La polemica nata su Facebook

Cari Carlo e Rosy, così non dura (almeno salviamo le nostre Orobie)

Cari Carlo e Rosy, così non dura (almeno salviamo le nostre Orobie)
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«Issé a l'düra mìa...». Un commento netto, tranciante, tipicamente bergamasco. Riferito a cosa? Alla storia d'amore del momento in quel di Bergamo e dintorni. Una relazione sbandierata ai quattro venti, un amore urlato più che dichiarato e che, proprio per questo, per l'occhio chirurgico dei saggi abitanti delle Orobie non può che avere un unico destino: non durare. Ci dispiace Carlo e Rosy, ma è così. E francamente, nel malaugurato caso in cui il vostro amore non dovesse per l'appunto durare per sempre, ce ne faremmo una ragione. Perché di leggere i vostri nomi impressi a inchiostro a destra e a manca sulle Orobie ci siamo un po' stancati. E non siamo i soli.

 

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[Carlo e Rosy sul Monte Aga, foto pubblicata da Claudio La Rosa]

 

Il caso è scoppiato il 25 agosto, quando sul gruppo Facebook Orobie Trekking uno degli amministratori, Claudio La Rosa, ha postato una foto. Gli innamorati Carlo e Rosy hanno pensato bene di imbrattare con la loro firma la teca che protegge la Madonnina sulla vetta del monte Aga, a quota 2.720 metri sopra il Rifugio Longo a Carona, in Val Brembana. I toni (alquanto accesi) del post sono stati presto condivisi da diversi utenti, che hanno iniziato a pubblicare altre foto. In tutte era presente l'immancabile firma dell'affiatata coppia, che ha pensato bene di "marchiare" con pennarello indelebile (e tanto amore a quanto pare) diverse località delle Orobie bergamasche, sconfinando addirittura sulla Grignetta e nella zona del Resegone.

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Carlo e Rosy sul Monte Foppa.

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Carlo e Rosy in Val Cerviera.

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Carlo e Rosy sulla cima Ponteranica Occidentale.

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Carlo e Rosy sul sentiero Lizzola-Passo Bondione

La sentenza giunta nei commenti al post di La Rosa è stata unica e univoca: Carlo e Rosy, adesso basta. Perché può andar bene un piccolo atto di ribellione in nome dell'amore, ma così si sta esagerando. E non sono soltanto gli appassionati di montagna a ribellarsi, ma tutti coloro che tengono alle bellezze della natura e dell'architettura, che appartengono, allo stesso tempo, a tutti così come a nessuno. Lo dimostra un evento comparso su Facebook poche ore dopo che il caso della coppia imbrattatrice seriale è diventata nota ai più: è fissato per il 31 dicembre e si chiama, semplicemente, "Imbrattare le facce di Carlo e Rosy". Senza violenza, senza volgarità. Semplicemente, «loro imbrattano muri e monumenti, noi le loro facce», si spiega. La speranza è che Carlo e Rosy la smettano, oppure che qualcuno scopra la loro identità e li faccia smettere. Mal che vada, ci tocca aspettare. Perché la saggezza popolare non sbaglia mai: «Issé a l'düra mìa...».

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