La caccia ai terroristi

Uccisi i fratelli e il sequestratore 4 i morti in un market ebraico

Uccisi i fratelli e il sequestratore 4 i morti in un market ebraico
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I due blitz che hanno messo la parola fine ai tre giorni di terrore che hanno insanguinato la Francia si sono conclusi poco dopo le 17.15 di oggi, venerdì 9 gennaio. Con un tragico bilancio. Tra attentatori e ostaggi sono morte 7 persone, ci sono 4 feriti gravi e 3 feriti meno gravi.

Una lunga giornata assai convulsa quella di oggi, legata a doppio filo con i tragici fatti degli ultimi giorni. Dopo l’attentato a Charlie Hebdo si era scatenata una gigantesca caccia ai killer. Dapprima nelle periferie di Parigi, poi in Piccardia, a 85 chilometri a nordest della capitale, e poi ancora a Parigi. Un imponente schieramento delle forze di sicurezza francesi, 88mila uomini, sono stati schierati per catturare i sospetti autori della strage, quasi 10mila soltanto nella regione di Parigi, fra i quali reparti di paracadutisti.

Le zone su cui si sono concentrate le forze speciali sono state due. La prima, Dammartin-en-Goële, dove i fratelli Kouachi, sospetti autori del massacro di Charlie Hebdo, sono stati uccisi. Erano asserragliati in una tipografia. Senza saperlo hanno tenuto in ostaggio una persona, che è stata liberata dal blitz. Si tratta del titolare della tipografia, che all’arrivo dei due fratelli si è nascosto in uno scatolone e da lì ha potuto telefonare e comunicare con la polizia. La zona è a 50 chilometri a nord di Parigi, poco lontano dalle piste di atterraggio dell'aeroporto parigino Charles De Gaulle, i cui voli sono stati deviati. I due fratelli erano sotto assedio fin dalla mattinata e le forze speciali di polizia avevano impiegato anche 5 elicotteri a sorvolare la zona. Said e Chérif Kouachi sarebbero arrivati a Dammartin-en-Goële dopo aver deviato la loro corsa di ritorno a Parigi perché braccati.

 

 

L’altro punto caldo, quello dove si è avuto il bilancio più tragico, è stato un supermercato kosher. Si tratta di un negozio che vende prodotti alimentari autorizzati dal rabbinato per i fedeli osservanti di religione ebraica, ed è a Porte de Vincennes, a Parigi, a poca distanza dalla sede del giornale satirico attaccato mercoledì. Era quasi l’orario di chiusura, lo shabbat, il sabato ebraico si stava avvicinando e nel negozio c’erano gli ultimi clienti. Una persona fa irruzione e si barrica tenendo in ostaggio i clienti e chiede la liberazione dei fratelli Kouachi. Immediato l’intervento delle forze speciali, supportate anche dagli agenti del Mossad inviati da Israele su ordine del premier dello stato ebraico Beniamin Netanyahu.

Anche questo secondo blitz, condotto in contemporanea con quello di Dammartin-en-Goële, si è concluso con l’uccisione del sequestratore. Si tratta di Amedy Coulibaly, che era anche l’autore della sparatoria nel quartiere di Montrouge a sud di Parigi dell’8 gennaio, dove era morta una poliziotta, e per questo era ricercato. Coulibaly aveva 32 anni ed era nato a Juvisy-sur-Orge, nella regione dell’Île-de-France. Minorenne era stato condannato per furto di armi nel 2001, e pare avesse contatti con Chérif Kouachi dal momento che tra il 2005 e il 2006 entrambi sono stati in prigione a Fleury-Mérogis, a Parigi. Nel 2010 Coulibaly era stato arrestato dalla polizia antiterrorismo per aver aiutato Smaïn Aït Ali Belkacem a evadere di prigione. Smaïn Aït Ali Belkacem è una delle figure chiave degli attentati alla metro di Parigi del 1995.

