la commemorazione

Giorno del Ricordo, il sindaco Gori: «Tragedia delle foibe un monito contro i regimi»

Programma di iniziative in città. Tra il 1943 e il 1947 la repressione della dittatura comunista culminò in una pulizia etnica

Giorno del Ricordo, il sindaco Gori: «Tragedia delle foibe un monito contro i regimi»
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«La tragedia delle foibe rappresenta un monito perenne contro i regimi totalitari e le ideologie che discriminano le minoranze, opprimono i cittadini e negano i diritti essenziali della persona. E rafforza il nostro impegno a difesa della democrazia, della pace, del dialogo tra gli Stati e dell’amicizia tra i popoli».

Così oggi, mercoledì 10 febbraio, il sindaco Giorgio Gori è intervenuto in occasione delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, istituito per rinnovare la memoria del dramma vissuto dagli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia quando, alla fine della seconda guerra mondiale, passarono dalla dittatura nazifascista a quella comunista.

Per conservare il ricordo di questa tragedia Palazzo Frizzoni, in collaborazione con il Comitato bergamasco dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha realizzato un programma di iniziative che, a causa dell’emergenza sanitaria, si sono svolte in forma ristretta. Nel parco delle Rimembranze della Rocca il sindaco e Maria Elena Depetroni, presidente del comitato bergamasco dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, hanno deposto corone d’alloro al monumento dedicato alle vittime delle foibe e letto la preghiera dell’Esule di Vincenzo Barca, già presidente del comitato di Bergamo dell’Associazione. A seguire, alle 11, nella piazzetta di fronte alla chiesa della Clementina è stato reso omaggio alla targa in ricordo degli esuli.

Nelle regioni sul confine orientale, tra il 1943 e il 1947, si scatenò una vera e propria persecuzione contro gli italiani. Una violenta slavizzazione mascherata da rappresaglia per le angherie fasciste che si risolse però «in vera e propria pulizia etnica – ha ricordato Gori -, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione culminò nella tragedia delle foibe, dove perirono migliaia di innocenti e portò all’esodo di 350 mila italiani, che continuò fino alla fine degli anni Cinquanta».

Il discorso del sindaco

«Su quella drammatica vicenda, come sappiamo, ha pesato per lungo tempo un silenzio inaccettabile – ha aggiunto il primo cittadino -. Per decenni l’ideologia e le convenienze della Guerra Fredda hanno negato il dovuto rilievo a quella che fu sotto ogni aspetto una sciagura nazionale, coperta da una cortina di silenzio che ha reso ancora più penosa la condizione dei profughi. Proprio agli esuli e ai loro discendenti, che non si sono arresi a questa forma di negazionismo, si deve il fatto che il triste capitolo delle foibe e dell’esodo, con fatica, sia uscito dal cono d’ombra e sia entrato a far parte della storia nazionale. Conquistando, finalmente, la dignità della memoria».

«Capita ancora di imbattersi in qualche sporadico tentativo di negare la verità storica, o di ammetterla con fatica – ha concluso Giorgio Gori -. Ma oggi, come ha più volte sottolineato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi”».

Domenica 14 febbraio, nella chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie, alle 17, monsignor Valentino Ottolini celebrerà una santa messa in ricordo delle vittime delle foibe (disponibile in streaming sul sito della parrocchia).

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