A Bergamo costa meno una multa che pagare ogni volta il parcheggio

Fotografie ©BergamoPost/Mario Rota.
«Oggi ho speso 15 euro di parcheggio. Domani probabilmente accadrà lo stesso. 30 euro per due giorni. A questo punto preferisco rischiare una multa: se anche mi andasse male, pago meno e difficilmente ne prendo due consecutive». Verità. Perché parcheggiare a Bergamo è un incubo. E, soprattutto, costa molto. Dal 14 novembre sono inoltre entrate in vigore le disposizioni del nuovo Piano della Sosta deliberato dalla Giunta Gori: se fino a una settimana fa, in centro, la sosta nelle strisce blu costava 1,80 euro all’ora, si è passati ora a due euro (in Città Alta l’aumento scatterà nel 2017). E poco consola il fatto che la possibilità di permanenza sia stata ampliata da una sola ora a due ore: stiamo parlando sempre di cifre elevate e che legano le mani a chi dell’auto privata proprio non può farne a meno.
I bus, lentissimi. La cosiddetta mobilità sostenibile, infatti, è bellissima e pulitissima, ma perché diventi realtà non basta parlarne. Servono misure che siano in grado di incentivarla, e le prime sono di tipo urbanistico. Due esempi: il servizio pubblico e l’uso delle biciclette. Oggi, attraversare la città in autobus comporta uno “spreco di tempo” eccessivo, dovuto non soltanto alle fermate (inevitabili), ma anche al fatto che non sono praticamente presenti corsie preferenziali destinate ai bus. E allora, stare in fila per stare in fila, molti sceglieranno ancora l’uso del proprio mezzo, con il quale almeno risparmieranno diversi minuti (se non decine di minuti). La soluzione a questo problema, però, non è certo facile: in molte vie della città, infatti, non c’è proprio lo spazio per “aggiungere” corsie interamente dedicate agli autobus.
La bici e l'esempio di Brescia. Lo stesso discorso vale, almeno in parte, per le biciclette: sebbene Bergamo non sia Milano e non abbia lo stesso livello di traffico, è anche vero che girare sulle due ruote diventa spesso un avventuroso esercizio di stile. Mancano piste ciclabili o almeno corsie dedicate e di certo aumentare le stazioni del servizio di bike sharing BiGi è utile, ma non rappresenta una soluzione. Eppure di modelli virtuosi, in tal senso, ne esistono molti. Senza andare a guardare al di là dei confini italiani (sarebbe troppo facile e utopistico parlare di realtà quali Amsterdam o Copenaghen), sono diverse le città che stanno sviluppando sistemi di mobilità cittadina avanzati e sostenibili, dove le necessità della gente si fondono con saggezza alle politiche amministrative.
L’esempio più vicino e (forse) imitabile è quello di Brescia. Stando ai dati forniti da Legambiente, infatti, la Leonessa è una delle città italiane con più chilometri di ciclabili e con più servizi: ha cicloparcheggi di scambio, bici a noleggio e una diffusa segnaletica per le due ruote. E se ciò non bastasse, negli ultimi anni ha fortemente implementato il servizio di mobilità pubblica grazie all’introduzione della metropolitana, che attraversa quasi tutto il centro collegando i punti nevralgici tra loro e permettendo così ai cittadini di non essere costretti ad affidarsi totalmente ai mezzi privati. Tant’è che i parcheggi situati in prossimità delle stazioni sono quasi tutti gratuiti.
I silos? I silos, invece, rappresentano non la soluzione, ma l’alternativa in più: meno cari delle strisce blu, fino a qualche anno fa erano addirittura gratuiti nelle sere del weekend (venerdì compreso), misura annullata dopo che è stato ulteriormente implementato il servizio pubblico.
Perché il problema, in realtà, non è pagare di più, ma non avere scelta. Oggi, chi si muove a Bergamo per lavoro o necessità, non ha vere alternative al mezzo privato. La madre che esce di casa alle 7.30 per portare i figli piccoli a scuola e poi andare a lavoro, così come l’idraulico o l’elettricista, non hanno alternative all’auto. E aumentare le tariffe dei parcheggi per «incentivare la mobilità sostenibile» (cit. l’assessore Stefano Zenoni) non è e non può essere la soluzione. Anzi, così si rischia di rendere le zone centrali un lusso per pochi e Bergamo una città per ricchi. Anche la decisione di far pagare una quota annuale ai residenti va in questa direzione: chi si può permettere un box (magari anche più di uno) eviterà di dover pagare per poter lasciare l’auto nelle strisce gialle, mentre tutti gli altri saranno costretti a mettere mano al portafogli.
Possibili alternative. A questo punto sarebbe meglio immaginare una rivoluzione totale: chiusura completa del traffico nel centro, così trasformato in un’enorme area pedonale, creazione di grandi parcheggi (gratuiti possibilmente, o comunque a prezzi calmierati) e installazione di un servizio di mobilità pubblica costante e a basso costo per le vie del centro. Una replica su scala ridotta di ciò che è stata l’introduzione del Tram delle Valli, vera e propria manna dal cielo per tanti bergamaschi dell’hinterland che ora possono permettersi di arrivare in città lasciando le proprie auto a casa o comunque fuori da Bergamo. Anche per loro, però, il problema sopraggiunge una volta entrati nei confini cittadini, lì dove il tram finisce e lascia teoricamente posto ad autobus e BiGi. Ma ammettiamo che, più che una proposta, questo rischi di essere un sogno irrealizzabile. E così continueremo a preferire il rischio di una multa, con buona pace delle strisce blu e dei parcheggi in struttura.