Conseguenze del Trattato di Maastricht

La Bce vigilerà anche su Ubi al via la storica ritirata di Bankitalia

La Bce vigilerà anche su Ubi al via la storica ritirata di Bankitalia
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Era il 1926 quando la Banca d’Italia diventò l’unico istituto nel Belpaese autorizzato all’emissione di banconote e le furono affidati i poteri di vigilanza sulle banche. Questi poteri furono poi rafforzati dieci anni dopo, nel 1936, con la legge bancaria che ampliò le funzioni dell’istituto. Da allora, Bankitalia, ha fatto il bello e il cattivo tempo dell’economia e della politica nostrana. Ha vissuto momenti di grande lustro, come quando, nel 1947, sotto l’egida del governatore Luigi Einaudi, attuò la manovra di stabilizzazione della Lira bloccando l’inflazione post Guerra Mondiale, ma anche momenti di grande crisi, come nel 1992, quando il governatore Carlo Azeglio Ciampi si vide costretto a difendere la moneta nazionale dalla speculazione. Oggi, 88 anni dopo essere diventata l’apice della piramide bancaria italiana, Bankitalia è pronta a vivere il suo terzo cambio storico: da novembre, infatti, la Banca Centrale Europea assumerà i compiti di vigilanza sulle 15 maggiori banche italiane (tra cui Ubi Banca) ed avrà voce in capitolo anche sugli altri istituti nazionale, nel nome dell’unicità dell’azione di supervisione.

Un processo inarrestabile. Abbiamo definito questo passaggio il terzo cambio storico di Bankitalia perché, se il primo avvenne nel 1926 (61 anni dopo la sua fondazione), il secondo è avvenuto ad inizio Nuovo Millennio, con la perdita del controllo e della responsabilità della politica monetaria, passata alla Bce con l’avvento dell’Euro. I prodromi di questo arretramento sistematico dei poteri della Banca d’Italia, che va di pari passo con quello di tutte le banche centrali degli altri Paesi della zona Euro, vanno rinvenuti nella firma del Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992, che diede vita all’Unione Europea come la conosciamo oggi (a grandi linee naturalmente), ma che, soprattutto, dettò le linee guida economiche dell’Europa che sarebbe venuta ad esistere, a partire dall’unità monetaria. Con quella firma si sancì il destino di Bankitalia: una perdita costante, negli anni a venire, di poteri, l’inizio di un cammino opposto a quello che aveva invece intrapreso nel 1926. Il passaggio dei poteri di vigilanza alla Bce è quindi l’ultimo capitolo di un processo inarrestabile iniziato 22 anni fa.

 

Consiglio direttivo Bce - Conferenza stampa

Mario Draghi e Ignazio Visco, governatori rispettivamente di Bce e Bankitalia.

 

Molte riflessioni da fare. Le funzioni di vigilanza che, fino a fine mese, continua a detenere Bankitalia, prevedono l’emanazione di regolamenti e l’assunzione di provvedimenti nei confronti di chi non rispetta le regole o le indicazioni impartite. Come ha sottolineato il Corriere della Sera in un articolo pubblicato lunedì 20 ottobre, in realtà l’impressione è che la funzione di vigilanza, Bankitalia, non l’abbia sempre svolta nel migliore dei modi: negli anni sono tanti gli scandali che hanno coinvolto le banche, non ultimi quelli del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi o i più recenti del Monte dei Paschi di Siena o della Carige di Genova. La funzione di vigilanza, purtroppo, è stata più volte demandata alla magistratura, che s’è vista costretta a intervenire a scandalo avvenuto. Doveva essere una vigilanza preventiva, s’è spesso rivelata una vigilanza a posteriori.

Oltre a questa sorta di “esame di coscienza”, che tanti critici stanno consigliando ai vertici di Bankitalia, c’è anche la questione dei costi di gestione da affrontare: una continua diminuzione di poteri e funzioni dovrebbe andare a braccetto con una diminuzione dei costi di gestione e organizzazione. Attualmente la banca centrale italiana ha 58 filiali sparse sul territorio e oltre 7mila dipendenti. Di questi, ben 606 sono dirigenti. Costo complessivo: 600 milioni di euro l’anno. In più, Bankitalia detiene uno dei patrimoni immobiliari tra i più ampi e importanti del Paese. Un tempo nessuno si sarebbe immaginato di poter criticare Bankitalia per tutto questo, ma oggi che la banca centrale è, di fatto, svuotata dei suoi principali poteri, non è più eresia pensare e proporre un'accurata spending review.

sede Mediobanca
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sede Intesa
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sede Ubi Banca
Foto 3 di 3

Cosa cambia per le 15 grandi banche italiane. Bankitalia continuerà ad avere importanti funzioni, seppur secondarie rispetto a quelle detenute un tempo: dalla consulenza al governo all'attuazione degli indirizzi europei di politica monetaria, dalla gestione di piattaforme e infrastrutture tecnologiche per i pagamenti in area euro alla gestione della tesoreria statale, dalla vigilanza sugli scambi finanziari fino all’ufficio studi. Ma, soprattutto, la vigilanza sugli intermediari mobiliari e sulla gestione del risparmio, sulle assicurazioni e sul riciclaggio. Il grande cambiamento avverrà anche per le 15 grandi banche italiane che saranno ora soggette alla Bce. Tra queste, le principali, sono Unicredit, Intesa Sanpaolo e la bergamasca Ubi Banca. L’Unione bancaria nelle sue tre componenti (la vigilanza unica, il meccanismo di risoluzione delle crisi e l’assicurazione dei depositi a livello europeo) è stata progettata per spezzare quel circolo vizioso e salvaguardare la stabilità finanziaria, mettendo i cittadini al riparo dai costi reali e finanziari delle crisi. Questo meccanismo ha lo scopo di rendere più efficaci, riducendone l’onerosità, i controlli sulle grandi banche internazionali, favorendo condizioni di parità concorrenziale. A questo costo, il meccanismo contribuirà però alla rimozione di ostacoli all’integrazione europea e permetterà alle banche di utilizzare in modo efficiente la liquidità e il capitale e di abbattere i costi di adattamento alla normativa.

Ecco la lista della 15 grandi banche italiane che passeranno sotto la diretta vigilanza della Bce:

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