una vita speciale

Addio a Leandro Carboncini di Dalmine, l'uomo "miracolato" da Padre Pio

Nel ’50 la presunta intercessione che lo guarì da una malattia polmonare. Divenne estimatore e divulgatore delle opere del frate. È mancato il 3 febbraio

Addio a Leandro Carboncini di Dalmine, l'uomo "miracolato" da Padre Pio
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di Laura Ceresoli

La notte del 3 febbraio Leandro Carboncini è salito in cielo, riunendosi all’amata moglie Valeria Manenti. Aveva 95 anni, era originario della Toscana e quando negli anni ’50 arrivò a Dalmine con la sua valigia di cartone, si era portato dentro una storia unica di fede e carità: quella volta in cui Padre Pio lo salvò. Persona buona, di fede ed esempio concreto di carità, trascorse un'infanzia anomala in un albergo di Viareggio di cui i suoi genitori erano custodi. A soli sei anni perse il papà Pietro in un rovinoso incidente motociclistico e visse sempre con la mamma Laura Brignoli che portò pure a Dalmine quando nel 1957 venne trasferito dallo stabilimento di Massa alla direzione di Milano prima e a quella della Dalmine poi come responsabile della sicurezza.

Nel 1950 ritenne di essere stato guarito per intercessione di Padre Pio da una malattia polmonare. Da allora divenne un estimatore e divulgatore delle opere del frate che incontrò personalmente diverse volte. Nel 1959 fondò a Dalmine, con altri devoti, il «Gruppo di preghiera Padre Pio» organizzando anche numerosi pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo. La storia della sua guarigione, ritenuta miracolosa, venne ripresa anche da numerose riviste nazionali. Mentre lavorava si iscrisse alla facoltà di sociologia di Trento, dove si laureò nel 1972. Partecipò attivamente a Dalmine alle attività parrocchiali e religiose spronato anche dal parroco di allora don Sandro Bolis. Fu responsabile per decenni dell'Associazione cattolica, resse fino all’ultimo il Gruppo apostolato della preghiera, diresse la Conferenza aziendale Dalmine San Vincenzo De Paoli e per le Paoline promosse e organizzò nel 1956 anche il primo pellegrinaggio a Lourdes in treno per i dipendenti Dalmine e le loro famiglie. Visto il successo, con 600 iscritti, il pellegrinaggio venne replicato ogni biennio, portando negli anni a Lourdes oltre 5 mila persone. La Conferenza aziendale San Vincenzo, la cui adesione era libera tra i dipendenti Dalmine, aveva lo scopo di aiutare le famiglie dei lavoratori in particolari situazioni di bisogni materiali e spirituali, e fu il primo esempio dalminese di volontariato attivo.

A una fiera di beneficenza conobbe Valeria Manenti, maestra elementare delle allora scuole elementari private Dalmine, e la sposò nel 1959. Vissero sempre la loro vita nella fede ed ebbero due figli, Laura e Pierluigi. Casa Carboncini, con la complicità della moglie, morta il 26 giugno 2018, è stata luogo di incontro e preghiera per diverse persone del quartiere. Ogni giorno Leandro riceveva l’Eucarestia. In pensione dal 1984, si era dedicato alla cura della sua famiglia nel frattempo allargatasi con il genero Alvaro e i nipoti Sergio e Chiara. Dalmine gli ha dato l’ultimo saluto giovedì 6 febbraio alle 15.30 nella chiesa parrocchiale San Giuseppe.

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