Sette cose che ci ha detto il Giro nei suoi primi sette giorni in rosa

Altro Giro di giostra, e la corsa rosa chiude la prima, avvincente settimana. È lunga, ancora, lunghissima. Ma dalle prime tappe sono venute fuori tante meraviglie. Ecco le sette cose che vi siete persi all'inizio di questo Giro d'Italia 2015.
1. Se Vincenzo Nibali è ormai una certezza e Fabio Aru una promessa mantenuta, quella di Davide Formolo è la storia più bella raccontata in queste primissime tappe di Giro. Spruzzatina di efelidi sul naso, orecchie a sventola, Formolino sembra un cartone animato. Ha vinto sul traguardo di La Spezia (4° tappa) al termine di un'azione coraggiosa come i suoi 22 anni. «Mi sono davvero divertito», ha detto alla fine. Al suo primo Giro, Formolo si è già ritagliato uno spazio nella leggenda. Speriamo sia solo l'inizio.
2. C'era due volte Diego Ulissi. La favola del corridore toscano è ricominciata a questo Giro, con il successo di tappa a Fiuggi (la 7°). Ha aspettato di essere lontano dalle telecamere e dai curiosi, si è piegato sull'asfalto per poi sfogare tutta la rabbia accumulata in mesi e mesi. Diego si è sfogato così: «È la fine di un incubo» ha detto sul podio della tappa più lunga. Il 21 maggio di un anno fa era stato fermato per essere risultato positivo al salbutanolo. Ora sembra tutto così lontano.
3. Se non lo state seguendo, vi siete persi sicuramente molte cadute e soprattutto i cretini che le hanno causate. Quella più clamorosa ha coinvolto anche Alberto Contador (6° tappa). Uno spettatore ha allungato un po' troppo la macchina fotografica oltre le transenne, sul rettilineo degli ultimi mille metri. Voleva farsi un selfie, ha invece urtato la bici di un corridore. Le cadute sono state la (purtroppo) logica conseguenza e ci è finito in mezzo anche Contador, che in teoria è venuto al Giro per vincerlo. Per poco non si è dovuto ritirare. Assurdo. «Non sto comodissimo in bici, ho avuto momenti migliori, ma sto bene» ha commentato una volta risalito sul sellino.
4. Assurda è anche la caduta di Domenico Pozzovivo. Terza tappa, curva, il corridore della Ag2r va giù. Resta lì, con la faccia attaccata all'asfalto, per dieci lunghissimi minuti. Oggi, pieno di cerotti, confessa: «L'incidente resta un buco nero». Lo abbiamo sempre detto che il mestiere del corridore è un mestiere pericoloso e per gente molto coraggiosa. E infatti Pozzovivo è già lì che scalpita per tornare in bicicletta. «Quando riprendo? Al Giro di Svizzera (dal 13 al 21 giugno ndr)» ha promesso. Complimenti.
5. Tantissimi complimenti anche all'Astana, la squadra kazaka. Quella di Fabio Aru, per capirci. Fabio ha messo insieme un gruppo affiatato e pronto a tutto. Lo abbiamo visto in tutte le tappe di questa prima settimana. Sono andati all'attacco e hanno controllato, hanno gestito e fatto furore. Rispetto alla Movistar, la squadra di Contador, sono sicuramente più forti. Questo può essere decisivo per l'esito finale, ovviamente la maglia rosa.
6. «Mi rispecchio in lui quando ero più giovane» ha detto Contador parlando di Fabio Aru. Lo scalatore dell'Astana, l'uomo che tutta l'Italia aspetta, si sta comportando piuttosto bene. Ancora non ha preso la maglia rosa (quella ce l'ha sulle spalle Contador), ma ha dimostrato di esserci e di voler soddisfare le attese. La prima vera azione è arrivata alla 5° tappa: uno scatto a trecento metri dal traguardo (con Contador alle calcagna) e tanta voglia di vincere. Arriveranno le montagne, e lì sarà battaglia.
7. Eppure, nonostante tutto, il re del Giro è sempre lui: Alberto Contador. Ferito, dolorante, dopo la caduta si è presentato sul podio con una smorfia negli occhi. Gli volevano infilare la maglia rosa ma lui ha fatto segno di no, non ce la faccio. Ha stretto i denti e alla 7° tappa ha tenuto duro. All'8°, poi, tutto è filato liscio e secondo i piani che aveva in testa lui: non rischiare, tenere la maglia. Ma il percorso del Giro è ancora lunghissimo, dovrà guardarsi le spalle.