Per «fattore umano»

Aumento dei costi dei c/c Ubi Ma qualcosa non torna...

Aumento dei costi dei c/c Ubi Ma qualcosa non torna...
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«Gentile Cliente, negli ultimi anni la banca ha dovuto far fronte, per effetto di fattori generati dal contesto esterno, a maggiori costi connessi alle procedure e alle attività di gestione dei rapporti con la clientela, che hanno inciso sull’equilibrio economico dei rapporti stessi. Più in particolare, per un verso, posto che la prestazione dei servizi alla clientela richiede l’apporto del fattore umano, la Banca ha dovuto sostenere anno per anno i maggiori costi derivanti dall’incremento di alcune voci retributive, dovute per effetto degli accordi collettivi di lavoro applicabili al settore».

Il gentile cliente sarei io, e quello che leggete è il mio estratto conto. In pratica, Ubi Banca mi sta dicendo che i costi legati alla gestione del conto corrente aumenteranno. Nel mio caso, dovrò pagare un euro in più ogni mese, dodici euro l’anno, e se l’austerity ci ha insegnato qualcosa è che ogni costo in più che dobbiamo sopportare ne va del nostro stile di vita. Io dovrò rinunciare a due cinema ogni anno, o magari a una pizza. E perché? Chi lo ha deciso? Nel caso in questione è la banca che ce lo sta dicendo: il personale costa, quindi ci servono più soldi.

 

 

È strano però come la notizia abbia fatto insorgere i sindacati. Giovedì 26 aprile c’è stata una nuova riunione tra i vertici aziendali e i rappresentanti, che chiedevano una spiegazione a questo aumento segnalato da correntisti come me, che da oltre vent’anni, magari, hanno un rapporto umano con i dipendenti della banca. Tutte le organizzazioni sindacali hanno redatto un volantino, mentre alcune hanno emanato un comunicato stampa.

All’interno delle varie sedi girava il volantino dal titolo forte e chiaro: Un attacco ai dipendenti?. Una sorta di manifesto contro questi aumenti che, di fatto, vengono giustificati da un vecchio accordo sindacale. Anche perché l’aumento è proporzionale al conto: a me un euro, ma per altri l’aumento è stato di venti, trenta, cinquanta euro. Si legge in alcuni passaggi: «Cresce di ora in ora lo stupore e l’indignazione fra i colleghi per le comunicazioni della Banca che motiva l’aumento dei costi alla clientela con gli incrementi retributivi previsti dagli Accordi collettivi di settore (sottoscritti peraltro dalle Banche stesse!). I colleghi di filiale ci segnalano di esserne venuti a conoscenza solo in conseguenza delle rimostranze della clientela e si trovano ora in grossa difficoltà nel gestire le lamentele che, in alcuni casi, stanno sfociando in richieste di chiusura dei rapporti. Incredibile ma vero! Nel mirino...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 5 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 3 maggio. In versione digitale, qui.

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