 

 

Secondo Le Monde, Coulibaly e Kouachi hanno avuto lo stesso mentore: Djamel Beghal, condannato per gli attacchi alla metro di Parigi. Sul terreno sono rimasti anche altri 4 morti, tra gli ostaggi. Si pensa siano stati uccisi dallo stesso Coulibaly quando ha fatto irruzione. Un giallo riguarda invece la figura della compagna di Coulibaly, Hayat Boumedienne. Secondo alcuni sarebbe stata uccisa, altri dicono che sarebbe fuggita nascondendosi tra gli ostaggi, altri ancora che non sarebbe nemmeno stata a Porte de Vincenne.

 

9 gennaio

 

Ore 17. I fratelli Said e Chérif Kouachi sono stati uccisi nell’attacco della polizia a Dammartin-en-Goële, a 40 chilometri dalla capitale, nella fabbrica in cui si erano barricati. L'ostaggio è stato liberato. I due fratelli erano sospettati della strage di mercoledì al settimanale satirico Charlie Hebdo. Fonti di AFP dicono che avrebbero affrontato direttamente gli agenti.

In contemporanea, un blitz è scattato anche a Parigi nella zona di Porte de Vincennes dove un uomo aveva preso in ostaggio alcune persone in un supermarket ebraico. Anche il sequestratore, forse il terzo uomo del commando di Charlie Hebdo, è stato ucciso dalla polizia. Ma prima di essere colpito a morte avrebbe aperto il fuoco e ucciso quattro ostaggi. Altri quattro sono feriti.

Ore 14. Mentre a una quarantina di chilometri a nord-est di Parigi è in corso l'assedio finale contro i fratelli Kouachi, sospettati del massacro di Charlie Hebdo, a est della capitale, nella zona di Porte de Vincennes, intorno alle 13, si è verificata una sparatoria nei pressi di un supermercato alimentare ebraico. Un uomo armato con due mitragliette, Amedy Coulibaly, ha sequestrato sei persone. Fonti giornalistiche hanno parlato di due morti, ma su questo punto le versioni sono contrastanti. L'uomo e si sarebbe fatto riconoscere dalla polizia come l’assassino della poliziotta a Montrouge: «Sapete chi sono! Sapete chi sono!», ha gridato. Coulibaly ha 33 anni e proviene da Juvisy-sur-Orge, nella regione di Ile-de-France. Nella zona si sono concentrati un centinaio di poliziotti e le teste di cuoio sono pronte a un blitz.  Il killer ha numerosi precedenti penali. Secondo Le Monde, Coulibaly e Cherif Kouachi erano entrambi dei convinti seguaci di Djamel Beghal, condannato per terrorismo. Per la sparatoria di ieri a Montrouge è ricercata anche Hayat Boumeddiene, 26 anni, compagna di Coulibaly dal 2010.

Sull'altro fronte, intanto, i fratelli Kouachi sono asserragliati con un ostaggio nel capannone di un'impresa che produce segnaletica stradale a Dammartin en Goelle. Trattative sono in corso con le forze di polizia per il rilascio dell'ostaggio. Tutte le strade di accesso alla località sono state bloccate, i cellulari non funzionano più e gli abitanti sono stati invitati a non uscire di casa. Nell'area sono stati fatti convergere elicotteri della polizia francese e centinaia di mezzi delle forze dell’ordine

Una giornalista del Guardian ha cercato di ricostruire le ultime ore dei sospettati della strage di mercoledì, anche se le notizie sono frammentarie. Questa mattina i due fratelli sarebbero stati fermati a un posto di blocco lungo l’autostrada N2, in direzione Parigi. C’è stata una sparatoria, ma nessuno è rimasto ferito (in un primo tempo si era parlato di due morti e trenta feriti). I due sarebbero poi fuggiti verso Dammartin-en-Goele e giunti in una zona industriale si sarebbero barricati nella sede della Création Tendance Decouverte.

