realtà qualche problema era stato intercettato, visto che nel settembre 2017 era stato commissionato uno studio al Politecnico di Milano proprio rispetto allo stato di salute degli stralli. I rilievi vennero fatti tra il 9 e il 13 ottobre. Nella relazione firmata dal professor Carmine Gentile si evidenziava uno stato «non del tutto conforme alle attese» proprio sul pilone 9. Per questo la Società Autostrade ha lanciato un bando di gara urgente per una spesa di 20 milioni per il rinforzo degli stralli 9 e 10. Le conclusioni del bando erano previste per la fine di settembre.

 

3) È possibile che si vada alla revoca della concessione a Società Autostrade?

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È possibile ma è molto difficile. La revoca o recessione (che dura sino al 2038, con ulteriore prolungamento di 4 anni per una leggina del governo Renzi) comporterebbe costi troppo alti per lo Stato che, in base alla convenzione, dovrebbe pagare un indennizzo al concessionario pari alle entrate perse dal momento della revoca sino alla fine della concessione. In questo caso si tratterebbe di circa 18 miliardi. Ovviamente l’indennizzo vero andrebbe calcolato dopo l’accertamento delle responsabilità, attraverso una via giudiziaria che può durare anni. Va tenuto conto che in caso di revoca i costi della ricostruzione del ponte ricadrebbero sullo Stato, sempre in attesa di una sentenza definitiva sulle responsabilità e sui risarcimenti a carico della Società Autostrade.

 

4) Perché il Governo è diviso sulla decisione della revoca?

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Di Maio e Salvini hanno una posizione diversa. Il primo ha adottato una linea dura per diversi motivi: il movimento 5Stelle ha avuto da sempre una posizione contraria alla costruzione della Gronda (una sorta di circonvallazione che aggira Genova) e aveva sempre difeso quindi l’asse che faceva perno proprio sul Ponte del Polcevera. Già ai tempi Di Maio e i 5Stelle erano in polemica con la Società Autostrade che aveva invece già avviato i percorsi per la costruzione della Gronda e la dismissione del ponte. Salvini più pragmaticamente punta a una trattativa, grazie alla quale scaricare su Società Autostrade la ricostruzione in tempi rapidi del ponte, e la risistemazione in abitazioni nuove di tutti coloro che non potranno più rientrare nelle loro case, sotto il moncone di ponte rimasto sospeso.

 

5) Quanto ha reso la gestione della rete ad Autostrade per l’Italia?

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Dal 2013 al 2017 Autostrade ha incassato 4,05 miliardi di utili, contro una spesa per la manutenzione di 2,1 miliardi nello stesso periodo. Secondo la relazione del Ministero dei Trasporti la società ha eseguito i programmi di manutenzione previsti nel periodo 2008-2016. A inizio del 2017 la società ha distribuito agli azionisti anche 1,1 miliardi di riserve, portando la somma degli utili del quinquennio a 4,8 miliardi. Società Autostrade è controllato da Atlantia, il cui azionista di maggioranza, Sintonia spa, al 30,25% è la famiglia Benettin.

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