l'analisi di Ascom

Boom dello smart-working nel terziario bergamasco: decuplicato dalla primavera

Prima della pandemia solo il 3,9 per cento delle imprese lo adottava, oggi il tasso è pari al 43,1 per cento. Ma il lavoro da remoto ha svuotato le città

Boom dello smart-working nel terziario bergamasco: decuplicato dalla primavera
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Lo smart-working ha cambiato e continuerà a cambiare il volto delle città italiane, complice il ritorno del lockdown. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio congiunturale sulle imprese del terziario della provincia, condotto da Format Research per Ascom Confcommercio Bergamo, circa la metà delle imprese (per la precisione il 43,1 per cento) ha fatto ricorso al lavoro agile nel corso dell’anno. Un dato che nei mesi marzo e aprile ha visto un boom del 1.005 per cento: prima della pandemia, infatti, solo il 3,9 per cento delle imprese adottava modalità di smart-working. La crescita è continuata anche dopo la primavera, quando la percentuale era salita al 37 per cento e che nell’ultimo mese ha fatto un ulteriore balzo in avanti pari al 16,5 per cento.

Delle aziende che ne hanno fatto ricorso, il 20,9 per cento ha già dichiarato che continuerà ad adottare il lavoro da remoto anche ad emergenza sanitaria conclusa. Di queste un’impresa su quattro, lo concederà a tutti o almeno a gran parte dei dipendenti, mentre il 36,1 per cento lo effettuerà a rotazione e il 41 per cento lo riserverà a poche persone e soltanto per pochi giorni la settimana. Nell’abito del terziario, lo smart-working risulta adatto per il settore dei servizi, ma meno per il commercio e il turismo, salvo per le aziende di medie e grandi dimensioni.

«Lo smart-working è stato apprezzato perché ha consentito alle imprese di non interrompere il lavoro a seguito delle chiusure e ha consentito ai lavoratori di gestire i figli durante la chiusura delle scuole - commenta il direttore Ascom Oscar Fusini -. Tuttavia, il lavoro agile continua a non essere compatibile per molti settori produttivi tra cui commercio e ristorazione. Infatti nonostante i ripetuti blocchi delle attività del terziario il 56,9 per cento non vi ha fatto ricorso. Il lavoro da remoto ha svuotato le città, ma con la fine della pandemia il sistema tornerà ad un equilibrio. In particolare, potrà continuare ad essere concesso laddove sia funzionale e assicuri produttività. Verosimilmente continuerà a essere impiegato per tutti gli incarichi che non comportino contatti con la clientela e in cui il lavoro sia effettivamente misurabile».

Di conseguenza il 25,3 per cento delle imprese che lo adotta giudica lo smart-working molto positivo, mentre il 42 per cento degli utilizzatori (con una percentuale complessiva di soddisfazione del 67,3 per cento) lo ritiene abbastanza buono.

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