Al posto del distributore

Case (belle) per chi ne ha bisogno Via Mai, benzinaio in edilizia sociale

Case (belle) per chi ne ha bisogno Via Mai, benzinaio in edilizia sociale
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La trasformazione del distributore dismesso di via Mai 30 in edilizia sociale passa, in maniera indiretta, sempre dal carburante. Le sorelle Clelia e Monica Morzenti, proprietarie dell’area, raccogliendo il testimone del padre Antonio, imprenditore del settore petrolifero che già era intervenuto come socio benefattore nel rilancio della casa di riposo del Gleno, non volevano costruire un condominio e basta. Volevano fare qualcosa di utile per la città. Qualcosa di bello, ma per chi ha più bisogno. Edilizia sociale, di qualità, senza fini di lucro. Così hanno dato vita a una fondazione che porta il lor cognome. Nel consiglio di amministrazione, oltre alle fondatrici, il Comune di Bergamo, il terzo settore (Confcooperative) e i partner tecnici (Studio Camerlenghi). La mission della fondazione sta tutta nello statuto: contribuire, attraverso la realizzazione e la gestione di strutture immobiliari, alla risposta al fabbisogno abitativo, facilitando in particolare l’accesso alla casa per coloro che versano in condizioni di fragilità sociale. «Molto raramente accade che soggetti privati riescano a mettere insieme temi di sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica e innovazione sociale, in una collocazione così centrale della città», ha commentato con ammirazione Francesco Valesini, assessore all’Edilizia privata del Comune di Bergamo.

Il progetto «via Mai 30».  Prevista la realizzazione di 23 appartamenti di varie metrature: si tratta di un progetto innovativo sotto il profilo architettonico, tecnologico e sociale. Dal punto di vista urbanistico, l’intervento permetterà di completare un vuoto urbano, restituendo continuità alla cortina architettonica delle facciate su via Angelo Mai. L’immobile sarà di classe A, quindi ad alta efficienza energetica, grazie agli impianti innovativi, e a elevata sostenibilità ambientale: materiali ecocompatibili, strutture portanti e divisorie in legno. «Un progetto – aggiunge Valesini – che evidenzia innanzitutto lo spessore culturale e la sensibilità civica di chi l’ha voluto promuovere e che ha riscontrato un’immediata collaborazione e una forte condivisione da parte della amministrazione comunale, nella speranza che possa costituire un modello riproducibile in molti altri contesti». Il cantiere aprirà in primavera e i lavori dovrebbero concludersi entro al fine del 2018.

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Cosa pensano le sorelle Morzenti. «L’idea di vendere il terreno perché qualcun altro ci costruisse l’ennesimo condominio non ci piaceva – spiegano Clelia e Monica Morzenti -. Abbiamo pensato che potevamo decidere noi cosa costruire, per chi e come. Qualcosa che servisse a esigenze diverse, che alleggerisse fragilità differenti, che fosse magari anche bello, originale, con una struttura alternativa e accogliente. La collaborazione con Kcity, l’incontro con cooperative come La Bonne Semence, Contatto e Casa Amica ha rafforzato quest’idea, perché ci è parso di trovare in loro sostegno e collaborazione sufficienti per farla decollare, trasformandola in housing sociale. E perché tutto questo potesse poi staccarsi da noi e vivere autonomamente, abbiamo deciso di farne una fondazione che porta il nostro nome». L’idea di fondo, grazie anche a spazi comuni, quali una lavanderia affacciata su una grande terrazza, una corte interna e una sala di ritrovo aperta alla città, è di dar vita a un bel melting pot di persone. Niente ghetti, niente isolazionismo.

Come e per chi. Sotto il profilo sociale, gli appartamenti realizzati (con metrature che vanno dai 30 ai 68 metri quadrati calpestabili) verranno posti in locazione a canone agevolato. Sette di questi saranno destinati a persone in condizione di fragilità dovuta a disagio psichico, sviluppando una tappa di housing intermedia e aggiuntiva rispetto al tradizionale percorso di inclusione sociale previsto dal sistema sanitario. I restanti alloggi saranno invece locati a nuclei familiari che non possono permettersi di pagare affitti di mercato (giovani coppie, studenti, anziani, nuclei monoparentali): si parla di 350 euro al mese per un bilocale, con sconti per studenti (230 euro) e giovani lavoratori (295). La struttura, per la realizzazione e gestione della quale la Fondazione Morzenti sta intervenendo in partnership con altri soggetti no profit, già operanti sul territorio bergamasco, è in grado di soddisfare una richiesta abitativa che comprende un mix di usi quali: alloggi per l’autonomia e l’inclusione sociale legata al disagio psichico, alloggi di ricettività temporanea, alloggi destinati alla locazione a canoni contenuti. A questi servizi si accompagnano degli spazi commerciali al piano terra, che garantiscono il mix di servizi offerti e la possibilità di coinvolgere il privato sociale impegnato nell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati: 92 mq saranno infatti destinati all’imprenditoria sociale, puntando magari sullo street food (con laboratorio di casoncelli in pole position).

 

 

Le dichiarazioni dei partner. «Il progetto di Via Maj 30, - sottolinea Gianluca Nardone di Kcity srl, società specializzata in progetti di rigenerazione urbana, partner dell’iniziativa - pur nella sua unicità, rappresenta una riprova della grande ricchezza di idee, persone e organizzazioni che il territorio bergamasco è in grado di mobilitare nel campo della solidarietà sociale. Un progetto che pone la città di Bergamo all’avanguardia in tema di politiche abitative e che costituisce un’opera di straordinaria generosità e di ammirevole impegno comune verso la cura dei più fragili».

«Quando ho incontrato le sorelle Morzenti e abbiamo visitato le attuali attività della Cooperativa La Bonne Semence - commenta Giovanni Faggioli della Cooperativa La Bonne Semence –, abbiamo anche visto insieme alcuni appartamenti di Serina e di Pedrengo e ho detto che quando pensiamo ad un progetto, un appartamento, dobbiamo pensare che sia per tua figlia e quindi lo fai con la massima cura e bellezza, e questo è stato da subito un sentire comune».

«Fondazione Casa Amica – dichiara Alessandro Santoro, direttore della Fondazione Casa Amica - è stata coinvolta come partner del progetto grazie alla sua esperienza ventennale in materia di gestione immobiliare integrata di interventi di housing sociale. Vediamo positivamente un progetto come questo che, in un contesto centrale della città, intende coniugare funzioni urbane diverse e dare una risposta abitativa nella prospettiva del servizio, mettendo al centro la persona e l'alloggio nelle diverse dimensioni dell'abitare: relazionali, sociali, economiche e di sicurezza. Fondazione Casa Amica potrà essere l’ente gestore mettendo in dialogo le diverse componenti del progetto e valorizzandone le risorse e le potenzialità, con l’obiettivo di perseguire una qualità dell'abitare che si fonda, oltre che sull’immobile, sulla promozione di forme di autonomia abitativa e di convivenza serena e virtuosa».

 

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