Avvertenze e modalità d'uso del non-allarme sul vaccino
7 novembre: un uomo - anziano e piuttosto male in salute - muore d’infarto. Capita. Ma l’uomo, un’ora prima, era stato vaccinato contro l’influenza. Quale vaccino? Il Fluad, dell’azienda svizzera Novartis. Qualche giorno dopo - nel frattempo altre migliaia di anziani erano state vaccinate - altre due persone ultra ottantenni, messe maluccio, seguono la stessa trafila: vaccinazione e successivo decesso. Che vaccino? Il Fluad. Ahi!
A venerdì sera erano undici le persone che presentavano lo stesso quadro clinico con esito infausto. Ce n’era abbastanza perché la casa produttrice ritirasse le partite di vaccino, divise in due lotti: mezzo milione di dosi. E perché tutti i notiziari lanciassero il non-allarme secondo lo schema consueto: sono morti in tre, i morti sono cinque, sono undici i morti, forse ci saranno altri casi, ma non allarmatevi. Stanno ritirando tutte le partite sospette, non allarmatevi. E i medici di base che telefonano ai loro vecchietti: tranquilli, siete stati vaccinati con altri vaccini. Bravissimi i medici che lo hanno fatto. I vecchietti si curano anche tranquillizzandoli.
Che sta succedendo, dunque? I vaccini, tra tutti i presidi medici, sono i più controllati. Quelli di Fluad, che sono un po’ diversi dagli altri, lo sono ancora di più. La Novartis ha ricontrollato tutto e garantisce che non ci sono stati errori nella produzione. Gli crediamo. Ma i morti, anche loro ci sono. E chi non vede di buon occhio le vaccinazioni - non solo quelle antinfluenzali, anche tutte le altre - ha trovato modo di farsi sentire. Un tempo si diceva - e forse lo si dice ancora - “Post hoc non propter hoc”, cioè “Che sia accaduto dopo un evento, non significa che sia accaduto a causa del medesimo”. Che uno muoia dopo esser stato vaccinato, non significa che sia morto per esserlo stato.
Tre cose verrebbero da dire su questa vicenda.
La prima riguarda l’uso della frase sciagurata: non è ancora stato dimostrato il nesso tra la vaccinazione e il decesso. Come si diceva che non era stato dimostrato il nesso fra uranio impoverito e le morti per leucemia dei militari in Kosovo. Ma il fatto che una correlazione non sia dimostrata non significa che non esista. Quando sul referto del check up annuale troviamo scritto che non c’è traccia della presenza di un tumore non significa che c’è la prova che il tumore non ci sia (che è quello che vorremmo sapere). Ma a certe sottigliezze logiche, la gran parte della popolazione non perviene. Dunque: che non esista la prova provata del nesso Fluad/infarto, non vuol dire che abbiamo la prova provata che non è stato il Fluad a provocarlo. E dunque certe formule sarebbe meglio non usarle, perché fanno solo peggio, soprattutto visti i precedenti.
Due. Un farmaco non finisce la sua strada quando viene incapsulato o messo in fiala. Un farmaco deve essere custodito con ogni attenzione fino a quando non arriva a colpire il paziente. Se, come nel caso dei vaccini, deve essere mantenuto a una temperatura prossima allo zero, una interruzione nella catena del freddo può rivelarsi disastrosa. Il cioccolato, d’estate, si deteriora facilmente: ma non è colpa della Cailler o della Novi se, avendone portato una tavoletta in spiaggia nel borsone, quando lo si va a prendere lo si trova squagliato. Figuriamoci un vaccino. Dunque: oltre a controllare l’azienda produttrice, sarebbe bene verificare cosa è successo dopo che i farmaci ne hanno lasciato gli stabilimenti: i camion, le soste in autostrada, i depositi, le ASL.
Terzo. Ogni anno muoiono per le conseguenze dell’influenza da 6 a 8 mila persone, ha detto un importante personaggio alla televisione. Dunque: di vaccino 11, di non vaccino vedi sopra. In Europa, sempre in un anno, oltre 4 milioni (quattromilioni) di persone contraggono un'infezione da incuria mentre sono ricoverati in ospedale e per oltre 37mila questa infezione si dimostra letale. Si calcola che il numero di questi decessi potrebbe essere ridotto del 20-30 percento se solo il personale medico e paramedico osservasse alcune regole elementari come lavarsi le mani prima di toccare un paziente o togliersi il camice prima di andare al bar.
Ma nessuno penserebbe, per questo, di abolire gli ospedali. Come nessuno penserebbe di non usare la macchina solo perché le cifre degli incidenti stradali sono simili a quelle delle infezioni ospedaliere. I numeri dicono che è più probabile morire di influenza che di vaccino. Gli stessi numeri che invitano a non ritenere certo che se uno va a piedi non finisca travolto da un’auto.