A marzo a Bergamo triste record di aumento dei decessi: 568 per cento in più
I dati sono stati pubblicati lunedì 4 maggio in un documento a firma dell'Istat e dell'Istituto superiore di sanità

Fanno paura alcune delle cifre pubblicate oggi (lunedì 4 maggio) nel rapporto curato dall’Istat e dall’Istituto superiore di sanità riguardante l’impatto che l’epidemia da Covid-19 ha avuto sulla mortalità totale della popolazione residente nel primo trimestre del 2020. Nel solo mese di marzo 2020, confrontato con lo stesso mese degli anni compresi tra il 2015 e il 2019, la provincia di Bergamo ha avuto un aumento di decessi del 568 per cento.
Lo studio prende in considerazione 6866 comuni italiani (l’87 per cento dei 7904 totali). Nel documento si legge che, «considerando il mese di marzo, si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4 per cento dei decessi. Se si assume come riferimento il periodo che va dal 20 febbraio (data del primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65592 (media del periodo 2015-2019) a 90946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 13710, ossia il 54 per cento, è costituito dai morti diagnosticati Covid-19. A causa della forte concentrazione del fenomeno in alcune aree del Paese, i dati riferiti a livello medio nazionale “appiattiscono” la dimensione dell’impatto della epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale».
Dall’analisi emerge che il 91 per cento dell’eccesso di mortalità riscontrato a marzo 2020 si concentra in 37 province del Nord Italia, cui si aggiungono Pesaro e Urbino. All’interno di questo raggruppamento le province più colpite dall’epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane. Bergamo risulta essere quella più colpita, seguita da Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%).