Ristorazione a terra

Anche la mitica Giuliana è scoraggiata: «È dura, mica posso dare la trippa a merenda»

La storica trattoria di via Broseta ha riaperto il 20 ottobre dopo ben sette mesi. Con il nuovo Dpcm, però, è già costretta e rivedere i suoi piani: «Questo posto è la mia vita, ma non so se ci sarà futuro. A pranzo pochi clienti, non vedo nemmeno più i miei muratori»

Anche la mitica Giuliana è scoraggiata: «È dura, mica posso dare la trippa a merenda»
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di Andrea Rossetti

Solitamente, alle 17.30 Giuliana D’Ambrosio si preparava già a rialzare la serranda. All’interno della sua storica trattoria i profumi delle pietanze riempivano le sale mentre lei si preoccupava che tutto fosse in ordine in quel meraviglioso marasma di oggetti e vita in via Broseta. Oggi, invece, niente di tutto questo. «Mi viene la pelle d’oca se ci penso. Sono arrabbiata, triste».

La Giuliana ha riaperto da meno di una settimana. Il 20 ottobre scorso, dopo oltre sette mesi, aveva deciso che era giunto il momento di tornare in pista. A maggio, alla fine del lockdown, aveva preferito aspettare: serviva una nuova organizzazione, investimenti. Giuliana sperava che, col passare dei mesi, le cose si sarebbero sistemate... «Invece, purtroppo, ho capito che se volevo riaprire avrei dovuto farlo tenendo conto delle cose che stanno succedendo. È giusto, le regole vanno rispettate e la salute viene prima di tutto. Ho riaperto perché questo posto è la mia vita e non ce la facevo più a stare senza. Anche se con il distanziamento e tutto il resto si perde tanto. Io sono una che parla coi clienti, che abbraccia, che vive il suo lavoro. Parlo della mia Atalanta, di moda, di tutto. Riaprire così è triste, ma è meglio che stare chiusi».

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La Giuliana il 20 ottobre, giorno della riapertura

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Nemmeno una settimana dopo, però, la mazzata: il Dpcm firmato dal premier Conte domenica 25 ottobre ha previsto la chiusura dei ristoranti alle 18, ben cinque ore in anticipo rispetto a quanto imposto dall’ordinanza regionale di soli quattro giorni prima. «È una cosa ingiusta, senza senso - si lamenta Giuliana -. Come si può paragonare me o gli altri ristoranti alle gelaterie o ai bar? Io mica posso lavorare il pomeriggio. Cosa faccio, do la trippa a merenda? Guardi, davvero, più ci penso più mi viene la pelle d’oca. Ci stanno mettendo in ginocchio». Non che, in questi pochi giorni di riapertura, le cose stessero andando alla grandissima... «Mai stata così vuota. A pranzo ho un quinto dei clienti rispetto alla normalità. La gente ha paura».

Eppure il 20 ottobre il via vai era stato continuo. E nei giorni precedenti, dopo che sui social era stata data la notizia, tantissime persone erano desiderose e contente di poter tornare in questa trattoria, fondata nel 1943 dai genitori della Giuliana e diventata simbolo di una Bergamo verace che in parte non c’è più. «Le persone mi vogliono bene e questo è bellissimo. Tantissimi mi sono venuti a trovare in questi giorni. Molti di loro, però, poi non si sono fermati a mangiare. “Sai, ho i genitori anziani...”; “Sai, con quel che sta succedendo...”. Lo capisco, è normale. Ma adesso al calo della clientela si aggiunge anche l’obbligo di non lavorare la sera: è durissima, fa male».

Davanti a queste parole e alla tristezza che traspare dal tono mesto della Giuliana, la domanda, quella brutta che non avresti mai pensato di porle, è una logica conseguenza: il futuro della sua trattoria è in pericolo?

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