Il 10 l'esposizione

Ancora misteri sulla Sacra Sindone Un nuovo studio dice che è falsa

Ancora misteri sulla Sacra Sindone Un nuovo studio dice che è falsa
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La Sindone non smette mai di far parlare di sé. A oltre 800 anni dal suo ritrovamento il dibattito sulla sua veridicità è più che mai acceso. Un dibattito senza risparmio di colpi e in cui è difficile stare su posizioni intermedie. Intanto il lenzuolo continua ad essere al centro di una devozione che non conosce crisi.

Esposta il 10 agosto. La reliquia, così evocativa della Passione e morte di Gesù, venerdì 10 agosto verrà esposta nel Duomo di Torino. Sarà un momento di riflessione per i duemila giovani che sfileranno in Cattedrale, nella cappella Reale dove il Telo è permanentemente alloggiato nella teca che ne garantisce ottimali condizioni di conservazione. Il passaggio e la preghiera saranno il punto culminante di L’Amore lascia il segno, il piano pastorale voluto dall’arcivescovo torinese per i ragazzi della diocesi.

 

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Il nuovo studio. Ma, si diceva, per la Sindone non c’è mai pace. Pochi giorni fa era stato reso noto un nuovo studio condotto da Luigi Garlaschelli, chimico del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (Cicap) e Matteo Borrini, antropologo forense dell'Università di Liverpool, autori di uno studio pubblicato sul Journal of Forensic Sciences. Come si vede, siamo in un ambito di scienziati scettici per missione. Ebbene, Garlaschelli da anni studia il mistero della Sindone. Nel 2009 ne ha realizzato addirittura una copia perfetta  offrendosi come cavia del proprio esperimento, realizzato utilizzando tecniche alla Csi. «Grazie all'analisi degli schizzi di sangue», hanno spiegato i due ricercatori all’agenzia Agi, «abbiamo dimostrato che la quasi totalità delle macchie sulla Sindone non sono compatibili con nessuna posizione di un corpo umano, né crocifisso e né supino nel sepolcro. Abbiamo fatto varie prove sia sul mio corpo che usando un manichino e non abbiamo alcun dubbio che le macchie somigliano più a pennellate che a colature vere di sangue».

Un certo tipo di sangue. Che si tratti di sangue nessuno lo contesta. Paolo Di Lazzaro, ricercatore Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia, ha firmato un nuovo studio con ricercatori Inrim e Cnr in cui rivela un dettaglio nuovo: si tratta di sangue di una persona che ha subito torture. «Le macchie sono di vero sangue, c’è emoglobina antica, e non ocra o altro, mentre c’è chi, come il Cicap, continua a sostenere il contrario. È un tipo di sangue che resta rosso se colpito da raggi ultravioletti compatibili con la luce del sole», ha spiegato sempre Paolo Di Lazzaro. Un fenomeno che si verifica solo con un preciso tipo di sangue: «Quello di un malato di ittero, o di chi è stato torturato».

 

 

La scritta in aramaico. E non finisce qui. Uno studioso francese, Thierry Castex, ha scoperto di recente un’altra iscrizione sulla Sindone, come ha reso noto La Stampa. La scritta è in aramaico, la lingua dei primi cristiani. Non è una novità che si scoprano sulla Sindone iscrizioni del I secolo. Nel 1978, un professore di Latino dell’Università Cattolica di Milano ne ha individuate alcune per la prima volta. Per verificare la scoperta è stata sentita Barbara Frale, dell’Archivio Segreto Vaticano. Si sospettava che fosse un’iscrizione realizzata dai Templari all’epoca in cui custodivano la Sacra Sindone, ma la Frale, esperta nello studio di quest’Ordine cavalleresco oggi estinto, ha scartato questa ipotesi.

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