Le Figaro riporta la testimonianza dell’insegnante a cui, attorno alle 8.10, i due hanno rubato l’auto a Montagny-Sainte Félicité, un piccolo comune nel dipartimento dell’Oise della regione della Piccardia. Saliti su una Peugeot 206, avrebbero poi fatto passare dietro la donna che stava guidando e poco più avanti l'avrebbero fatta scendere. […] La Renault Clio che i sospetti avevano usato per allontanarsi da Parigi era stata abbandonata un centinaio di metri prima.

Durante la notte la caccia era proseguita più a nord, nel dipartamento dell’Ausne, all’interno di una vasta foresta. La zona rurale era stata inutilmente setacciata per ore e ore. I ricercati, probabilmente, erano già fuggiti, spostandosi verso la capitale.

In mattinata il ministro degli Interni francese aveva intanto confermato che esistono “elementi importanti” che collegano la sparatoria di giovedì mattina a Montrouge, a cinque chilometri a sud di Parigi, nella quale è stata uccisa una poliziotta, con l’attacco terroristico contro Charlie Hebdo. Secondo fonti giornalistiche, due persone sono state arrestate, mentre l’uomo che ha sparato con un'arma automatica e indossava un giubbotto anti proiettile è ancora in fuga. Reuters ha scritto che fa parte dello stesso gruppo jihadista dei fratelli Kouachi. Alcuni testimoni hanno raccontato di avere visto due auto scontrarsi e che gli spari sono cominciati quando una poliziotta è arrivata sul posto per capire cosa fosse successo. Nelle ore precedenti erano circolate informazioni che facevano pensare a una vicenda separata.

Da tre giorni un imponente schieramento delle forze di sicurezza francesi, 88mila uomini, sono in campo per catturare i sospetti autori della strage al giornale satirico francese, quasi 10mila soltanto nella regione di Parigi, fra i quali reparti di paracadutisti.

 

killer

 

8 gennaio

Il 7 gennaio francese come l’11 settembre americano. Dopo la strage nel cuore dell’Europa laica e democratica, modello di convivenza e integrazione tra culture, ieri, 8 gennaio, in Francia è stato il giorno del lutto. A mezzogiorno il minuto di silenzio è stato religiosamente rispettato in tutto il Paese, mentre suonavano le campane di Notre Dame. In serata, anche la scintillante Tour Eiffel ha spento le sue luci in omaggio alle vittime. L’appello all’unità nazionale - l’ex presidente Nicolas Sarkozy è andato per la prima volta all’Eliseo a trovare Hollande - per il momento regge. I parigini si sono poi riuniti in raccoglimento alle 18 in Place de la Republique per manifestare contro il terrorismo. L’invito è arrivato dal sindaco Anne Hidalgo attraverso twitter.

Identificati, ma ancora non catturati, i responsabili. Giovedì, dopo una concitata caccia all'uomo, la polizia francese, su segnalazione di un benzinaio, ha localizzato nei pressi di Villers-Cotterets, città della Piccardia, a 85 chilometri a nordest di Parigi, i sospettati dell’attentato al giornale satirico che ha avuto come bilancio 12 morti e almeno 11 feriti. Si tratta di Said e Cherif Kouachi, fratelli franco-algerini di 32 e 34 anni. I due viaggiavano lungo la statale RN2 in direzione della capitale su un’auto carica di armi e con la targa nascosta.

Said e Cherif Kouachi vivevano a Reims ed erano schedati come «delinquenti comuni radicalizzati». Convertiti all’islam radicale, erano tornati dalla Siria quest’estate. Sono stati riconosciuti grazie alla carta d’identità ritrovata nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga. Uno di loro, Cherif Kouachi, era un personaggio già noto alle forze dell’ordine: arrestato nel 2008 per la sua attività di reclutamento di estremisti da inviare in Iraq, era stato condannato a 3 anni che sono diventati 18 mesi con la condizionale. Poi, scontata la pena, nessun altro controllo.

