Prevenzione e contrasto del Covid

Arrivano gli infermieri di famiglia e comunità: entro metà novembre operativi 39 operatori

Il nuovo servizio entrerà in azione da lunedì 26 ottobre. Nel mese successivo a pieno regime tutto il personale in via di formazione al Papa Giovanni. I nuovi infermieri si occuperanno di potenziare le azioni di limitazione dei contagi, collaborando al monitoraggio e raccordandosi con il territorio

Arrivano gli infermieri di famiglia e comunità: entro metà novembre operativi 39 operatori
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L’importanza di una medicina territoriale forte è emersa in tutta la sua evidenza nei mesi più difficili dell’emergenza sanitaria, tanto da indurre Regione Lombardia a introdurre con un apposito provvedimento due nuove figure professionali: quelle dell’infermiere di famiglia e di comunità. Questo nuovo servizio entrerà operativamente in azione da lunedì 26 ottobre, ma i corsi di formazione all'ospedale di Bergamo sono partiti già martedì 6 ottobre. I nuovi infermieri si occuperanno innanzitutto di potenziare le azioni di limitazione dei contagi, collaborando al monitoraggio delle persone in isolamento domiciliare, e favoriranno il collegamento con i servizi di prevenzione e di cure primarie dell’Ats, con i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, le unità speciali di continuità assistenziale (Usca) e le Unità Territoriali per l’Emergenza Sociale Covid-19 (Utes). Inoltre, svolgeranno un importante ruolo anche nella campagna di vaccinazione antinfluenzale e per quanto riguarda la sensibilizzazione delle famiglie in merito ai comportamenti corretti da adottare durante l’isolamento.

Nonostante in questa fase iniziale questa nuova figura sia rivolta in particolar modo alla gestione dell’emergenza sanitaria, l’infermiere di famiglia e di comunità è destinato ad assumere un ruolo chiave per la presa in carico delle persone: faciliterà l’accesso ai servizi socio sanitari e promuoverà la salute delle famiglie e della comunità. L’infermiere di famiglia e di comunità promuove infatti, nell’ambito territoriale di riferimento, un’assistenza di natura preventiva, curativa, riabilitativa e palliativa, differenziata per bisogno e per fasce d'età. Entro la metà di novembre saranno a pieno regime tutti i 39 operatori. L’obiettivo dei corsi di formazione è di garantire l’orientamento, l’ambientamento e l’inserimento dei nuovi infermieri nei contesti territoriali in cui sarà attivato il servizio. L’Asst Papa Giovanni XXIII sarà competente per la città di Bergamo i Comuni limitrofi degli ambiti Valle Imagna - Villa d’Almé e della Val Brembana.

«Questa nuova funzione infermieristica completa l’insieme delle figure preposte a garantire la continuità delle cure e della presa in carico assistenziale – commenta Simonetta Cesa, direttore della Direzione delle Professioni sanitarie e sociali dell’Asst Papa Giovanni XXIII -. Attraverso il lavoro di rete, sostiene l’integrazione tra la persona assistita, la sua famiglia e i diversi interlocutori con i sistemi che costituiscono la rete territoriale. La continuità assistenziale è un obiettivo perseguito costantemente nei nostri servizi attraverso modelli organizzativi ed assistenziali sviluppati nel tempo: la centrale delle dimissioni protette istituita nel 2008, le figure di case manager sviluppatesi in particolare nell’ultimo decennio, periodo nel quale è stata anche completata e rafforzata l’organizzazione modulare dell’assistenza in regime di degenza che prevede un infermiere referente per ogni persona assistita. In questa prima fase, ovviamente, rivolgeremo le nostre attenzioni alla prevenzione e al contrasto di un’eventuale recrudescenza della pandemia».

La formazione, sotto il coordinamento di Monica Casati, responsabile della formazione per la Direzione delle professioni sanitarie e sociali, è strutturata secondo tre fasi: la prima di orientamento, già conclusa, ha approfondito gli elementi caratterizzanti la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità. La seconda fase, di ambientamento, si articola in due settimane di formazione teorica ed esperienziale e tra i temi approfonditi ci saranno: la conoscenza dell’intera offerta dei servizi socio sanitari del territorio, la prevenzione delle infezioni e la sorveglianza sanitaria con particolare riferimento al Covid, la rete di servizi e delle strutture con cui l’infermiere dovrà collaborare. Infine, la terza fase di inserimento consoliderà gli elementi del ruolo e di attivazione del servizio nella sua fase pilota.

La Direzione delle professioni sanitarie e sociali e la Direzione socio sanitaria del Papa Giovanni XXIII ha reclutato i professionisti ritenuti idonei selezionandoli tra i dipendenti sulla base di criteri formativi e di carriera professionale. Al progetto hanno contribuito Cristina Caldara, responsabile dei processi socio assistenziali territoriali, e le coordinatrici infermieristiche Anna Maria Lidani, responsabile coordinamento del personale, e Cinzia Prometti, coordinatore infermieristico del servizio infermieri di famiglia e comunità, Presst servizi sanitari di continuità.

«Ringrazio la Direzione delle professioni sanitarie e sociali e il Servizio risorse umane per la rapidità con la quale hanno reclutato gli infermieri – conclude il direttore sociosanitario Fabrizio Limonta -. Un ringraziamento va anche a tutti gli operatori che hanno scelto di mettersi in gioco e di scommettere con noi su questo importante progetto. Già da novembre l’infermiere di famiglia opererà in stretto coordinamento con i servizi sanitari e sociosanitari del Papa Giovanni, con i medici di medicina generale e con tutta la rete dei servizi presenti sul territorio».

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