L'accordo è stato raggiunto giovedì 14

Subprime, la multa epocale alla Bank of America

Subprime, la multa epocale alla Bank of America
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La Bank of America, una delle dodici banche travolte dallo scandalo dei mutui tossici subprime, ha raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia, con le agenzie federali e con sei Stati statunitensi. Per sedare le accuse mosse dalla Federal Housing Finance Agency, dovrà pagare una multa record da 16,65 miliardi di dollari. Precisamente, 9,65 miliardi saranno versati in contante, mentre i restanti 7 miliardi saranno versati come rimborso ai clienti. La multa è la più cara di quelle versate fino ad oggi: l’anno scorso Citigroup ha fatto un accordo da 7 miliardi di dollari e JP Morgan ha patteggiato per 13 miliardi di dollari. Ma del resto, ricorda il Fondo Monetario Internazionale, il totale delle perdite provocate dalla crisi ammonta a 4100 miliardi di dollari.

La crisi dei mutui subprime è scoppiata nel 2006, anche se le premesse, dicono gli esperti, risalgono a una decina di anni prima. Un mutuo tipico dura 30 anni, è a tasso fisso e copre l’80-95% del valore dell’immobile. Prima di concederlo, la banca si informa sulla disponibilità di credito del richiedente, il quale deve fornire una documentazione relativa al suo patrimonio. Niente di diverso rispetto a quanto accade in Europa. Ma poi, ci sono i mutui subprime. No income, no job, no asset. Ciò significa che vengono dati senza troppi controlli sulla capacità di recupero del debito e senza indagare sull’entità delle entrate (income), sulla situazione lavorativa del mutuatario (job) e sul suo patrimonio (asset). L’obiettivo dei subprime è quello di permettere anche alle fasce economicamente più deboli di acquistare una casa di proprietà, dando loro l’impressione di corrispondere alle aspettative dell’ormai famigerato sogno americano.

 

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Non esiste un solo tipo di mutuo subprime. Quello più diffuso, il 2-28, prevede un tasso fisso, bassissimo, per il primo anno; a partire dal secondo, invece, il tasso varia sulla base dell’andamento finanziario. Se nel 1994, i subprime rappresentavano il 5% dei mutui concessi, nel 2005 si è raggiunto il 20%. Dal 2000, per cinque anni, gli Stati Uniti hanno infatti conosciuto una fase di espansione, per quanto riguarda il mercato dell’immobile. Il valore delle case aumentava, e aumentavano perciò i mutui subprime.

L’inversione di rotta si verifica nel 2006, quando i prezzi delle case crollano. I mutui acquistano un valore più alto rispetto a quello delle case, cosicché i cittadini si trovano a pagare più di quanto il loro immobile valga sul mercato.
Moltissimi dichiararono la bancarotta, provocando un crollo nei titoli in Borsa e la crisi di liquidità delle banche. La profonda crisi economica innescata dai mutui tossici è stata la più grave, dopo quella del 1929, e non ha coinvolto soltanto l’economia americana. E questo, purtroppo, lo sappiamo tutti.

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