WHOOPER BATTE BIG MAC

Burger King sta vincendo la battaglia degli hamburger

Burger King sta vincendo la battaglia degli hamburger
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Nell’ultimo anno, il Whooper sta ampiamente vicendo sul suo rivale storico, il Big Mac. Questa volta, la sfida tra due grandi aziende degli Stati Uniti non si gioca sul piano tecnologico, bensì sugli hamburger. Infatti, stiamo parlando dei due più celebri panini prodotti, rispettivamente, da Burger King e McDonald’s. I dati degli ultimi nove mesi, pubblicati di recente in un articolo di Bloomberg Businessweek, ci dicono che il “re degli hamburger” sta ampiamente battendo il suo rivale storico. I motivi? Gli analisti sembrano identificarli nelle nuove e fruttuose scelte a livello di brand e marketing.

Anzitutto, è importante sottolineare che per l’industria del fast food americano non è un periodo facile. Negli ultimi anni, sia McDonald’s che Burger King – così come le altre numerose catene di ristoranti a basso costo – hanno rallentato molto la loro crescita nordamericana: basti pensare che, stando ai dati di Euromonitor International, il loro tasso di crescita è passato dal 4% del 2012 all’1.1% dell’anno scorso. Nel corso del 2013, McDonald’s è cresciuta solo dello 0.2%, al contrario dello 0.9% di Burger King. Peter Saleh, analista e ricercatore del Telsey Advisory Group, ha spiegato che «I fast food tradizionali hanno raggiunto un buon livello di saturazione in questo Paese, e non gli sono rimasti molti spazi di crescita».

Nel terzo trimestre del 2014, le vendite di Burger King sono aumentate – negli Stati Uniti e in Canada – del 3.6%, mentre quelle di McDonald’s sono diminuite del 3.3%. Una vittoria che Darren Tristano, vice-presidente esecutivo della Technomic (un’azienda che svolge ricerche sull’industria alimentare), ha attribuito alla «promozione aggressiva, agli sconti e all’aumento strategico di determinati prezzi» ultimamente compiuta da Burger King. I dati non valgono solo per gli Stati Uniti: anche in Asia si sta registrando lo stesso trend. In Cina, McDonald’s è stata enormemente penalizzata da un recente scandalo (con eco mondiale) che ha denunciato l’utilizzo di carne scaduta nella produzione di hamburger. La notizia ha pesantemente gravato sugli introiti dell’azienda a livello globale, che nel terzo trimestre del 2014 ha perso il 3.3%. Nello stesso periodo, Burger King ha registrato nel mondo un +2.4%.

Un aspetto chiave della differenza di incassi tra le due aziende sembra ricondursi alla semplificazione vs complicazione dei rispettivi menù. Negli ultimi anni, McDonald’s ha allargato e diversificato parecchio la scelta alimentare offerta nei diversi Paesi – basti pensare che in Italia, in questo periodo, offre panini con salamella, tagliolini di polenta, mini panzerotti mozzarelle e pomodoro e una colazione a base di croissant. Al contrario, Burger King l’ha semplificata. Come ha affermato Daniel Schwartz, capo dell’ufficio esecutivo dell’azienda, la strategia è quella di sviluppare e promuovere «meno prodotti che abbiano un maggiore impatto». Ciò si riflette in un approccio più semplice in cucina, una maggiore velocità e un minor costo per l’apertura di ristoranti in franchise. Burger King ha inoltre promesso che rinnoverà il 40% dei suoi negozi in suolo americano prima della fine del 2015; altro aspetto che ha alimentato la fiducia degli investitori.

McDonald’s non può probabilmente permetterselo, anche perché – fatto non trascurabile anche per comprendere la diversa grandezza delle due aziende –  in suolo statunitense possiede circa il doppio dei ristoranti, più di 14mila contro i 7mila di Burger King. Anche a livello mondiale non c’è gara: sono 35mila i ristoranti McDonald’s sparsi per tutto il globo, contro i 13mila dei “re degli hamburger”. Un bergamasco direbbe che, nonostante il trimestre positivo, Burger King ne dovrebbe ancora mangiare di polenta. Se fa un salto in Italia, adesso si trova pure da McDonald’s.

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