Belotti, (dis)avventure da onorevole L'insensata smania di visibilità

Chi si ricorda quel rimbambito che si metteva alle spalle degli inviati dei telegiornali facendo smorfie (quando andava bene) o sventolando cartelli o preservativi (quando era più carico, ma di non si sa cosa)? Era tal Paolini, uno che nel suo delirio psichiatrico ha lasciato il segno, nelle menti più sensibili e aperte, a ogni forma di devianza e contaminazione acido-neuronica di questo Paese. Scusate, e dove possono essere concentrate le eccellenze craniche della Penisola? Ma ovviamente nel postribolo di Montecitorio, luogo ameno e florida riserva di caccia per psichiatri, psicologi, pranoterapeuti, santoni, cartomanti e veggenti.
La sindrome di Paolini aleggia così nel sacro emiciclo, penetrando violentemente da ogni onorevole orifizio corporale (soprattutto da quello più lontano dai pochi neuroni della cavità cranica), deviando gli eletti del popolo verso una bramosa smania di visibilità mediante ogni e qualsiasi tipo di telecamera. Visto che tutte le sedute della Camera vengono trasmesse via web e in canali tv dedicati, ogni qualvolta c’è un intervento si assiste a scene deliranti. L’ordine per tutti i gruppi è di fare da cornice all’onorevole che interviene a parlare, in modo da «riempire lo schermo». Il problema è quando ci sono le sedute di discussione generale, dove spesso i banchi sono in buona parte deserti perché i parlamentari sono impegnati nelle varie commissioni o riunioni. In questi casi si assiste alla corsa a trovare i rinforzi per riempire gli scranni vuoti: peccato che quando parla il mesto Carlo Fatuzzo, leader e militante unico del Partito dei Pensionati, intorno a lui vi sia il nulla cosmico.
Gli onorevoli “Paolini” si suddividono in diverse sottospecie. La più diffusa è quella degli “ingessati” detti anche...