giustizia mediatica

Inchiesta sull'accoglienza dei migranti: dieci domande alla Procura di Bergamo

Come è possibile che persone che non hanno ricevuto alcun avviso di garanzia trovino il proprio nome sulle pagine dei giornali? Questa e altre questioni aperte

Inchiesta sull'accoglienza dei migranti: dieci domande alla Procura di Bergamo
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di Ettore Ongis

A proposito dell’inchiesta “Terra Promessa” sul sistema dell’accoglienza dei richiedenti asilo in Bergamasca, che ha portato all’arresto di tre persone, all’emissione di 38 avvisi di garanzia e che coinvolge complessivamente un’ottantina di soggetti, vogliamo porre dieci domande alla Procura di Bergamo. Con una premessa d’obbligo: se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Ma se qualcuno non ha sbagliato è ingiusto che venga tirato in ballo sui giornali.

Prima domanda

Che cosa c’entra il filone di Antegnate, che vede tre persone ai domiciliari, con le accuse rivolte alla Caritas di Bergamo? Entrambe, certo, sono realtà che fanno riferimento alla chiesa, ma appartengono a storie e diocesi diverse. E il peso delle accuse nei loro confronti appare di una gravità ben differente. Peraltro, non risulta che abbiano mai collaborato. Perché metterle insieme senza spiegare, visto il clamore mediatico, che si tratta di situazioni nemmeno collegate fra loro?

Seconda domanda

Come è possibile che alcuni giornali abbiano già a disposizione le carte dell’inchiesta quando la maggior parte degli indagati non ha ricevuto, a oggi, nemmeno una comunicazione dell’Autorità giudiziaria e viene così a sapere delle accuse sfogliando un giornale?

Terza domanda

Di fatto, le anticipazioni giornalistiche hanno svelato numerosi aspetti dell’indagine in corso. La Procura non è obbligata a tutelare l’efficacia delle investigazioni che si ottiene attraverso la segretezza degli accertamenti?

Quarta domanda

E, sempre la Procura, non dovrebbe tutelare i soggetti coinvolti nell’inchiesta? Anche perché si tratta di persone innocenti, fino a prova contraria, sulle quali si stanno effettuando delle indagini. E poi, altro tema: come è possibile che alcuni media vengano in possesso di informazioni riservate addirittura prima di indagati e relativi avvocati? Non sarebbe il momento di verificarlo?

Quinta domanda

Come è possibile che vengano addirittura pubblicati nomi di persone che non risultano interessate da alcuna informazione di garanzia, senza che la Procura si preoccupi di intervenire per evitare la strumentalizzazione delle indagini? Uno su tutti, l’attuale direttore della Caritas bergamasca, don Roberto Trussardi, citato in prima pagina da diversi giornali e perfino al Tg1 senza che lo stesso abbia ricevuto alcun tipo di comunicazione giudiziaria. Altri nomi sono quelli di don Davide Rota, superiore del Patronato San Vincenzo e di don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo. Nessuno di loro ha ricevuto alcunché.

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