La firma entro settembre 2016

A che punto è la fusione Sea-Sacbo (che si farà nonostante l'Enac)

A che punto è la fusione Sea-Sacbo (che si farà nonostante l'Enac)
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«Rimanere da soli, isolati, in un mercato in evoluzione rappresenta di per sé un rischio notevole, tenendo conto del fatto che la crescita di Orio non può essere senza limiti a causa della compatibilità ambientale, inutile raccontarci favole». Con queste parole il presidente di Sacbo Miro Radici ha spiegato, in un’intervistata a L’Eco di Bergamo del 26 febbraio, i motivi per cui lo scalo bergamasco non può più permettersi di aspettare. O meglio, i motivi per cui il 2016 sarà un anno storico per Orio, che andrà a legarsi alla Sea, azienda gestrice degli scali milanesi, dando vita a un colosso aeroportuale da 50 milioni di passeggeri.

 

<> on May 20, 2014 in Bergamo, Italy.

[Miro Radici, presidente Sacbo]

 

I ritardi? Per non ripetere un caso Ubi. Le trattative sono state, tutto sommato, rapide, tanto che fino a pochi mesi fa in molti davano per assodato che la tanto attesa fusione potesse arrivare addirittura in questi giorni, nelle ultime settimane di Giuliano Pisapia come sindaco di Milano. E invece, a fine dicembre 2015, Il Sole 24 Ore ha reso noto che i tempi del “closing” sarebbero slittati: niente fusione prima di settembre 2016. Il motivo? Le divergenze di vedute «tra gli azionisti pubblici delle due società aeroportuali, in particolare sullo spinoso tema dei rapporti di forza, a livello azionario, nella nuova realtà che dovrebbe nascere», scriveva il quotidiano economico. Tesi confermata, seppur non esplicitamente, da Radici, che ammette: «Ora la sfida principale che andremo ad affrontare riguarda proprio il modello di governance. O riusciamo a trovare in questo sistema un tipo di personalità che ci permetta di essere soggetti attivi nella nostra azienda oppure il discorso diventa problematico». Il punto, dunque, è riuscire a trovare una soluzione che garantisca a Bergamo l’autonomia gestionale di cui ha bisogno, onde evitare un nuovo caso Ubi, dove la città ha di fatto perso potere con la fusione invece che guadagnarne.

Con Sala sindaco a Milano sarà tutto ok. A quanto pare, quindi, nessun problema concreto tra Sea e Sacbo, soltanto la volontà di attendere il nuovo sindaco di Milano, visto che il Comune meneghino è azionista di maggioranza di Sea. Eppure, fino a novembre, sebbene il quadro non fosse molto diverso da quello odierno, entrambe le società si dicevano sicure di una conclusione dell’accordo entro il 30 giugno 2016, data precisa della fine del mandato di Pisapia a Palazzo Marino. Tanto che era stata addirittura firmata una lettera d’intenti con tanto di tabella di marcia. Cosa è cambiato? Concretamente nulla, semplicemente ci si è resi conto che l’operazione è ben più complessa di come, forse, la si era immaginata. La volontà di chiudere presto c’era tutta, anche per evitare che il nuovo sindaco di Milano cambiasse idea al riguardo, ma i tempi erano troppo stretti. Lo ha ammesso lo stesso Radici del resto: non è ancora chiaro come verranno gestiti gli equilibri di potere all’interno del nuovo colosso dei cieli che nascerà dalla fusione.

 

Milano: Sala vince le primarie ma non stravince

[Giuseppe Sala, candidato sindaco del centrosinistra a Milano]

 

Ora che però Giuseppe Sala ha vinto le primarie del centrosinistra e, secondo i sondaggi, andrà a prendersi la scrivania di Palazzo Marino, c’è molta meno preoccupazione. Da subito, infatti, Sala è parso il candidato più favorevole alla fusione Sea-Sacbo, tanto che, a inizio febbraio, l’ex “mister Expo”, intervistato da RTL 102.5, affermò: «Linate e Malpensa appartengono a Sea, Bergamo ha una società che si chiama Sacbo. La fusione la devono fare domani mattina, non fra due anni. Sono in un polo aeroportuale e distano nemmeno 40 chilometri l’uno dall’altro. Questi campanili non possiamo più gestirli e sopportarli, devono fare qualcosa». La diretta avversaria di Sala, Francesca Balzani, era sempre stata invece molto più cauta: una sua vittoria alle primarie avrebbe certamente causato malcontento sia ai vertici di Sea che a quelli di Sacbo.

L'Enac vorrebbe Montichiari, Bergamo no. Tutto dunque pare essere pronto perché, a settembre 2016, arrivi l’attesa firma per la fusione. Resta però un grande punto di domanda: Montichiari. A fine gennaio, in un’intervista al Corriere della Sera Bergamo, il numero uno di Enac, Vito Riggio, fu molto chiaro al riguardo: «La fusione con Milano è un’ipotesi divertente e anche interessante, ma non credo che si farà mai, non ha senso. Ce li vede lei i bergamaschi che vanno a Malpensa? E Linate ormai è pieno. Orio è un aeroporto che ha ancora margini di sviluppo ma è al suo massimo, mentre lì vicino, a Montichiari, c’è un aeroporto vuoto. Quindi il naturale sviluppo di Orio è a est, verso Brescia». Proprio Riggio, coadiuvato dal ministro Graziano Delrio, poche settimane prima aveva spinto affinché Sacbo chiudesse i contenziosi aperti contro l’affidamento quarantennale della concessione dello scalo di Montichiari in capo alla Catullo di Verona.

 

aeroporto Montichiari

 

Alla fine Bergamo ha mollato la presa e ha accettato di chiudere la partita, ma non per seguire il consiglio di Riggio, come ha chiarito Radici: «Il destino di Orio lo decide il Cda, non l’Enac. Il nostro consiglio di amministrazione ha deciso di puntare su Sea e Riggio non può che farsene una ragione». Una risposta dura, ma comprensibile: dal 2012 Sacbo ha provato in ogni modo ad arrivare a un accordo per Montichiari, ma il progetto «necessitava sviluppi che non si sono concretizzati», sottolinea Radici. Il problema, infatti, non è solo che la concessione dello scalo bresciano sia in mano a Verona, ma che «per lo sviluppo dell’aeroporto bresciano occorrano parecchi soldi». Come sottolineava un articolo de La Voce del 29 gennaio, lo scalo di Montichiari è costato 76 milioni di investimenti per la sua apertura e ha accumulato 65 milioni di perdite di gestione, con un traffico da aeroclub di 10mila passeggeri l’anno: già solo rimettere in sesto le finanze avrebbe comportato un esborso di non poco conto. «Da due anni non si è mossa una virgola, non hanno ancora messo un volo» conclude Radici. Per questo alla fine Sacbo ha deciso di virare con decisione su Sea. Fusione che si farà, con buona pace di Enac.

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