il nuovo dpcm

Blocco agli spostamenti, per il presidente Fontana si rischia l'effetto esodo visto a marzo

I presidenti di regioni continuano a manifestare tutta il proprio disagio per le comunicazioni notturne del governo e per una misura ritenuta discriminante per i piccoli comuni

Blocco agli spostamenti, per il presidente Fontana si rischia l'effetto esodo visto a marzo
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Il fronte dei governatori è compatto: critici verso il Governo nel metodo con cui è stato presentato il nuovo Dpcm e fortemente critici verso la misura che vieta gli spostamenti tra regioni dal 21 al 6 gennaio e, in particolare, tra i comuni nelle giornate di Natale, Santo Stefano e primo gennaio. A destare particolare preoccupazione è il week end a cavallo tra il 19 e il 20 dicembre, l’ultimo in cui si potrà spostare prima delle festività natalizie. «Se restano così le regole, rischiamo di rivivere quello che abbiamo visto tra il 7 e l’8 marzo» sottolinea a Mattino Cinque il presidente Attilio Fontana, ricordando la folla che prese d’assalto le stazioni milanesi per abbandonare la Lombardia prima del lockdown. Anche perché probabilmente, prima del blocco degli spostamenti interregionali, la Lombardia dall’11 dicembre diventerà gialla e si avrà un allentamento delle limitazioni.

«Non abbiamo avuto la possibilità di confrontarci in quanto il decreto legge è stato emanato nella notte prima dell’incontro previsto per le 10 – ha aggiunto Fontana -. Impedire gli spostamenti tra i Comuni è una limitazione discriminante nei confronti di chi vive in un piccolo comuni, di genitori e figli che magari abitano a pochi centinaia di metri e sono divisi da un confine comunale, ma anche nei confronti di quelle attività commerciali che nel caso si trovino in un piccolo comune non hanno le possibilità di ricevere ospiti come una grande città».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il leghista Luca Zaia, presidente del Veneto, che al Corriere della Sera non nasconde la delusione per un provvedimento confezionato senza tener conto della voce delle Regioni. «La musica è stata la stessa di sempre: il governo ci convoca, arriva un testo preconfezionato, lo approvano. La nostra voce, non c’è. Io la bozza l’ho ricevuta alle 2.30 del mattino con la richiesta di un parere entro mezzogiorno. Se il Covid arriverà fino ad aprile e pensiamo di gestirla con Dpcm e ordinanze, temo che l’insofferenza dei cittadini diventi grande».

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