Burocrazia lumaca

Com’è che Aler sta assegnando molte meno case quest’anno?

Com’è che Aler sta assegnando molte meno case quest’anno?
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L’Aler di Bergamo ha un problema. Se nel 2018 erano state ben 383 (tra città, provincia e case popolari in gestione dal Comune di Bergamo) le abitazioni assegnate, nel 2019 siamo fermi a quota 112. E da qui a fine anno questo numero non crescerà. Lo ammettono Fabio Danesi, presidente, e Vinicio Sesso, direttore dell’azienda regionale. «Avendo a disposizione meno case, le assegnazioni sono per forza inferiori», commenta Sesso. Questi dati, ufficiali, confermano quelli ufficiosi che BergamoPost aveva pubblicato a inizio agosto. E confermano come Aler abbia un evidente problema nella gestione degli alloggi sfitti. «A me piace guardare avanti e non indietro - spiega Danesi, nominato alla guida dell’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale per i territori di Bergamo, Lecco e Sondrio nel novembre 2018 -. Ma è evidente che in passato siamo stati un po’ statici». In che senso? «Quando sono arrivato, c’era un po’ di... disordine organizzativo, diciamo. Situazioni poco chiare nell’azienda. Il personale è tutto preparato, ma andavano corrette delle cose. Io ho cercato di riorganizzare e stimolare. Ora siamo ripartiti».

 

 

Ripartire significa innanzitutto pensare a come dare una casa alle tante persone e famiglie che la richiedono. Perché ciò avvenga, è necessario ristrutturare gli appartamenti attualmente non agibili. Ed essendo Aler un’azienda pubblica, si deve procedere per bandi e appalti. «Noi abbiamo avviato le pratiche il prima possibile, ma i tempi burocratici sono questi. A fine ottobre scadrà un bando per dieci lotti solo a Bergamo, poi speriamo di avviare i lavori entro fine anno e procedere alle assegnazioni nel 2020. L’idea è aprire anche un altro bando entro fine anno o inizio anno prossimo», spiega Danesi. A cui fa eco Sesso: «Sicuramente nel 2019 la tendenza è stata invertita».

In altre parole, negli ultimi anni le case c’erano e si assegnavano, ma non si pensava ad avviare i lavori di sistemazione per quelle che, mano a mano, si liberavano e diventavano inagibili. Si è così creato un gap di cui oggi Aler paga le conseguenze. «Purtroppo è così - conferma Danesi -. La speranza è che ciò non accada più. Abbiamo creato un’area appalti ora, una vera e propria squadra che segue soltanto quel settore. Perché quando sono arrivato c’era solo una persona, due al massimo, che si occupavano di questo». «La speranza è di riuscire, nel giro di un paio di anni, a colmare il gap - aggiunge Sesso -. Ad azzerare gli appartamenti sfitti. Il senso di marcia adesso si sta invertendo: il numero di alloggi che diventa disponibile sarà superiore a...

 

Articolo completo a pagina 8 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 24 ottobre. In versione digitale, qui.

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