la sentenza

Disse di Mattarella: questo presidente mi fa schifo. Deputato leghista assolto

Vito Comencini aveva urlato a Pontida: «Un presidente che se ne frega del 34 per cento dei voti degli italiani del partito più forte d’Europa è un presidente che mi fa schifo». Proprio il «mi», per il giudice, ha fatto la differenza tra insulto e giudizio politico personale

Disse di Mattarella: questo presidente mi fa schifo. Deputato leghista assolto
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Quando ci si esprime è sempre bene pensare all’uso che si fa delle parole, perché hanno un peso. Un semplice pronome, ad esempio, può fare la differenza tra una condanna o l’assoluzione dall’accusa di vilipendio nei confronti del Capo dello Stato.

È la storia del deputato leghista veronese Vito Comencini che dal palco di Pontida, nel 2019, alla vigilia dell’insediamento del Governo Conte bis, aveva urlato «Un presidente che se ne frega del 34 per cento dei voti degli italiani del partito più forte d’Europa è un presidente che mi fa schifo».

Da lì l’accusa di vilipendio, ma come riporta Corriere Bergamo il giudice dell’udienza preliminare Maria Luisa Mazzola ha motivato la sentenza d’assoluzione spiegando che a fare la differenza è stato l’uso del pronome «mi». In quel termine c’è la differenza tra insulto e giudizio personale, seppure sgarbato.

Nel merito della vicenda, a suo tempo, era intervenuto lo stesso Comencini, chiedendo scusa per i toni utilizzati, ma sostenendo che facevano parte della dialettica politica in un preciso momento storico. Secondo la sentenza, il deputato non avrebbe rivolto a Sergio Mattarella insulti fini a se stessi, bensì espresso un dissenso politico motivato e condiviso dal partito.

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