L'applauso degli Usa all'Italia per l'accoglienza degli immigrati
L’Italia è uno dei paesi più progressisti, in materia di politica migratoria. Lo dice il Washington Post, che fa notare come la posizione delle nostre autorità pubbliche nei confronti degli immigrati faciliti il loro ingresso in Europa. Migliaia e migliaia di rifugiati sono stati accolti, scappati dalla guerra e dalla povertà di Siria, Iraq, Libia, Sud Sudan. A causa del deflagrare di nuovi conflitti, il loro numero è aumentato drammaticamente nell’ultimo anno: secondo il ministero dell’Interno, infatti, sarebbero 119.839 le persone sbarcate in Italia da gennaio, più del doppio rispetto al 2013. L’operazione Mare Nostrum, a cui ha dato avvio l’ex premier Enrico Letta, ha messo in campo ulteriori risorse, mediche e militari, suscitando aspre polemiche da parte di chi ha fatto notare lo squilibrio tra i costi sostenuti dall’Italia e gli aiuti ricevuti dall’Europa.
Il 27 agosto il ministro Alfano ha incontrato Cecile Malmstrom, la commissaria europea agli Affari Interni, per raggiungere un accordo sul maggiore coinvolgimento dell’Europa nella gestione dell’immigrazione. Pare dunque che, a partire da novembre, Mare Nostrum darà il cambio a Frontex Plus. Il nuovo piano prevede l’impiego di altri mezzi militari, la creazione di un coordinamento tra i paesi dell’Unione, i paesi da cui provengono gli emigranti e le Nazioni Unite. Si cercherà inoltre di rafforzare il dialogo tra gli Stati interessati soltanto dal transito dei flussi migratori.
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L’atteggiamento di accoglienza assunto dall’Italia nei confronti degli immigrati è stato fortemente influenzato dalle parole di Papa Francesco, secondo il Washington Post. Il pontefice, infatti, ha più volte esortato i fedeli (e non) ad essere compassionevoli nei confronti di chi vive la tragedia di dovere scappare dalla propria casa. Ha chiesto alla politica, non solo italiana, di essere seria e responsabile e di adottare uno sguardo che «coinvolga tutti i livelli: globale, continentale, di macro-regioni, di rapporti tra nazioni, fino al livello nazionale e locale», «perché non ci si può limitare a rincorrere le emergenze». Il papa si è scagliato contro l’indifferenza che nasce dal culto dell’edonismo individualistico, quell’indifferenza che ci priva di qualsiasi senso di responsabilità nei confronti del prossimo: «tutti noi rispondiamo così “non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io”. Oggi nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna». Ciò porta a confondere la vera carità con un pietismo a poco prezzo, assuefatto al dolore altrui. Il pontefice ha dunque più volte pregato di avere «la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi e anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socioeconomiche che aprono la strada a drammi come questo».