La donna accoltellata a Seriate: «Tremo all'idea che mio marito possa uscire dal carcere»
Daniela Elena Manda era perseguitata dal compagno e viveva nella paura e nella speranza che lui cambiasse

È passato un mese da quel terribile mattino di lunedì 6 gennaio, quando Daniela Elena Manda è stata aggredita con violenza dal marito armato di coltello nel parcheggio della Lidl di Seriate. Ieri, mercoledì 5 febbraio, con ancora dolorante il braccio dove il marito Daniel Manda con una delle 14 coltellate le ha reciso il tendine, è arrivata in Procura, convocata per riferire quanto successo quella mattina.
Da uno schiaffo al coltello
La donna, come riportato dal Corriere Bergamo, ricorda bene il momento dell'aggressione, quando il marito da uno schiaffo è passato poi a una reazione ancora più violenta. Probabilmente, se non fossero intervenuti diversi passanti, non sarebbe qui a raccontarle. Ricorda Nicola Rea, il militare che è riuscito ad accompagnarla all'interno del supermercato, la cassiera che ha cercato di tenerla vigile in attesa dei soccorsi e poi l'ambulanza e il risveglio in ospedale.
E per questo, tramite L'Eco di Bergamo, ha voluto ringraziarli tutti.
Vivere nella paura
La sua è una storia fatta di minacce, stalking e di paura, sentimento che pervade la donna che vive ancora oggi nel timore di cosa succederà quando il marito uscirà dal carcere. Lei infatti lo aveva già denunciato, tanto che l'uomo a novembre aveva preso due anni e quattro mesi per maltrattamenti. Tuttavia, Daniela Manda aveva poi ritirato la denuncia, proprio perché temeva la reazione del marito.
Il dramma è iniziato quando la donna aveva deciso di interrompere la relazione e rendersi indipendente, fatto da lui mai accettato. Il marito non voleva che andasse a lavorare e questo pensiero lo ossessionava, ma lei si era comunque trovata un lavoro da magazziniera, che tra l'altro ora teme di perdere proprio per la ferita al braccio. La donna racconta che da quel momento il marito si era convinto che avesse una relazione. Non era vero, ma esasperata dal pressing continuo dell'uomo, gli aveva detto di sì, sperando che questo lo calmasse.
Tutte le scelte della donna sono state quindi determinate dalla paura, unita alla speranza, che lui smettesse di tormentarla.
La convinzione
A queste si aggiungeva la convinzione che non sarebbe mai stato capace di una violenza tale, complice il fatto che non aveva mai picchiato né lei, né i figli, rimasti a Pedrengo con il padre quando lei si era allontanata per vivere da sola a Seriate. Eppure, in quel parcheggio della Lidl di Seriate, il passo dalle tante minacce verbali all'azione violenta è diventato improvvisamente breve.
Il problema è che chi delinque deve stare in carcere per un tempo adeguato, ma lo stato italiano non spende soldi per le carceri e quindi non ha posto per la detenzione dei criminali. A cascata, nel corso degli anni si sono affievolite le pene, si utilizzano le cosidette misure alternative ed i cosidetti dispositivi elettronici, tutte misure inefficaci, vere e proprie foglie di fico per uno stato che spreca i pochi soldi disponibili in armi e qualche spicciolo in misure elettoralistiche.
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