Città Alta

Addio a Elena Mangili: lavorava nella gastronomia di famiglia, sulla Corsarola

Morta a 43 anni dopo una lunga malattia. Era sposata con il dj Roberto Intrallazzi

Addio a Elena Mangili: lavorava nella gastronomia di famiglia, sulla Corsarola
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Una grave perdita per Città Alta, il sorriso solare di Elena Mangili, dell’omonima salumeria e gastronomia di famiglia in Città Alta, sulla Corsarola (ma fino al 2012 era in via Gombito). Molto conosciuta per il suo lavoro, se n’è andata dopo una lunga malattia proprio il giorno dopo il tredicesimo anniversario dalla morte del fratello Alessandro, anche lui scomparso per un male incurabile. Era sposata con il dj Roberto Intrallazzi.

Dal 2012 aveva deciso di dedicarsi a tempo pieno all’attività storica che dal 1971 è gestita dai genitori Angelo e Anna. Prima, invece, era commessa in un negozio di abbigliamento. «In tutti questi anni non abbiamo mai litigato – ha raccontato il marito a L’Eco di Bergamo - bastava un suo sorriso e tutto andava bene. Mi ha insegnato a non avere rancore, era veramente una persona speciale, altruista e generosa. Grazie alla sua grande dignità, non ha mai fatto pesare a nessuno la sua malattia».

La sua salma è stata composta in via Boccola, nella cappella di San Lorenzo in Città Alta. I funerali di Elena si terranno domani, lunedì 22 febbraio, alle 14,30 in Duomo.

La bottega

La salumeria-gastronomia Angelo Mangili  è una boutique delle cose buone del territorio, bergamasco e nazionale. Non per nulla è stata segnalata tra le dieci migliori salumerie d’Italia nelle guide de L’Espresso. Era il 1956 quando Angelo, classe 1940, iniziò a fare il piccolo «a suon di pedate nel sedere» presso il salumificio Salvetti, aperto nel 1921 a pochi passi da Piazza Vecchia. Iniziò incartando i salumi, poi imparò – grazie al suo maestro generoso e giustamente severo – a fare e affettare salsicce, cotechini e salami. «La padrona ti comandava e tu stavi zitto e lavoravi. Lo facevano per il mio bene. Mi hanno tenuto come fossi un figlio», dice Angelo con gratitudine. Nel 1971, quando i proprietari decisero di andare in pensione, non avendo figli proposero a lui di rilevare l’attività. Ormai aveva «imparato tutto il mestiere» e fece il salto.

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