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Anche Bergamo est Charlie

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Da quattro giorni, su tutti i social e tutti i media, campeggia un unico slogan: “Je Suis Charlie”, noi siamo Charlie. La strage avvenuta nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo ha toccato nel profondo l’intero Occidente. Ci siamo sentiti come non ci sentivamo dall’11 settembre 2001: nudi, impauriti, violentati. E davanti a questi sentimenti, il rischio più forte è quello di cadere in facili banalizzazioni, in odi ipocriti e quanto mai insensati in momenti di sofferenza come questo: respingere il diverso, accusarlo, incolparlo. Proprio per evitare tutto questo sabato 10 gennaio, a Milano inizialmente e poi anche a Bergamo, è stata promossa da Emergency l’iniziativa #StareInsieme. Manifestazioni pacifiche, prive di partigianerie politiche, ma solo di solidarietà verso quanto accaduto nella capitale francese e di speranza per un futuro migliore.

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A Bergamo circa 300 persone hanno riempito piazza Vittorio Veneto con l’intento di portare avanti questi messaggi, con la voglia di non cedere alla paura e all’odio, bensì di rialzarsi, più uniti e compatti di prima. E così, nella piazza, c'erano rappresentanti politici e di istituzioni, su tutti il sindaco Giorgio Gori e il presidente della Provincia Matteo Rossi, fianco a fianco con sindacati, associazioni e semplici cittadini. Assenti bandiere di partito, ma solo quelle della pace. E tante, tantissime, candele e matite, diventate il simbolo della pugnalata al cuore della libertà d’espressione sferrata dall’islamismo più estremista all’Occidente. A dimostrazione dell’unione d’intenti che regna nel capoluogo orobico, in piazza Vittorio Veneto erano anche presenti il portavoce del centro islamico di Bergamo, Mohammed Saleh, e un nutrito gruppo dei giovani musulmani.

Il primo a prendere la parola è stato il numero uno di via Tasso, Matteo Rossi: «Diritti, dialogo, solidarietà, fratellanza. Noi vogliamo testimoniare questi valori. Non c’è un “noi” e un “loro”! Ci sono le persone e le persone devono essere libere, anche di pregare», ha detto in riferimento a quanti, negli ultimi giorni, hanno usato i tragici fatti di Parigi per portare avanti battaglie politiche. Un concetto ribadito con forza anche dal sindaco Giorgio Gori: «Oggi più che mai abbiamo la responsabilità di costruire un percorso di convivenza e pace possibile – ha dichiarato il primo cittadino -. Tutti meritano un luogo dignitoso in cui pregare. Per questo Bergamo non torna indietro sul dialogo con la comunità islamica, che ringrazio per aver preso una posizione netta su quanto accaduto». Dal canto loro, i giovani musulmani di Bergamo hanno voluto ribadire, una volta in più, la loro condanna per i fatti di Parigi, e ribadire che intendono essere portatori di un messaggio di «unità e dialogo per una convivenza possibile».

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Alle 16.25, prima della conclusione della manifestazione, in piazza Vittorio Veneto è calato il silenzio: un minuto in ricordo delle vittime degli ultimi quattro giorni di fuoco e sangue a Parigi. Un minuto toccante, il più intenso di tutta la manifestazione. E così, proprio attraverso il silenzio, dopo tante parole, Bergamo ha voluto gridare che anche lei “est Charlie”.

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