In margine al maxi sequestro

Bergamo inondata dall'hashish «È una battaglia ormai persa»

Bergamo inondata dall'hashish «È una battaglia ormai persa»
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Il finale è stato da film, ma il copione è quello di sempre. La sera del 14 maggio la squadra mobile di Bergamo ha intercettato nel Milanese un maxi carico di hashish, 360 kg, che al dettaglio avrebbero fruttato circa 400 mila euro. Un quarto era destinato al mercato bergamasco, a conferma di una domanda che resta altissima. Pedinamenti a distanza e inseguimenti per le vie di Segrate hanno permesso di stroncare il commercio messo in piedi da un marocchino di 38 anni residente a Cividate. Dopo aver comprato all'ingrosso sulla piazza di Milano - terminale dei traffici che originano in Marocco e transitano per la Spagna -, l'uomo si preparava a smerciare il carico in Bergamasca. Lo schema è sempre lo stesso: i marocchini, praticamente distributori monopolisti dell'hashish in Lombardia, stoccano i grandi quantitativi in piccoli paesi, lontani da occhi indiscreti. Poi inondano le città. Nel caso di Bergamo, via Moroni e via Quarenghi, come ha dimostrato la polizia a inizio maggio, con un altro sequestro che aveva fatto risaltare Zingonia come principale centro di distribuzione dell'hashish in arrivo.

 

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Il blitz. L'operazione del 14 maggio è scattata di primo mattino. Ricevuta una soffiata su un carico in arrivo, l'intera squadra mobile di Bergamo, guidata da Giorgio Grasso, si è messa alle calcagna del marocchino. Lo ha seguito prima a Segrate, dove ha incontrato un altro trafficante, poi a Milano in via Teodosio, zona nord est di Milano ad alta densità di immigrati nordafricani. Qui i due nordafricani hanno incontrato una coppia spagnola, poi tutti si sono spostati nuovamente  a Segrate, stavolta in via Roma, dove li attendeva un terzo complice. I marocchini hanno consegnato i loro veicoli agli spagnoli, che sono spariti per un quarto d'ora e poi sono tornati con la merce. A quel punto è scattato il blitz, con intervento in forze e tentativi di fuga subito bloccati. Non sono mancate nemmeno le corse delle volanti contromano. La squadra mobile è riuscita a risalire al magazzino: un box nelle vicinanze dove, all'interno di un vecchio tornio, erano occultati altri panetti di hashish. In tutto, 360 chili. Sequestrati i 21 mila euro al presunto venditore spagnolo (probabilmente un acconto), tutti i partecipanti all'affare sono finiti a San Vittore. Operazione brillante ma non semplice, visto che ormai le tecniche dei trafficanti sono evolute, con tanto di contro-pedinamenti e azioni di “bonifica” ambientale per eludere l'azione di contrasto delle forze dell'ordine.

 

 

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Una goccia nel mare. Soddisfazione per il blitz a parte, il sequestro ha l'effetto di una goccia nel mare. Secondo l'ultima relazione dell'Antimafia, negli ultimi anni c'è stato un vero boom dell'hashish, dovuto sia al prezzo contenuto che alla percezione di droga “leggera”. Le strade italiane e lombarde in particolare ne sono inondate: l'Antimafia calcola che per ogni carico sequestrato ne arrivino su piazza almeno altri dieci. Ogni anno in Italia si vendono tra 1,5 e 3 milioni di chili di hashish, per un “fatturato” di 3 miliardi di euro l'anno. Solo in Lombardia, nel primo semestre 2014, sono state sequestrate 2,6 tonnellate di hashish: la nostra regione è seconda in “classifica” dopo la Sicilia, che domina con 72 tonnellate. Un business che arricchisce le organizzazioni criminali e sfianca le forze dell'ordine, costrette a impegnare uomini e mezzi in una battaglia persa. Nonostante gli sforzi immani, constata l'Antimafia, «si deve registrare il totale fallimento dell'azione repressiva». Un'ammissione che spinge i magistrati a chiedersi se non sia il caso di procedere con la depenalizzazione del commercio dei cannabinoidi, per concentrare le risorse nella lotta ai traffici di droghe pesanti (eroina e cocaina). Se non altro, scrive l'Antimafia, servirebbe a «prosciugare un mercato che è appannaggio di criminali agguerriti». Una domanda scomoda, forse provocatoria, che però bisognerebbe iniziare a porsi.

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