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Appunti utili sull’olio di palma (la Nutella potete mangiarla)

Appunti utili sull’olio di palma (la Nutella potete mangiarla)
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Il 16 giugno, ospite di una trasmissione televisiva, il ministro dell’Ecologia francese, Ségolène Royal, ha lanciato un appello al popolo d’Oltralpe: «Non mangiate più Nutella, per salvare il pianeta». L’ex candidata alla presidenza della Repubblica s’è scagliata contro il prodotto più noto della multinazionale italiana Ferrero, colpevole di contenere anche olio di palma, un prodotto sempre più sfruttato nell’ambito della produzione industriale di cibo e che ha provocato, negli anni, un fortissimo fenomeno di deforestazione: in molti Paesi poveri, dove l’olio di palma è diventata una grande e inaspettata risorsa economica, si è deciso infatti di abbattere numerose foreste per fare spazio a coltivazioni di palme.

Dopo che la polemica è montata, con l’indignazione del Gruppo Ferrero e di tanti altri esponenti della politica e della società italiana, l’ex compagna di François Hollande ha rapidamente fatto marcia indietro, scusandosi pubblicamente su Twitter.

 


Nonostante ciò il ministro francese ha avuto il merito di riportare in auge un tema globale che, da diverso tempo, è assai dibattuto, ovvero quello dell’uso e della pericolosità dell’olio di palma.

 

 

Che cos’è? L’olio di palma è un grasso vegetale che viene estratto dalle drupe, cioè dai frutti di alcune varietà di palme coltivate soprattutto in Indonesia e Malesia. Pur essendo di origine vegetale, l’olio in questione ha una composizione in acidi grassi più simile al burro che agli altri grassi vegetali, contenendo essenzialmente grassi saturi (tecnicamente detti palmitico, stearico e laurico).

Dove si usa? Come ben sapranno coloro che hanno un minimo di nozioni culinarie, nella maggior parte delle ricette di dolci è necessario l’uso di una certa quantità di sostanze grasse, che facilitano la creazione di una miglior struttura e consistenza del prodotto finito. Il burro, ad esempio, è uno dei più apprezzati in tal senso. Ma, come detto, l’olio di palma è un composto praticamente identico al burro e per questo si è iniziato ad usarlo anche su scala industriale: lo ritroviamo nella lista degli ingredienti della maggior parte dei biscotti e delle merendine al supermercato, nelle farciture dei dolci confezionati e nelle creme spalmabili, oltre che in quasi tutti i cibi pronti o prodotti per la prima infanzia.

Perché si usa tanto? Di fatto l’olio di palma, nella produzione su vasta scala, ha praticamente sostituito l’uso del burro. Il motivo principale è semplice: costa decisamente meno. Oltre a ciò, però, ha un'alta produttività e una resa alta in termini di conservazione degli alimenti rispetto al burro. Senza contare, poi, che è completamente insapore e che quindi non va ad intaccare il gusto dei prodotti finiti.

 

 

Le polemiche. Le accuse mosse all’olio di palma sono le più varie: fa male alla salute; rovina il sistema cardiocircolatorio; forse è cancerogeno; è responsabile di una violenta deforestazione; mette a repentaglio interi ecosistemi. In sostanza, secondo molti (tipo il ministro Ségolène Royal), l’olio di palma ha un’influenza negativa in ben tre campi: sociale, ambientale e sanitario. Cerchiamo di analizzare i tre aspetti con ordine e chiarezza.

