Fantasmi

Che fine ha fatto il problema degli immigrati? Chiudono Botta di Sedrina e Accademia per l'Integrazione

Dopo l'inchiesta della procura si sono spenti entusiasmi e polemiche. Il Patronato San Vincenzo resta l'ultimo approdo dei richiedenti asilo

Che fine ha fatto il problema degli immigrati? Chiudono Botta di Sedrina e Accademia per l'Integrazione
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È finita l’emergenza migranti nella nostra provincia? No, non è finita anche se nessuno ne parla e non è più all’ordine del giorno della politica. Gran parte dei ragazzi di colore arrivati sul nostro territorio - in quattro o cinque anni ben seimila persone - si trovano ancora nella Bergamasca, ma sono diventati fantasmi di cui si occupa ormai quasi solo la Chiesa, attraverso la Caritas e, soprattutto, grazie al Patronato San Vincenzo.

I riflettori sul problema si sono spenti con l’arrivo del Covid, ma a girare l’interruttore ci ha pensato anche l’inchiesta sull’accoglienza che l’estate scorsa ha scosso gli enti caritativi e le strutture di ospitalità, fiaccando la volontà di tanta gente di dare una mano sulla difficile strada dell’integrazione.

Due sono i segnali forti in tal senso arrivati nelle scorse settimane: il primo è la chiusura di molti centri di accoglienza, ultimo dei quali quello, contestatissimo, alla Botta di Sedrina. Gli ultimi 53 richiedenti asilo ospitati nell’ex Casa dei ritiri spirituali della diocesi verranno fatti uscire appena finirà la zona rossa in Lombardia. Saranno trasferiti al Gleno dove attualmente sono rimasti 130 immigrati.

Il secondo è la fine dell’esperienza - a suo modo coraggiosa e innovativa - dell’Accademia per l’integrazione, nata dalla collaborazione fra Comune di Bergamo, Confindustria e Caritas, e gestita dalla cooperativa Ruah. Dopo un anno nel quale i risultati non sono mancati, l’Accademia, che nel frattempo aveva traslocato dal vecchio Gleno al Sacro Cuore in viale Giulio Cesare, ha chiuso i battenti.

Che cosa è rimasto di quel tentativo? Trentacinque immigrati che hanno imparato la nostra lingua, hanno trovato un lavoro (dieci di loro, impiegati nella ristorazione, l’hanno poi perso a causa del lockdown) e hanno ottenuto, o sono in attesa di ottenere, il permesso di soggiorno di cinque anni o quello umanitario. Da richiedenti asilo a regolari. E non è poco.

Alcuni di loro hanno anche trovato un alloggio. Questo, per gli immigrati, resta un tema spinoso perché succede che siano gli stessi stranieri ad approfittare dei compagni di sventura, ospitandoli nelle loro abitazioni a prezzi esagerati. Il rifugio desiderato da gran parte di questi giovani è il Patronato San Vincenzo, luogo di accoglienza gratuito o quasi, ma la casa di via Gavazzeni, pur grande, non riesce a coprire che metà del fabbisogno.

Negli ultimi mesi, a causa del Covid, a Bergamo e in Lombardia non sono più stati inviati nuovi immigrati “ufficiali”, da parte del ministero. E per i “vecchi”, in conseguenza dell’inchiesta (ancora aperta per quanto riguarda il filone Caritas-Ruah), si procede con i piedi di piombo. Dalla procura per ora tutto tace, il pubblico ministero è cambiato e pare che servano almeno due o tre mesi per scansionare i documenti. Intanto funzionari del Comune e i responsabili delle associazioni caritative chiamati a rispondere dalla magistratura attendono di sapere quale sarà il loro destino. Non c’è fretta tanto, almeno per ora. Gli immigrati non servono più alla lotta politica.

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