Bloccati all’estero, c’è la petizione. Si complica per Siro Rossi in India: ciclone e niente aerei
Oltre 42.000 firmatari per la petizione online che lamenta i ritardi della Farnesina nell'organizzare i rimpatri. «Pochi voli e troppo costosi, non si utilizzano i fondi stanziati dall'Europa». In India per il bergamasco di Casnigo continua l'attesa
di Giambattista Gherardi
Non sono pochi gli Italiani tuttora bloccati all’estero a causa della pandemia e al lockdown (in Italia e altrove) dei voli aerei. Online raccoglie tuttora aderenti la petizione online “Appello internazionale per poter tornare in Italia”, lanciata su change.org e firmata da ben 42.000 cittadini.
«Bloccati, bloccate. Questo siamo, sparsi nel mondo, ormai da quasi due mesi. Senza la possibilità di poter rientrare nelle nostre case, con la paura che ci attanaglia giorno dopo giorno e vivendo di insicurezze quotidiane. Siamo viaggiatori e viaggiatrici, madri e padri, lavoratori e lavoratrici, studentesse e studenti, gente partita per fare del volontariato, persone con cani di supporto emotivo a seguito. Ci siamo ritrovati, incolpevoli, bloccati in Paesi che non sono i nostri di residenza, lontani migliaia di chilometri dai nostri affetti. Da settimane proviamo a richiedere dei voli sicuri e protetti per poter far rientro in Italia. Settimane e settimane di mail, chiamate giornaliere e timori. Le nostre preoccupazioni sembrano non avere mai fine. Le ambasciate organizzano voli di rado, e spesso questi voli costano fortune, migliaia di euro. Quando ci sono. Perché in tanti Paesi, questi voli, nemmeno vengono organizzati. Ci dicono che stanno facendo del loro meglio, ma a noi pare di essere dimenticati, abbandonati al nostro destino, fatto spesso di precarietà e difficoltà. Non è facile vivere da settimane chiusi in ostelli o hotel di fortuna, o in qualche appartamento affittato all'ultimo o ospiti di amici, amiche, conoscenti. Pagando spesso di tasca nostra il tutto, senza che le nostre Ambasciate ci forniscano supporto».
L'Italia, secondo i promotori della petizione, non starebbe usufruendo dei fondi europei del meccanismo di protezione civile Eucpm, che coprirebbero fino al 75 per cento dei costi di un volo.
Fra quanti sono bloccati in terra straniera c’è anche il bergamasco Siro Rossi, 58 anni di Casnigo, che da gennaio si trova a Puri, città santa indiana dello stato federato di Orissa, ospitato nella casa di un amico indiano che nel frattempo è riuscito a rientrare in Austria, dove di norma vive. Siro ha risolto grazie alle autorità italiane del Consolato di Calcutta e all’interessamento dell’onorevole Daniele Belotti i problemi legati al visto ed alla sua validità, ma tuttora è impossibilitato a prenotare un volo di ritorno in quanto in India il lockdown è tuttora in vigore e lo sarà sino al 31 maggio.
A spegnere un poco le speranze che apparivano ormai concrete dieci giorni fa è arrivato anche il ciclone Amphan, che in questi giorni ha devastato vaste regioni dell’India, provocando morti e distruzione. «Il ciclone ha scaricato gran parte della sua forza vicino a Calcutta, e Puri è stata toccata solo marginalmente. Sono comunque chiuso in casa, anche perché in città crescono contagio e malcontento, con il rischio concreto di manifestazioni violente della popolazione. Speriamo che tutto finisca al più presto, mai avrei creduto che una vacanza potesse trasformarsi in un incubo prolungato».