L'inchiesta

Quelli che, perché soli e impauriti la notte vanno al Pronto Soccorso

Quelli che, perché soli e impauriti la notte vanno al Pronto Soccorso
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Pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni, ore 15. Il giovane che entra in questo momento avrà trent’anni, va allo sportello del triage, dice di avere nausea. Indossa un giubbetto nero, i jeans. Ha i capelli tagliati corti, un po’ “in piedi”, l’aria trasecolata, come se l’equilibrio non fosse proprio stabile. Dice di avere preso «qualche goccia». L’infermiere lo ascolta con attenzione, ha già capito. Gli chiede: «Vuoi fare una visita psichiatrica?». Il ragazzo dice di sì, dice che sta male. Da quando si è verificato l’incendio, su in psichiatria, il reparto è in difficoltà, dispone soltanto di otto posti letto. Qui alle urgenze è stato allestito anche un pronto soccorso psichiatrico, il medico c’è sempre. Spiega un infermiere: «Ne arrivano tutti i giorni e i casi sono in aumento. Tutti i giorni arriva qualcuno che sta male, che ha il panico, che non riesce più a raccapezzarsi, oppure che vuole farla finita. Direi che tutti i giorni abbiamo un intervento per intossicazione perché qualcuno si è svuotato il boccettino di benzodiazepine... La settimana scorsa abbiamo portato qua un’urgenza: un uomo si era bevuto una bella mezza bottiglia di acqua ragia, voleva farla finita, invece lo abbiamo salvato. Il pronto soccorso puzzava di acqua ragia che sembrava un deposito di vernici. Ma è così, è un mondo dove la fatica di vivere sembra che aumenti, i problemi sociali, psichici anche. Stamattina siamo andati a prendere una bambina in una scuola elementare, aveva le convulsioni. Abbiamo saputo ce ne ha tante, troppe, che la famiglia cerca di nasconderle, che il padre si arrabbia e lei ha paura perché rischia di prenderle pure. C’è tanto disagio, non ci si rende conto quanto disagio ci sia in giro».

 

 

Verde, giallo e rosso. Auto medica, ambulanze, l’elicottero sempre pronto a intervenire, giallo e rosso, una piccola astronave. Sul video (in caratteri troppo piccoli che ci vuole il binocolo per discernerli) si legge che in attesa ci sono due codici bianchi, sedici codici verde chiaro, tre verde scuro e tre gialli. I rossi sono otto, ma tutti in trattamento. Per i codici gialli si prevede un’attesa di quattro ore, i verdi salgono a cinque ore. A sorpresa, risulta che i codici bianchi dovrebbero aspettare soltanto per un’ora. Una signora si alza e va a chiedere lumi all’infermiera del triage, che è una donna molto gentile, sorridente; l’infermiera spiega che c’è un errore, che i codici bianchi finiscono in coda. Arriva un giovane uomo, avrà trent’anni pure lui, al triage dice di non vederci più bene, che ha delle macchie nere davanti agli occhi. L’infermiera spiega che al pomeriggio al pronto soccorso del Papa Giovanni non c’è l’oculista, che bisogna rivolgersi al policlinico di Ponte San Pietro, fino alle 18, altrimenti agli Spedali Civili di Brescia oppure al Fatebenefratelli di Milano. Il giovane se ne va sconsolato.

Una signora anziana è seduta con il marito, si alza, va a chiedere chiarimenti sui tempi di attesa. È un codice giallo, lamenta dolori. Chiede perché i tempi di attesa siano così lunghi. L’infermiera ascolta con aria comprensiva, poi risponde che si stanno trattando otto codici rossi, che non passano dal triage, ma arrivano direttamente “dietro”, dove ci sono le sale per le visite e le cure. Tra i codici rossi anche un giovane tossicodipendente, la faccia martoriata, il naso rotto. Un pestaggio tra amici. L’infermiere lo medica, l’uomo urla, gli chiede se per caso fa il muratore. L’infermiere risponde con gentilezza, dice che deve disinfettare.

Italiani e stranieri. È un via vai di gente, continuamente. Italiani, stranieri. Entrano tre slavi, due donne e un uomo, sembra siano marito e moglie, con la mamma di lei. È la donna giovane che lamenta un gran mal di testa. La madre interviene, dice che stamattina è svenuta per un paio di secondi, che allora sono andate in farmacia per...

 

Articolo completo a pagina 7 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 21 novembre. In versione digitale, qui.

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