L’autista del commando, Hamyd Mourad, 18enne, si è costituito dopo aver visto circolare il suo nome sui social network. Ma attorno all’identità di quest’ultimo si è creato un piccolo giallo. Pare si tratti di un caso di omonimia e a sua difesa è intervenuto un compagno di scuola, che avrebbe dichiarato che Hamyd era in classe al liceo di Charleville-Mézières al momento della sparatoria.

La ricostruzione della strage. Sono le 11.30 di mercoledì 7 gennaio: due persone incappucciate, vestite di nero, fanno irruzione nella sede del giornale e aprono il fuoco con i kalashnikov. L'assalto dura 5 minuti e lascia sul terreno 12 corpi senza vita. Tra i morti il direttore del periodico, Stéphan Charbonnier, meglio noto con il nome Charb, il famoso vignettista Georges Wolinski, i disegnatori che si firmavano Cabu, Tignous, Honoré e quattro collaboratori di Charlie Hebdo. Nella mattinata di ieri a Charlie Hebdo era in agenda la riunione di redazione e tutti quanti lavorano al giornale erano presenti.

Gli attentatori dopo essere entrati a piano terra e ucciso il portinaio, sono saliti al primo piano e hanno aperto il fuoco all'impazzata. Alcuni dipendenti di loro riusciti a fuggire sui tetti. Finito il massacro in redazione, prima di iniziare la loro fuga, i killer hanno ucciso, a sangue freddo, anche Ahmed Merabet, poliziotto francese di religione musulmana e di origine probabilmente algerina, che prestava vigilanza presso il periodico parigino. Pare che per strada gli attentatori abbiano urlato “Allah Akbar” (Allah è grande). Risaliti in auto, dall’11esimo arrondissement, dove si trova la sede di Charlie Hebdo, i terroristi hanno guidato fino al 19esimo, nella periferia nord est di Parigi, hanno abbandonato la vettura perché pare abbiano sbandato contro un marciapiede e ne hanno sequestrata un’altra per proseguire la fuga.

La caccia ai killer è stata data per tutto il giorno dalle teste di cuoio francesi dei reparti RAID (Recherche, Assistance, Intervention, Dissuasion), la sezione speciale delle forze di polizia francesi composta da 168 agenti, che rappresenta la principale unità anti-terrorismo del Paese e si occupa di sequestri, attentati, ammutinamenti e arresti di criminali molto pericolosi. Le indagini e le ricerche si sono concentrate nel quartiere “caldo” della Ronde Couture, a Reims, capoluogo della regione Champagne a nord di Parigi e a Charleville-Mezières, non lontano dalla frontiera col Belgio.

La condanna del mondo e la solidarietà. Il mondo intero ha espresso la sua condanna per la strage e la polizia francese ha aumentato l’allerta in tutta Parigi, rafforzando le misure di sicurezza alle sedi di altri giornali. Lo stesso è stato fatto in altre città europee, tra cui Roma.

Nella serata di martedì decine di migliaia di persone a Parigi e in molte città francesi hanno dato il via a manifestazioni di solidarietà e cordoglio nei confronti delle vittime. In tutto il mondo, da Mosca a New York, passando per Roma, Il Cairo, Madrid, Tunisi, Washington, Toronto, si sono organizzate manifestazioni. Persone armate di matita, chi nel taschino, chi dietro l’orecchio, si sono radunate per condannare il vile attacco contro la libertà e la democrazia in Europa. Hanno mostrato cartelli con la scritta “Je suis Charlie” (“Io sono Charlie”) in bianco su fondo nero, a segno di lutto. Una scelta adottata da quasi tutti i quotidiani francesi in prima pagina e da moltissime persone, in tutto il mondo, sui social network.

In tutta la Francia, nelle strade, nei negozi, sulle t-shirt dei ragazzini che vanno a scuola, ovunque c’è «Charlie» o un suo simbolo. “Vigipirate”, il dispositivo antiterroristico, è stato inasprito, uomini in divisa sono praticamente ovunque in città.

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