La creatura di Marco Balich

Che fine farà poi l'Albero della Vita

Che fine farà poi l'Albero della Vita
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Ha incantato per tutti questi mesi, grandi e bambini, che ogni sera si sono messi disciplinatamente ai suoi piedi, naso all’insù, per assistere allo spettacolo. Per di più è l’unica delle cose “assolutamente da vedere” in Expo che non richiedevano neanche un momento di coda. Stiamo parlando dell’Albero della Vita, l’oggetto più amato dal grande pubblico nella grande rassegna milanese. È una delle scommesse vinte da Giuseppe Sala, che lo ha fortissimamente voluto anche quando sembrava un sogno troppo complicato per essere realizzato. Per la creatura di Marco Balich ora si apre però la grande questione circa il suo destino post 31 ottobre. Una domanda delicata a cui per ora nessuno sa rispondere. O, meglio, domanda per la quale ognuno ha una risposta pronta, perché l’Albero fa gola a tanti.

 

 

Per capire bisogna guardare un po’ alla storia. Infatti se l’Albero della Vita è stato realizzato è merito di un consorzio di aziende che hanno voluto ribattezzarsi “Orgoglio Brescia” e che in tempo record, e mettendo in campo tutte le eccellenze disponibili sul loro territorio, sono riuscite nell’impresa. La realizzazione dell’Albero richiedeva competenze altissime sia architettoniche che tecnologiche e non a caso il know how acquisito con questa realizzazione ha portato al Consorzio altre commesse dall’estero, per prodotti di simile complessità.

Quale può essere il futuro dell’Albero? C’è chi ha proposto di portarlo al centro di una delle più trafficate piazze milanese, il celebre Piazzale Loreto, anche per riscattarne la memoria e l’immagine. Ma evidentemente i suoi 37 metri di altezza, la base larga e la chioma ancor più grande poco si adattano a un luogo di questo tipo. Oltre al fatto che la sua accensione sarebbe motivo troppo rischioso di distrazione per chi guida. Ma le proposte arrivano a pioggia. C’è chi ha detto di portarlo alla Darsena, visto che l’acqua è componente indispensabile per lo spettacolo dell’Albero. Chi lo ha chiesto per la nuova grande Città della Salute in costruzione tra Milano e Sesto san Giovanni: «Regalerebbe speranza ai malati», la motivazione. E c’è chi invece lo vuole sul lago di Garda, come l’Associazione dei commercianti desenzanesi, che forti della loro “brescianità” hanno rivendicato diritti sul futuro del monumento simbolo di Expo. Anche la città di Rho, sul cui territorio si allunga una parte dell’area Expo, ha chiesto di poterlo avere, a ricordare un evento che ha riservato a questo centro della cintura di Milano, un’attenzione globale.

 

 

L’Albero è stato offerto gratuitamente a Expo dal Consorzio di aziende costruttrici, che quindi vantano un diritto di prelazione sino al 29 febbraio: lo possono portare via per un euro. Peccato che però l’operazione di smontaggio (pesa complessivamente 330 tonnellate) ed eventuale rimontaggio richieda almeno 500mila euro e cinque mesi circa di lavoro. Quindi prima di muoverlo conviene pensarci bene.

Per questo la prospettiva più plausibile è che l’Albero resti dov’è. Ma per restare deve rispettare una condizione scritta al momento della firma con Orgoglio Brescia: deve continuare ad accendersi, come se l’Expo non fosse mai finito. E anche per accenderlo e tenerlo vivo occorrono soldi. Tuttavia, visto che tra tutte le strutture di Expo l’unica destinata a restare in piedi è proprio il vicino Palazzo Italia, ecco che l’accoppiata con l’Albero potrebbe costituire un’unione ancora vincente, per tanto tempo.

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