C'è una nuova guerra santa (fra Mosca e Costantinopoli)

Sembra di leggere una pagina di storia antica, invece è cronaca di oggi. Cronaca misteriosa e affascinante, come ai tempi delle grandi lotte per l’egemonia sul mondo cristiano. Questa la notizia: lunedì il patriarcato di Mosca, massima autorità della Chiesa in terra russa, ha annunciato la rottura del «legame eucaristico» con il patriarcato ecumenico di Costantinopoli. In pratica è l'apertura di uno scisma all’interno della grande comunità del cristianesimo orientale. Lo ha reso noto il metropolita Hilarion, una sorta di ministro degli Esteri, a nome del Patriarca di Mosca Kirill. Il motivo del contendere è molto politico. Infatti il 12 ottobre scorso il Sinodo riunito a Istanbul ha annunciato di voler procedere con la concessione dell’autocefalia alla chiesa ortodossa di Ucraina, che oggi dipende dal patriarcato di Mosca. In sostanza è stata revocata la validità della lettera sinodale datata 1686 con la quale si concedeva al patriarca di Mosca la facoltà di nominare il metropolita di Kiev, in Ucraina. Lo strappo insomma non era da poco, perché si veniva a cancellare una situazione in vigore da oltre tre secoli.
Com’è noto, il mondo cristiano nel primo millennio aveva come riferimento cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme). Con il celebre scisma del 1054 il cristianesimo occidentale si è riconosciuto nell’autorità di Roma, mentre quello orientale si è costituito in chiese “autocefale” che facevano riferimento al patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Costantinopoli in particolare ha conservato il potere di concedere l’autonomia (tecnicamente “autocefalia”) e di gestire le chiese ortodosse della diaspora. Sono prerogative codificate nei canoni e che erano a tema del Sinodo pan ortodosso di Creta dello scorso anno. Un Sinodo a suo modo storico: era il primo “Santo e Grande Sinodo” convocato da oltre un millennio e che ha visto però la defezione delle Chiese di Russia, Bulgaria, Georgia e Antiochia che all’ultimo momento avevano deciso di non partecipare.
Era un segnale di quello che stava maturando. Infatti al patriarcato di Costantinopoli era arrivata una richiesta da parte dei due capi della chiesa ortodossa ucraina autoproclamatasi autonoma, Filarete e Makarios. A causa di questa loro scelta erano stati dichiarati scismatici, ma non per divergenze teologiche. E ora le loro ragioni sono state accolte e quindi la chiesa di Kiev potrà presto nominare un proprio patriarca, superando questi secoli in cui a governarla era un metropolita di Mosca.
Sembrano schermaglie infra ecclesiali, invece questa decisione, proprio come accadeva nei tempi antichi, ha un pesante risvolto politico. L’Ucraina è da anni in guerra strisciante con Mosca, per via delle Repubbliche di lingua russa, nella zona orientale del Paese, che nel 2014 si sono proclamate indipendenti. Ovviamente sotto queste manovre c’è Putin, che ha già annesso alla Russia la Crimea e che vuole tenere Kiev sotto la propria egemonia e lontana da un possibile ingresso nella Nato. Ora la decisione di Costantinopoli viene vista come una manovra occidentale per mettere le mani sull’Ucraina. Non è guerra santa, ma poco ci manca...