La vicinanza dell'impianto ai centri abitati

Calusco, la difesa di Italcementi e le nuove richieste dei Comuni

Calusco, la difesa di Italcementi e le nuove richieste dei Comuni
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Nelle ultime settimane si è acceso intensamente un dibattito che da anni vede protagonisti Italcementi e i comuni situati intorno al cementificio di Calusco. A seguito del nostro articolo, in data 19 giugno l’azienda bergamasca ci ha inviato un comunicato per chiarire meglio la sua posizione. La sera del 18 si è tenuta una nuova assemblea pubblica a Robbiate, organizzata dai comuni, in cui l’ingegner Carrara ha spiegato alcune questioni tecniche e ha postulato alcune proposte da fare alla controparte. Anche i comitati si sono mossi, raccogliendo diecimila firme che verranno presentate il 7 luglio alla Provincia di Bergamo.

Parla Italcementi. Il comunicato di Italcementi è stato redatto da Agostino Rizzo, direttore tecnico Italia della Società, il quale «ritiene utile chiarire alcuni punti per contribuire a un dialogo con il territorio basato sui reali termini della questione». Nel documento, articolato in 5 punti, si trovano informazioni già risapute ed esposte nell’assemblea dell’11 giugno e altre spiegazioni utili a capire certi problemi. Va detto che il testo non spiega tutti gli interrogativi sorti durante il dibattito a Paderno, ma alcuni sì e quanto meno apre una porta ad un dialogo costruttivo.

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Rispetto delle norme e pratiche virtuose. Nel primo punto Italcementi specifica che l’aumento di CSS è in sostituzione ad altri combustibili, quindi non è previsto un aumento di emissioni. Ribadisce poi che «le performance ambientali della cementeria sono assolutamente in linea con i rigorosi limiti di legge». Questo lo si era già detto, ma le preoccupazioni dei comuni andavano oltre i parametri e consideravano altri fattori: ad esempio che un simile impianto non dovrebbe sorgere presso un centro abitato. Nel punto 2 si ricorda che il cementificio non è un inceneritore e non produce residui: anche questo era già stato detto. Vengono poi spiegate altre cose interessanti: «La composizione delle materie prime del cemento rende inoltre il ciclo di produzione “autodepurante”». È una bella cosa, ma non tutti sono sicuri al 100 percento che sia così. Il punto 3 è in accordo con quanto detto all’assemblea di Robbiate del 18 giugno: i combustibili alternativi devono essere controllati e di qualità. Si aggiunge poi, e anche Carrara l’ha detto, che alcuni stabilimenti del Nord Europa sfiorano il 100 percento di combustione di CSS. Questa pratica è considerata virtuosa dall’UE.

Raccordo ferroviario? Il penultimo punto insiste sulla trasparenza di Italcementi, che ha pubblicato la richiesta il giorno dopo averla depositata. Infine, l’ultimo paragrafo spiega perché non è stato realizzato il raccordo ferroviario. «Italcementi aveva presentato un progetto a RFI che però nel frattempo ha maturato scelte diverse per la linea che passa per Calusco. La si vuole riservata al traffico passeggeri, mentre il trasporto merci verrebbe limitato alla fascia notturna (dalle 23 alle 6). Quindi la stima del traffico che potrebbe spostarsi da gomma a ferro passa da 8mila a meno di 3mila transiti. Il raccordo non sarebbe utilizzabile per i CSS poiché i produttori non sono attrezzati con le infrastrutture necessarie e non intendono realizzare depositi di rifiuti così grandi come quelli necessari per accogliere un treno. Inoltre il progetto in cementeria è stato volutamente elaborato per evitare depositi eccessivi in stabilimento».

I comuni si affidano a un tecnico. La data per conoscere le risposte ufficiali di Italcementi alle richieste di comuni, enti e provincia è il prossimo 9 luglio. Intanto i comuni non si sono girati i pollici, o meglio, i comuni più virtuosi e più attenti alla problematica hanno continuato il loro dibattito interno (ma anche pubblico) e hanno deciso di affidarsi ad un tecnico, un esperto del settore che li rappresenti nel prossimo dibattito che si aprirà il 9 luglio, per i successivi 90 giorni. Si tratta dell’ingegner Roberto Carrara, che si è già occupato in passato del cementificio di Rezzato, con esiti positivi. I comuni coinvolti sono Paderno d’Adda, Robbiate, Imbersago, Verderio, Merate, Cornate e Solza; l’incarico è stato conferito dal Parco Adda Nord, dato che i comuni col patto di stabilità hanno in sostanza le mani legate per mancanza di fondi utilizzabili.

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Una conferenza per illustrare le nuove richieste. Come già accennato, nella serata di giovedì 18 giugno si è tenuta a Robbiate una conferenza proprio di Carrara, che ha spiegato approfonditamente alcune questioni tecniche ed ha illustrato quali sono le richieste che intende rivolgere a Italcementi a nome dei comuni coinvolti. La lettura della questione da parte sua è tutt’altro che estremistica e utopica. Egli ritiene inutile formulare proposte troppo ambiziose e costose perché non verranno mai realizzate dalla controparte, se non hanno dei costi ragionevolmente sostenibili. Per questo motivo, l’ingegnere si focalizza su tre richieste, che consentano ad Italcementi di incrementare i suoi profitti, come appunto sta cercando di fare aumentando l’uso di CSS, senza però penalizzare i comuni che sorgono intorno al cementificio.

