Dopo gli errori di Leoncini

Caso Innowatio, gli imprenditori han scelto di spegnere l'interruttore

Caso Innowatio, gli imprenditori han scelto di spegnere l'interruttore
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Un bivio: ricapitalizzare oppure mettere in liquidazione. Alla fine, mercoledì 8 novembre i soci di Innowatio, holding fondata nel 2008 e attiva principalmente nel settore energetico, hanno optato per la seconda strada. La più dolorosa ma, come anticipava L’Eco di Bergamo il giorno precedente, anche la più probabile. Quella che più volte è stata definita negli ultimi anni dallo stesso L’Eco come un’eccellenza di Bergamo, non ha retto il contraccolpo del sonoro tonfo di YouTrade, azienda controllata al cento per cento da Innowatio e andata incontro alla stessa fine il 18 ottobre scorso, dopo che s’era trovata costretta (a causa di investimenti rischiosi e calcoli sbagliati) a tagliare la fornitura di energia ai suoi 4.100 clienti, tra cui alcuni colossi del l’industria come Brembo, Siad e Coca Cola Italia.

 

 

Innowatio chiude e cerca di ridurre i danni. L’ufficialità è arrivata con un comunicato stampa diffuso poco dopo che l’assemblea dei soci aveva compiuto il decisivo passo. Nella nota si leggeva che «la delibera odierna dovrebbe facilitare il processo di liquidazione di YouTrade. [...] Consapevole dell’impatto che questo provvedimento avrà sui collaboratori e sulle loro famiglie, Innowatio si adopererà con il massimo impegno e senso di responsabilità per individuare soluzioni concrete volte a riallocare il maggior numero di risorse possibile nelle divisioni di efficientamento energetico e data driven services, per le quali, alla luce dell’apprezzamento del mercato, si prevede il proseguimento delle attività nell’ambito di compagini societarie rafforzate in modo da preservarne il valore. Innowatio ha nominato quale liquidatore il dott. Fabio Sannino, già liquidatore di YouTrade». Poche righe che chiarivano tutto: Innowatio chiude i battenti e cerca di ridurre al minimo i danni causati dalla messa in liquidazione di una controllata che mieteva il 73 per cento circa del suo intero fatturato, stimato appena dodici mesi fa in 1,7 miliardi di euro. E ridurre al minimo i danni significa evitare che restino senza lavoro i poco meno di duecento dipendenti spalmati su più società.

 

L'ad Fabio Leoncini

 

Il futuro dei dipendenti. Di queste, l’unica ad avere un futuro (forse) è YouSave, che si occupa di efficientamento energetico: conta circa quaranta dipendenti e funziona bene, tant’è che Innowatio spera di chiudere presto un accordo con altri operatori del settore per salvarla. A quel punto si cercherebbe di convogliare in essa almeno una parte dei settanta- ottanta lavoratori di YouTrade e Innowatio. Ma non sarà facile. «Al momento ci hanno dato rassicurazioni, ma è difficile sapere cosa accadrà» riferisce un dipendente. Di certo, invece, non avrà un futuro nell’universo Innowatio (oramai imploso) la forza lavoro della Clens, società tedesca acquisita poco più di un anno fa dalla holding bergamasca. Per queste ottanta persone, la speranza è che si trovi presto un acquirente.

La scelta degli imprenditori. Fa riflettere, però, come l’assemblea dei soci abbia scartato l’ipotesi di una ricapitalizzazione. Innowatio è detenuta al 54,5 per cento da Beyonding (cioè, di fatto, dall’ad Fabio Leoncini, tra i fondatori) e poi da alcune delle più importanti famiglie dell’imprenditoria bergamasca: Zanetti, Lombardini, Bombassei (tutti e tre attraverso la Misma, 16 per cento), Sestini (attraverso la Flow Fin, 16 per cento) e Rocca (attraverso la Spv3, poco più del 5,6 per cento). Tutti loro, in questi anni hanno legittimamente incassato belle somme grazie agli utili di un’azienda che, apparentemente, viaggiava a vele spiegate nel grande mare dell’imprenditorialità energetica 2.0 e, per di più, sono i titolari di alcune delle più grandi società (ex) clienti di YouTrade, caduta a picco per aver operato in maniera quantomeno rischiosa sul mercato (leggasi: tenendo prezzi di vendita dell’energia troppo bassi rispetto al costo di mercato, in costante ascesa negli ultimi anni).

 

La sede di Innowatio

 

E, alla fine, invece che tentare di salvare il salvabile, hanno optato per la messa in liquidazione. Una scelta legittima, anche perché concretamente non si sa quanto avrebbero dovuto mettere per salvare baracca e burattini, ma che lascia perplessi. È vero che la maggioranza e soprattutto l’amministrazione erano di fatto in mano a Leoncini, e che quindi nessuno aveva intenzione di pagare per i suoi errori, eppure in ballo ci sono i posti di lavoro di tante persone, per lo più giovani. Se il rumore causato dalla caduta di Innowatio è assai fragoroso, il sapore che si lascia dietro è quello delle sconfitte più amare.

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