Una vittoria dei grillini

La Camera si autosfratta (paga 32 milioni l'anno di affitto)

La Camera si autosfratta (paga 32 milioni l'anno di affitto)
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Il Movimento Cinque Stelle è riuscito a fare approvare il lodo Fraccaro, grazie al quale il contratto d’affitto per i “Palazzi Marini”, sede della Camera e degli uffici dei parlamentari, non verrà rinnovato. La Camera lo aveva stipulato nel 1998 con la società immobiliare “Milano 90 srl”, facente capo al noto imprenditore romano Sergio Scarpellini. Il contratto aveva una durata di nove anni, al termine dei quali sarebbe stato rinnovabile, ma senza il diritto di recessione. Una delle sue clausole, inoltre, stabiliva che la società avrebbe fornito tutti i servizi di manutenzione, di mensa e delle pulizie. Il costo, all’anno, ammontava a 32 milioni di euro. Ovviamente usciti dalle tasche dei contribuenti. Il lodo Fraccaro conclude un percorso lungo e tortuoso, iniziato più di un anno fa con una vicenda che aveva coinvolto la Regione Lazio e la “Milano 90”. L’amministrazione della Regione aveva infatti sottoscritto un contratto con la società di Scarpellini, ma dopo 9 anni di affitto a 320 mila euro l’anno, lasciò gli edifici in affitto. La decisione venne però contestata e il processo che seguì condannò la Regione a pagare un risarcimento di 2 milioni e 880 mila euro, pari all’affitto dei restanti nove anni previsti dal contratto di locazione.

Dopo il caso vergognoso della condanna in primo grado di una amministrazione pubblica, il 13 dicembre 2013 il M5S riuscì a fare approvare dal Senato un emendamento al decreto “Salva Roma”, il quale avrebbe consentito alle pubbliche amministrazioni di recedere, entro il 31 dicembre 2014, dai contratti di affitto di immobili, anche nel caso in cui il contratto non lo prevedesse. Meno di una settimana dopo, però, un altro emendamento annullò l’emendamento del M5S. Si era tornati al punto di partenza. Il lodo Fraccaro ha chiuso il cerchio, assegnando una vittoria al Movimento di Grillo.

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Sergio Scarpellini, meglio noto come “er cavallaro”, aveva ottenuto il contratto dall’ex presidente della Camera Violante senza troppa fatica: da anni l’imprenditore finanziava le campagne elettorali dei partiti, senza turarsi il naso davanti ai differenti colori di bandiera. Nessuna ideologia, imparzialità assoluta, ma tanto soldo circolante. Scarpellini non aveva nemmeno dovuto premunirsi contro eventuali concorrenti, dal momento che i palazzi adiacenti a quelli della Camera sono tutti di sua proprietà. Tutti. Senza neanche l’ombra di una gara d’appalto e con l’appeal che aveva sugli ambienti della politica, è evidente come vincere, per lui, fosse davvero facile. Nel 2013, quando già si era cominciata a ventilare l’idea che forse non sarebbe stato il caso di rinnovare il contratto plurimilionario (dati i tempi che corrono, usano dire), si difendeva così: «Io facevo il fornaretto. Me so’ comprato un piccolo immobile, poi l’ho venduto, poi un altro e un altro ancora. E so’ diventato Sergio Scarpellini. C’ho 76 anni e mi sveglio presto, mai dopo le cinque. Ho coccolato la politica: bei posti, ristrutturati, pulitissimi, pregiati e ora mi sbattono sui giornali». Come a dire che lui, con la politica, fa solo affari. Il lato drammatico di tutta la vicenda è che ha proprio ragione. In sopraggiunta, ha fatto notare che se la Camera avesse veramente voluto risparmiare, avrebbe potuto benissimo comprare i palazzi: i 444 milioni versati finora in affitto (il calcolo è di Sergio Rizzo) sarebbero bastati.

Ma attenzione: il colpo grosso messo a segno dal Movimento Cinque Stelle, potrebbe, forse, rivelarsi un’arma a doppio taglio. Non perché non sia di per sé encomiabile, ma per i soliti giri della politica e dell’amministrazione italiana, che procede di un passo e torna indietro di due. Luigi di Maio, vicepresidente della Camera, ha fatto notare che «quello che è uscito dalla porta rischia di rientrare dalla finestra, perché il collegio dei questori sta valutando un’altra proposta al patron di “Milano 90”». Alcuni dei 440 parlamentari e collaboratori con un ufficio nei palazzi Marini non hanno ancora trovato una nuova collocazione e dunque il collegio dei questori sta valutando l’ipotesi di riprendere in affitto una parte dei prestigiosi palazzi. Il meglio deve ancora venire: le Fiamme Gialle hanno recentemente disposto il sequestro di beni per 10 milioni di euro a Scarpellini per una presunta evasione dell’Iva. Così, i deputati potrebbero non riuscire ad entrare in ufficio, a causa del sigillo della questura. E gli Italiani avrebbero mezzo parlamento, diciamo, sfrattato.

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