Impianto di abbattimento denox. La prima richiesta è legata alla diminuzione delle emissioni di ossido di azoto (NOx), tramite un sistema catalitico chiamato denox. Questo particolare impianto è già attivo a Rezzato; Carrara racconta che la battaglia è stata dura ma alla fine, dopo 5 anni, sono riusciti ad ottenerlo. È quanto meno strano che un impianto moderno come quello di Calusco ne sia privo. Purtroppo, installarlo su una struttura che non è stata progettata per averlo è più difficoltoso e costerà di più, ma è una spesa sensata, dal momento che il denox permetterebbe di ridurre le emissioni di NOx dagli oltre 400 mg/Nm3 (milligrammi di sostanza per metro cubo d’aria emessa) attuali a meno della metà, sui 200. Va però detto che gli inceneritori di qualità si attestano sugli 80 mg/Nm3.

La qualità del combustibile. Bruciare CSS è assai conveniente per Italcementi. Il pet coke ha un maggior potere calorifico, ma costa. Invece bruciando rifiuti si guadagna. Il CSS viene pagato 40 € alla tonnellata. Italcementi punta a bruciarne 110mila tonnellate ogni anno. Fate un po’ voi i conti. Non c’è niente di male nel voler migliorare i propri bilanci, ma allo stesso modo i comuni hanno tutto il diritto di richiedere maggiori tutele. Si inserisce qui la seconda richiesta pensata da Carrara: un miglioramento della qualità del CSS. C’è una nuova norma che impone di definire a priori la qualità del combustibile. Nel nostro caso una buona soluzione potrebbe essere il CSS – combustibile, un CSS di qualità certificata, che quanto meno scongiurerebbe un peggioramento nelle emissioni di metalli. Bisogna poi capire se Italcementi nel comunicato si riferisce proprio a questo tipo di combustibile quando dice che i combustibili sono controllati e di qualità.

Usare i rifiuti locali. Ma dove si trova questo CSS – combustibile? Bella domanda. Non ci sono molti produttori, alcuni di essi si trovano nel centro Italia. Carrara insiste sulla necessità che si aprano nella nostra zona centri per la produzione di questi combustibili (anche Italcementi parla di combustibile a “chilometro zero”). Ad esempio: i fanghi degli impianti di depurazione dell’acqua rientrano tra le sostanze del CSS, ma ad oggi nei nostri comuni le risultanze dei processi di depurazione finiscono sui campi coltivati come concime. Questo fatto non è salutare, dato che i fanghi contengono ancora dei residui di metalli. Perché allora non usarli nel cementificio? Certo, le strutture attuali andrebbero modificate per permettere di svolgere gli altri trattamenti necessari, ma sarebbe uno sforzo utile ad uno smaltimento meno dannoso di questi rifiuti.

Scollamento tra gli enti. Anche Carrara chiude sottolineando la scarsa coesione degli enti coinvolti. Questo fatto è deleterio non soltanto perché più comuni compatti hanno la voce più grossa, ma anche per una mera questione economica. Italcementi punta ad un incremento dei profitti, sicuramente una parte di questi è stata presa in considerazione come budget di compensazione agli enti. Tuttavia, se Calusco instaura un dialogo esclusivo con la controparte per farsi finanziare una strada tangenziale che alleggerisca il traffico delle vie centrali del comune, Italcementi si troverà inevitabilmente a usare una grossa fetta del suo budget per questo progetto. Quei soldi saranno quindi sottratti a progetti dal respiro più ampio come il denox. Quell’impianto aiuterebbe tutti, non solo Calusco. Ma serve che i comuni siano uniti, altrimenti andando a gruppi è più facile che Italcementi dica no. Sono su queste posizioni anche i sindaci di Paderno e di Solza, intervenuti nel dibattito: bisogna fare gruppo per ottenere il più possibile.

La raccolta firme. Dopo un paio di settimane e a ridosso della data-limite del 9 luglio, i comitati “La nostra aria” dell’Isola bergamasca, “Aria pulita” di Merate e “Rete rifiuti zero Lombardia”  hanno annunciato che consegneranno alla Provincia una raccolta di diecimila firme per opporsi all’incremento di combustione di rifiuti CSS. Per quanto la raccolta mostri la viva sensibilità della cittadinanza nei confronti della questione, non aggiunge spessore tecnico al dibattito e in sostanza riprende gli argomenti di Carrara ma in modo più generico. L’azione dei comitati, che hanno annunciato anche un sit-in fuori dalla sede della Provincia a Bergamo (martedì 7 luglio alle 16), è comunque utile a evidenziare quanto tale questione stia a cuore agli abitanti del territorio. È un segnale di forza numerica, mentre le parole di Carrara sono un esempio di grande equilibrio e competenza. La combinazione dei due fattori aiuterà a portare il dibattito verso risultati tangibili e realistici?

 

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