Le elezioni oggi

Se anche nella tollerante Olanda gli xenofobi prenderanno più voti

Se anche nella tollerante Olanda gli xenofobi prenderanno più voti
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Nessun paese è perfetto, neanche la bella e ricca Olanda, uno dei pochissimi stati a fregiarsi ancora della tripla A nel rating delle grandi agenzie internazionali. In Olanda la disoccupazione è un fenomeno quasi irrilevante, con un tasso del 5,4 per cento. L'economia viaggia su livello di crescita superiore a quelli della media europea. Per produrre questi livelli di benessere in una società che subisce il declino demografico come tutti i Paesi ricchi, l'Olanda ha dovuto aprire le porte agli stranieri, che oggi rappresentano poco più del 10 per cento della popolazione ma che sono un fattore fondamentale dell'economia. La metà degli immigrati è turca e quindi di religione musulmana, vissuta in modo più o meno tiepido.

 

 

Oggi l'Olanda va alle urne. E, nonostante tutti i suoi buoni fondamentali, il voto si presenta incerto e con una grande incognita, quella relativa ai consensi che raccoglierà il partito del leader xenofobo Geert Wilders. Dovesse arrivare un suo exploit, l'Europa si troverebbe a rischio di un altro divorzio, già ribattezzato "Nexit", dal nome inglese dell'Olanda, Nederland. L'ipotesi appare improbabile, ma ha reso comunque delicato il voto di un Paese che è sempre stato politicamente tranquillo. Il Pvv, partito dell'ultradestra di Wilders è già presente nella Camera Bassa, che oggi viene rinnovata, con 15 deputati, ma le proiezioni lo danno in crescita esponenziale e secondo i sondaggi con il 15,2 per cento dei voti arriverebbe a 23 eletti. Naturalmente la fragilità del Pvv sta nel fatto che tutte le formazioni politiche hanno già fatto sapere che escludono ogni possibilità di alleanza con gli xenofobi. Quindi il partito, anche con un successo elettorale, si troverebbe isolato. Intanto il partito liberale del premier uscente Mark Rutte sembra in risalita e potrebbe riuscire a superare di poco il Pvv di Geert Wilders.

 

 

Resta una domanda: perché un Paese aperto, tollerante e senza grandi emergenze sociali si prepara comunque a riversare tanti voti su un leader xenofobo? Davvero il problema è l'immigrazione e il rischio di islamizzazione? In realtà il voto olandese ha qualcosa di molto simile al voto che ha portato Trump alla Casa Bianca. Nonostante la tripla AAA e un'economia brillante la società olandese viene da anni molto pesanti che hanno piegato il morale della classe media. Come l'America profonda, quella delle industrie che negli anni passati hanno sacrificato milioni di posti di lavoro, ha votato in massa Trump, così c'è anche un'Olanda mortificata e delusa che si prepara a dare con il voto un segnale di protesta. Le previsioni dicono che ad esempio tra i lavoratori del porto di Rotterdam, il più grande del mondo dopo quello di Shanghai, sono schierati per la maggioranza con Wilders. E può essere che tra loro ci siano anche stranieri che hanno acquisito il diritto di voto. Il lavoro c'è ma le condizioni sono sempre più precarie. Per i giovani le occasioni non mancano, ma con contratti volanti e stipendi bassi che non permettono di immaginare il futuro. Quanto all'immigrazione i problemi ci sono anche perché le città olandesi hanno ghettizzato gli stranieri in quartieri isolati. Ma i numeri dicono che i flussi stanno nettamente rallentando. Quindi è difficile parlare di invasione.

 

 

Se invasione c'è stata in Olanda è semmai quella delle multinazionali che hanno portato qui i loro quartier generali per via del trattamento fiscale favorevole. Ed è facile che il malessere che il paese vive sia legato anche a questo risvolto della globalizzazione, che concentra la ricchezza in pochi centri di potere economico e lascia la maggioranza della popolazione senza aspettative.

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