Settant'anni dopo

Il bombardamento della Dalmine

Il bombardamento della Dalmine
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Si lavorava tanto, si lavorava duro. Le acciaierie Dalmine erano uno dei centri strategici nella produzione militare del Reich ed i ritmi erano frenetici sin dall’inizio della guerra. Produrre, produrre e produrre. Gli operai obbedivano agli ordini impartiti dall’alto, portavano a casa la pagnotta, vivevano con la speranza che il domani riservasse loro un ritorno alla pur sempre dura, ma quantomeno pacifica, produzione pre-bellica. La conquista di Roma e lo sbarco in Normandia delle forze Alleate non erano solo voci gracchianti di una radio, erano voci di una nuova luce, quella di un futuro senza guerra, senza devastazioni e paure. Ma quel futuro, per più di 270 persone, non rimase che l’ultima vana speranza di una vita.

6 luglio 1944, ore 11. Senza alcun preavviso il cielo sopra l’industria siderurgica fu coperto dalle inquietanti ombre di una trentina di velivoli militari provenienti dalle basi Alleate della Puglia e della Campania. La Dalmine fu rasa al suolo da un bombardamento durissimo. Oltre 400 ordigni, più di 77 tonnellate di esplosivo lasciate cadere sulle teste inermi di innocenti operai al lavoro. Vengono distrutti vari settori dell’industria, dal magazzino generale al forno dell’acciaieria, dal laminatoio ai reparti di aggiustaggio, manutenzione e finitura. 270 persone perdono la vita, 800 restano ferite, chi in modo grave chi meno. Nessuno aveva avuto il tempo rifugiarsi in uno dei 159 ricoveri antiaereo che erano stati ultimati nel 1943. Quei luoghi sicuri, in grado di dare rifugio a 12 mila persone, rimasero vuoti. L’allarme non era arrivato, il Centro Informazioni Germanico di Milano aveva dato l’informazione in colpevole ritardo, quando a Dalmine era già scoppiato l’inferno e la fabbrica era già una distesa di macerie e corpi senza vita.

 

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Da allora, ogni 6 luglio, la comunità bergamasca si ferma per ricordare. Domenica, in Piazza Caduti 6 luglio 1944, alle ore 10:15 avrà luogo la Santa Messa celebrata dal Vescovo monsignor Francesco Beschi, con la partecipazione della corale di Dalmine. Alle ore 11, il suono della sirena darà inizio ad un momento di raccoglimento. Dalle 11:30 alle 18:30 saranno poi aperte le porte della Fondazione Dalmine, con visite guidate par approfondire i fatti relativi al bombardamento. Oltre 65 mila fascicoli e registri, 70 mila fotografie, 5 mila disegni architettonici, oltre 900 video, 8 mila volumi della biblioteca tecnica-storica: un patrimonio culturale che risale al 1906 e che racconta una storia di tecnologie, processi, lavoro, prodotti, mercati, tutto spiegato e messo a disposizione di coloro che vorranno sapere qualcosa in più di un’impresa che è, da sempre, una comunità innanzitutto

Il drammatico giorno del bombardamento e la difficile rinascita della città, oltre che dell’industria, saranno raccontati anche grazie ai lavori di circa 200 studenti di 8 classi, dalle scuole dell’infanzia alle scuole secondarie di secondo grado di Dalmine, che hanno partecipato alla terza edizione del progetto “Raccontare la città industriale”. Le opere saranno esposte negli spazi della Fondazione Dalmine. La giornata si chiuderà alle ore 21, con il concerto del Corpo Musicale, in Piazza Caduti 6 luglio 1944, che celebrerà la chiusura delle commemorazioni.

 

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