Il campanile di Stezzano è pronto Gli angeli aprono di nuovo le ali
Tra pochi giorni i cittadini stezzanesi, alzando gli occhi al cielo, potranno tornare ad ammirare il loro bellissimo campanile, finalmente libero dalla gabbia di impalcature che lo circonda ormai da un anno. L’architetto di Ponteranica Lorenzo Pedrini, che ha diretto i lavori di restauro, ci ha raccontato gli interventi che sono stati effettuati per rimettere a nuovo quest’op era architettonica. «Innanzitutto partiamo col dire che abbiamo rispettato il tetto di spesa, fissato intorno ai 400 mila euro, così come le tempistiche: lo smontaggio dei ponteggi, infatti, si concluderà per il 30 settembre, più o meno in linea con quanto preventivato. Dopo questa data ci saranno ancora da realizzare dei lavori nella parte inferiore del campanile, che riguardano alcune sigillature e il consolidamento del basamento di pietra, ma si tratta di operazioni molto semplici».
Il progetto e l'intervento. Il grosso del lavoro, che ha preso il via il 15 giugno dello scorso anno e che, nei momenti di maggiore sforzo, ha visto l’impegno contemporaneo di cinque professionisti, si è dunque praticamente concluso. «Trattandosi di un’opera di restauro è stato seguito fedelmente il principio di conservazione; avevo già condotto operazioni di questo tipo su altri campanili, ma non mi ero mai occupato di un’opera del genere - spiega l’architetto - i campanili su cui avevo lavorato, infatti, non erano così antichi né avevano una simile storia alle spalle (il campanile di Stezzano, infatti, è stato edificato tra il 1739 e il 1764, ndr)».
Il progetto di restauro è stato definito in due momenti differenti: inizialmente è stata svolta un’indagine preliminare per verificare lo stato di conservazione delle varie parti del campanile, poi, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, sono stati posizionati i ponteggi e si è proceduto alla verifica degli interventi da realizzare nella parte superiore dell’edificio. Tali interventi hanno coinvolto soprattutto le quattro statue degli angeli e la grande statua di San Giovanni Battista: «I lavori di restauro erano assolutamente necessari visto che si era verificata la caduta di alcuni frammenti delle statue, inoltre abbiamo riscontrato la presenza di alcune parti distaccate anche nelle reti di protezione che, a partire dal 2002, sono state posizionate intorno al campanile». Le quattro statue degli angeli musicanti, scolpiti in ceppo di Brembate, versavano in condizioni non ottimali (cosa decisamente non inconsueta se si considera che la loro esposizione alle intemperie si è protratta per più di due secoli): «Abbiamo notato subito che erano molto deteriorate: addirittura un angelo era privo di un braccio e di un’ala, così l’abbiamo rimodellato per mantenere la struttura in ferro che collega la statua al campanile. Poi abbiamo posizionato degli elementi di supporto per quelle parti che rischiavano di cedere, ad esempio le ali degli angeli».
Le statue restaurate. Sono state dunque approntate tutte quelle correzioni volte a garantire la sicurezza e l’incolumità delle persone: «Nelle crepe delle statue sono stati inseriti dei perni, la stessa cosa è avvenuta per i cornicioni e le balaustre, così da consolidare queste strutture». La statua del Giovanni Battista, posta sulla sommità del campanile e posizionata su una piattaforma rotante che fa in modo che il dito del santo indichi la direzione in cui soffia il vento, si trovava invece in buono stato: «Si tratta di una statua in rame alta più di sei metri e, in questo caso, i nostri interventi si sono ridotti al minimo, con delle operazioni che hanno riguardato solo la parte esterna della statua, senza toccare il meccanismo interno. Abbiamo eliminato le croste di sporcizia che si erano accumulate e sono state ripristinate le rifiniture, così da ottenere un’uniformità di colore. Volevamo fortemente che il restauro riuscisse bene affinché gli stezzanesi potessero ammirare la statua in tutta la sua bellezza perché si tratta del patrono del paese, vero e proprio simbolo di Stezzano».
L'orologio. L’orologio, dal considerevole diametro di quasi cinque metri, è stato pienamente recuperato, così come tutta la parte esterna del campanile: «Siamo intervenuti anche nella sistemazione delle finestre ogivali, senza però ricostruire quelle mancanti, e abbiamo prestato molta attenzione a favorire il deflusso dell’acqua piovana, per evitare che stagnasse nelle modanature dell’orologio. Per quanto riguarda, invece, il fusto dell’architettura, abbiamo provveduto a degli interventi di pulizia dei mattoni, asportando le sigillature che erano state realizzate in cemento. Nel complesso abbiamo dovuto sostituire solo pochi mattoni che erano particolarmente deteriorati, molti dei quali probabilmente erano stati inseriti in sostituzione degli originali, senza tuttavia dimostrarsi all’altezza di questi ultimi».
Primati e piccoli stupori. È stata anche risolta la tanto dibattuta questione relativa all’altezza del campanile: «Secondo le nostre misurazioni si attesta intorno ai 69 metri e mezzo, dunque non sarebbe il secondo campanile più alto della Lombardia, come invece era stato sostenuto». Ma quel che è certo, checché ne dica il Guinness dei primati, è che si tratta di un grande patrimonio storico, oltre che di un’opera architettonica di pregevole fattura: «Mi ha colpito molto il pensiero di come sia stato possibile per gli uomini del Settecento realizzare una simile opera, senza i mezzi e le tecniche che facilitano il nostro lavoro oggi giorno; trasportare quelle enormi statue ad un’altezza di quasi 55 metri da terra è stata un’impresa incredibile. Inoltre - conclude l’architetto - mi ha impressionato molto la statua di San Giovanni Battista: non è l’unica statua rotante presente nella bergamasca, ma raramente mi è capitato di osservarne una così ben costruita».