  • Ambito sociale: la diffusione dell’olio di palma ha portato sia effetti negativi che effetti negativi in tal senso. Come sottolinea l’International Business Time, il tema più dolente è quello del cosiddetto “land grabbing”, ossia l'appropriazione di terre da parte delle aziende per la coltivazione delle palme, problema particolarmente sentito in Indonesia e Malesia, che insieme garantiscono circa il 90 percento della produzione globale di olio di palma. Questa pratica viene spesso condotta senza alcuna consultazione con le comunità locali, che non ricevono alcun risarcimento per gli enormi cambiamenti subiti dai territori nei quali vivono. Contemporaneamente, però, queste coltivazioni forniscono possibilità lavorative in luoghi dove sono tradizionalmente scarse e secondo svariate indagini lo sviluppo di questa attività porta anche un miglioramento delle infrastrutture e dei servizi sociali, insieme ad una riduzione della povertà.
  • Aspetto ambientale: il più semplice forse da intuire. Per portare avanti una così intensa produzione di olio c’è bisogno di tantissime piante e per aver tantissime piante c’è bisogno di tantissimo spazio. Per questo sempre più alberi vengono abbattuti per fare spazio alla coltivazione di palme, da cui poi si può estrarre il tanto importante olio.
  • Aspetto sanitario: sicuramente il più delicato e quello che preoccupa maggiormente il grande pubblico. Fa veramente male l’olio di palma? Non più del burro, essendo un grasso saturo pari a questo. Il problema, piuttosto, è la conoscenza di questo prodotto. Fino a poco tempo fa, infatti, ben in pochi sapevano della sua esistenza e, soprattutto, della sua essenza. Il suo uso massiccio in prodotti di cui facciamo un uso quotidiano porta quindi le persone a ingerire grandi quantità di olio di palma, senza sapere che si tratta di un grasso saturo e quindi portatore di svariate malattie cardiovascolari se consumato in dosi massicce. Però, come detto, questi effetti sono quelli relativi a qualsiasi tipo di grasso saturo, e non sono quindi da considerare come specifici dell'olio di palma. 

È veramente pericoloso? Dopo aver analizzato tutti questi aspetti, possiamo arrivare alla conclusione che, in sé, l’olio di palma non è pericoloso, ma è il suo uso smodato a portare a conseguenze di un certo rilievo. Se sul lato sanitario un’attenta analisi di ciò che compriamo (e dunque mangiamo) e una corretta informazione possono già fare molto, per quanto riguarda gli aspetti delle problematiche sociali e ambientali ci troviamo innanzi a situazioni che esistono e che pertanto non possono né devono essere ignorate. Contemporaneamente, però, bisogna ricordarsi anche dei vantaggi che le coltivazioni hanno portato alle popolazioni locali. In questo senso, quindi, vanno riconosciuti gli sforzi che stanno facendo diverse aziende “virtuose” che stanno cercando di migliorare la situazione, o quantomeno di non aggravarla, senza comunque rinunciare al potenziale dell’olio di palma in termini industriali ed economici.

 

 

Possiamo continuare a mangiare la Nutella? Chiudiamo con il dilemma che, ne siamo certi, interessa più persone: possiamo quindi continuare a mangiare la Nutella tranquillamente? Assolutamente sì, sempre che non esageriate con le quantità. Anche perché, a differenza di ciò che pensa il ministro dell’Ecologia francese, la Ferrero è una delle aziende mondiali che si sta maggiormente sforzando per evitare che l’olio di palma, che usa in gran quantità, diventi un problema. Il 100 percento dell’olio di palma usato dalla Ferrero, infatti, è olio di palma certificato e ciò significa che le palme vengono coltivate solo in certe aree, senza intaccare le foreste e con un'agricoltura sostenibile. E ad affermarlo è addirittura Greenpeace: «La Ferrero è stata una delle prime aziende ad annunciare una politica per porre termine all'utilizzo di olio di palma derivante dalla deforestazione. Inoltre è stata anche una delle prime società a supportare il Palm Oil Innovation Group, un'associazione di produttori, aziende e ONG impegnate a proteggere le foreste, i terreni torbosi e la fauna, così come a prevenire lo sfruttamento di lavoratori e comunità locali. Infine Ferrero, a differenza di altri, è trasparente e responsabile in merito ai progressi compiuti nel tenere fede a questi impegni». Se questo non bastasse, anche il Wwf ha espresso il suo sostegno alla Ferrero, difendendone l’operato.

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