Stop agli interessi sugli interessi Ma possono rientrare dalla finestra
Lo scorso 17 marzo la Commissione finanza della Camera ha approvato un emendamento, ad opera del deputato Sergio Boccadutri, al più recente testo legislativo riguardante le banche italiane, una modifica che elimina definitivamente la possibilità, per gli istituti di credito, di mettere in pratica i cosiddetti anatocismi, ovvero interessi che non riguardano solamente il debito originario, ma gli stessi interessi precedentemente maturati. Eppure, chiunque si sia interessato alla vicenda negli scorsi giorni sobbalzerà sulla sedia: non sono state numerose le voci che si sono levate contro questo emendamento lamentando al contrario la legalizzazione di una dinamica tanto odiosa? Cerchiamo allora di fare chiarezza su quanto sia effettivamente stato deciso.
Anzitutto, cosa sono gli anatocismi. L’anatocismo altro non è che il calcolo dell’interesse composto, vale a dire dell’interesse sull’interesse attraverso la progressiva capitalizzazione degli interessi maturati su una determinata cifra. Facendo un esempio pratico, nel caso in cui un cliente richieda un finanziamento o un fido alla propria banca, quest’ultima calcola gli interessi che il cliente deve versare ogni trimestre. Alla scadenza dei tre mesi però il cliente non paga solo gli interessi sull’importo originario oggetto di prestito, ma anche gli interessi sugli interessi del mese prima. Parlando in numeri: nel caso il finanziamento ammonti a 10mila euro e il tasso di interesse sia pari al 10 percento, nel primo trimestre il risparmiatore dovrà pagare 250 euro di interessi. Nel secondo trimestre però il 10 percento non si applicherà su 10mila euro, bensì su 10.250 (capitale originario più interessi del primo trimestre) e così via per i mesi successivi. Questo è in pratica l’anatocismo, un istituto da sempre oggetto non solo di critiche, ma anche di numerosi interventi giurisprudenziali: uno dei più importanti fu una pronuncia della Cassazione nel 2010 che permise a molti correntisti di agire contro le banche e chiedere la restituzione degli anatocismi versati. L’anatocismo, dunque, avrebbe dovuto cessare di esistere già da un po’, eppure così non è stato: le banche, infatti, hanno continuato ad applicare l’anatocismo sui propri prestiti, e spesso i Tribunali hanno respinto le istanze dei clienti che ne chiedevano l’illegittimità.
L’emendamento Boccadutri e le polemiche. Con la modifica introdotta dal deputato del Pd Sergio Boccadutri, è stato legiferato che la maturazione degli interessi dovrà essere pari ad un anno e non più a tre mesi, ma soprattutto che gli interessi passivi a carico del cliente non potranno più produrre ulteriori interessi. Le banche, dunque, non potranno più, per legge, applicare l’anatocismo sugli interessi maturati in relazione ai finanziamenti o anche nel caso in cui il conto vada “in rosso” e persino sulle carte a rimborso rateale. Da dove nascono dunque le polemiche, se il dettato e lo spirito della nuova norma è così chiaro? Il motivo è semplice: per le aperture di credito su conto corrente, di pagamento o per gli sconfinamenti con o senza fido, la norma prevede che sia «fatta salva la possibilità per il cliente di autorizzare preventivamente l’addebito degli interessi debitori sul conto o sulla carta decorso un termine di 60 giorni dalla valuta degli interessi medesimi». In parole povere: l’anatocismo rimarrebbe in vigore in caso di mancato pagamento allo scopo di assicurare alla banca la possibilità di recuperare quanto prestato al cliente. Una regola che, secondo Adusbef e Federconsumatori, implica «il ritorno alla pratica odiosa di anatocismo allo stato puro. L’anatocismo uscito dalla porta rientra così dalla finestra con l’ingannevole messaggio di un suo divieto, tramite l’emendamento dell’onorevole Boccadutri del Pd».
La difesa di Boccadutri. Dalle pagine dell’Unità, Boccadutri ha così risposto alle accuse: «Chi sostiene che questa nuova norma non sia un vantaggio deve anche spiegare quale sarebbero le conseguenze in sua assenza: la mancata concessione del credito se non a fronte di enormi garanzie collaterali, il blocco dell’operatività con segnalazioni alla centrale rischi fino al ripianamento di tutti gli interessi non pagati, o peggio la richiesta di rientro immediato dello scoperto con conseguente eventuale pignoramento, con l’impossibilità di aprire altre linee di credito con altre banche». Il ragionamento di Boccadutri, in sintesi, è il seguente: gli anatocismi non esistono più, per parola di legge, perdura solo una possibilità per la banca di applicare ulteriori interessi esclusivamente nel caso in cui il debitore non paghi le proprie rate, al fine di riottenere quanto perduto; se non concedessimo questa facoltà, le banche, in un momento del genere, non presterebbero più mezzo euro a nessuno, a meno di non ottenere garanzie colossali, e rovinerebbero letteralmente chiunque sia inadempiente con i pagamenti.