Cronache da Montecitorio

Belotti, (dis)avventure da onorevole Tempi duri a Roma se si ama la Dea

Belotti, (dis)avventure da onorevole Tempi duri a Roma se si ama la Dea
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Sono giorni difficili per i discendenti dei galli cenomani che abitano il postribolo di Montecitorio. La capitale latina è già di per sé un luogo poco ameno per i popoli che vivono tra muschi, licheni e muggenti brune alpine, nelle fredde valli, ma nell’approssimarsi della finale di Coppa Italia tra la Dea e l’Aquila l’atmosfera sta decisamente peggiorando. C’è una sorta di clima di terrore, neanche fossimo in un film di Dario Argento. Per i discendenti latini, la Dea viene vista come la squadra di Brenno, il grande capo gallico che marciò dalla Gallia Cisalpina entrando poi a Roma, saccheggiandola. I seguaci del pennuto rapace si ritengono gli eredi dei pretoriani di Giulio Cesare. A poco serve ricordare che mentre i loro antenati indossavano le infradito, ai piedi della Presolana già si portavano comodi stivali scamosciati, in pratica gli antenati degli Ugg, quelli che oggi quando te li chiedono i figli, ti serve un defibrillatore mentre sei alla cassa a pagare.

Nel postribolo tira brutta aria. Qui ci sono legioni di latini-sabino-laziali annidati tra gli uffici, le mense, le macchinette del caffè, le cantine e le catacombe; quando annusano la presenza di un cenomane li vedi irrigidirsi e gli si rizza il vello come i dobermann quando sono incazzati, mandando fuori giri i follicoli piliferi (tradotto per ol Tone del Bar Sport: quando i vet ü de la Val Brembana i se agita e ghe gira i baline). Tra i più pericolosi vanno annoverati i pinguini con le mostrine dorate, ovvero i gendarmi del postribolo. Sono divisi in due categorie: i laziali e i romanisti. Per i cerberi prealpini sono specie entrambe predatrici, rigorosamente carnivore, da cui è meglio stare a debita distanza. Certo, in questi giorni i lupacchiotti, pur di non vedere le aquile svolazzare dominanti la...

 

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